Autonomia differenziata. Perché no?
1. Perché la divisione regionale perseguita svuoterebbe ulteriormente il ruolo e le funzioni del Parlamento, già da tempo indebolite da chi invoca oggi il presidenzialismo e alimenterebbe ancora di più la divisione tra zone più povere e degradate del Paese e zone più ricche.
2. Perché in questo modo le Regioni possono continuare con più libertà a privatizzare ciò che resta del Servizio Sanitario Nazionale, consentendo di curarsi solo ai ricchi, in un Servizio Sanitario che verrebbe sempre più affdato alla gestione di privati, intenzionati a far proftto sulla salute, e ad organizzazioni religiose, complici nella negazione dei diritti, a cominciare dai diritti sessuali e riproduttivi
3. Perché in questo modo le Regioni possono decidere sull’istruzione pubblica, perfino privatizzarla e abolire il valore legale del titolo di studio.
4. Perché in questo modo le Regioni possono attuare una deregolamentazione regionale che consenta alle aziende e agli speculatori di aggredire ulteriormente l’ambiente e l’ecosistema.
5. Perché apre alla possibilità di adottare contratti di lavoro regionali che consentano un ulteriore sfruttamento del lavoro senza tutele, ancora peggiore di quello fatto finora.
6. Perché le regioni possono avere rapporti diretti con l’Unione Europea e l’accesso immediato ai fondi, che attualmente sono di competenza nazionale, alimentando ancor di più la sottomissione del nostro Paese ai ricatti della UE.
7. Perché, in questo modo, il nostro Paese sarà ancora di più terreno di controllo delle organizzazioni malavitose e del sistema delle clientele, che avranno più mano libera nel decidere a livello locale i loro affari, attraverso propri uomini di fiducia, collocati nelle istituzioni locali.
Confederazione Sinistra Italiana
Democrazia Atea
Inventare il futuro
La Città futura
PCI
CARC
Partito del Sud-Meridionalisti progressiti
PMLI
Sostenibilità Equità Solidarietà
USI
21 dicembre 2022