Il teocratico, oscurantista, misogino e reazionario governo iraniano reprime le manifestazioni e impicca gli oppositori
Viva la grande rivolta delle donne, dei giovani e delle masse iraniane
Manifestazioni di solidarietà in tutto il mondo
Il governo italiano rompa le relazioni diplomatiche con l'Iran
Fonti dell'opposizione raccontano dei successi della mobilitazione per i tre giorni di scioperi e proteste a partire dal 5 dicembre e che si è conclusa con le contestazioni studentesche all'università di Teheran del 7 dicembre al presidente Ebrahim Raisi. La criminale e sanguinaria repressione da parte del governo iraniano teocratico, oscurantista, misogino e reazionario per fermare la grande rivolta delle donne, dei giovani e delle masse iraniane contro l'imposizione del velo e per la libertà, la democrazia e la giustizia è continuata con l'avvio delle prime due impiccagioni della decina di condannati a morte. Che hanno avuto l'effetto contrario e sollevato ulteriori proteste fin tra importanti figure religiose fra le quali due ayatollah dei seminari Qom, la città sacra e sede delle più importanti scuole religiose del paese.
Nei tre giorni dello sciopero sono rimaste abbassate molte saracinesche nei bazar di tutte le principali città del paese nonostante le minacce del governo di ritiro delle licenze e del sigillo dei negozi da parte della Procura. Hanno scioperato gli operai di stabilimenti del settore petrolchimico e siderurgico, studenti universitari e delle scuole superiori hanno disertato le lezioni e sfilato per le strade. Nell'aula dell'ateneo Sharif di Teheran il presidente Raisi dichiarava che le proteste devono essere ascoltate perché sono diverse dai disordini ma fuori dall'aula una folla di studenti lo contestava e gli ricordava che durante i tre mesi di proteste ci sono già stati quasi 500 morti e più di 24 mila arrestati: questo non sono i numeri di chi ascolta ma di una criminale repressione.
Agli studenti assenti dalle lezioni sono stati mandati messaggi di minacce di espulsione mentre il ministro dell’Interno minacciava di bloccare i conti correnti delle ragazze che non porteranno il velo. Il governatore della Banca Centrale bocciava la proposta governativa e si univa a un coro sempre più ampio a favore della rivolta delle donne, dei giovani e delle masse iraniane del quale facevano parte tra le altre la sorella della guida spirituale Ali Khaminei, Badri Hosseini, che pubblicamente dichiarava “sto con le madri in lutto e le donne iraniane” e auspicava "la caduta di questo regime di tirannia al potere e una vittoria del popolo” e sua figlia Farideh Muradkhani, attivista iraniana, condannata il 9 dicembre a 15 anni di carcere dal Tribunale speciale del clero con la pena poi ridotta a 3 anni. La nipote della guida spirituale era stata arrestata il 23 novembre e prima di finire in carcere, aveva chiesto ai Paesi "amanti della libertà" di espellere gli ambasciatori dell'Iran, a sostegno delle proteste del popolo iraniano. Richiesta caduta nel nulla tra gli ipocriti governi imperialisti occidentali amanti della libertà a seconda delle loro convenienze; che sbraitano contro un paese che fa parte della rivale cordata imperialista dell'est e partecipa all'aggressione di Putin all'Ucraina e tacciono sugli equivalenti crimini degli alleati imperialisti dall'Arabia Saudita ai sionisti di Tel Aviv, ma non vanno ancora oltre per non mettere in pericolo le forniture di petrolio di Teheran ancora più importanti dopo la perdita di quello russo.
Il 12 dicembre l'Alto rappresentante per la politica estera Josep Borrell annunciava "un pacchetto di sanzioni molto duro verso l'Iran" da parte della UE in risposta all'avvio delle esecuzioni in Iran, sanzioni, spiegava, che riguardano sia "ragioni umanitarie che il sostegno alla Russia sull'Ucraina”.
In numerose piazze di tanti paesi è espressa con chiarezza la condanna del regime di Teheran e la solidarietà alla rivolta che vede protagoniste donne e studenti, piazze che chiedono la fine delle impiccagioni e la libertà di tutte/i gli arrestati, una risposta forte fino alla rottura delle relazioni diplomatiche. Il governo neofascista di Meloni e Tajani è arrivato finora solo a dichiararsi "indignato" e a chiedere all'Iran "di iniziare a dimostrare segnali di moderazione, di comprensione", e a non dire nulla sul fatto che i fucili usati dalle forze governative sono i semiautomatici italiani Benelli M2, cone denunciato da un recente articolo di The Guardian
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I due giovani giustiziati a Teheran e Mashad erano stati accusati di aver ferito o ucciso due paramilitari della forza usata dal governo per reprimere le proteste, almeno altri 11 manifestanti sono nel braccio della morte e rischiano l'esecuzione. Tra questi Fahimeh Karimi, allenatrice di pallavolo accusata di essere una delle leader delle manifestazioni e un medico fermato mentre soccorreva un chierico ferito e portato in tribunale dove neanche la testimonianza a suo favore del ferito lo ha salvato dalla condanna. Un processo farsa, come altri contro i manifestanti, denunciano le organizzazioni per i diritti umani come Iran Human Rights, porcessi celebrati a porte chiuse, senza appello, senza avvocati di fiducia scelti dagli accusati.
In un comunicato stampa del 10 dicembre Amnesty International ha reso noti risultati di proprie inchieste sulle criminali modalità della repressione governativa a partire dai casi di almeno 44 minorenni uccisi durante le proteste e con le loro famiglie costrette a restare in silenzio e ostacolate nello svolgimento di funerali e commemorazioni. Più della metà dei minorenni uccisi appartengono alle minoranze oppresse baluci e curda. Ma uno degli elementi importanti messi in evidenza nella rivolta di piazza è la partecipazione che prescinde dalle differenze etniche, religiose, geografiche e sociali a manifestazioni parecipate sia nella capitale, in tutti i quartieri da quelli più ricchi alle periferie povere, come nelle altre città fino ai villaggi nelle aree rurali.
La morte di Mahsa Amini, la ragazza curda di 22 anni, fermata a Teheran dalla polizia morale per non aver indossato correttamente il velo, da cui si intravedevano alcune ciocche di capelli, e brutalmente picchiata come provato dall’autopsia che ha rilevato una frattura a livello occipitale ha acceso una rivolta popolare che dal 16 settembre continua e mette sotto accusa il governo di Teheran al grido di “Jin, jiyan, azadî” (donna, vita, libertà).
14 dicembre 2022