Per influenzare le decisioni della Ue
Mazzette del Qatar a europarlamentari
Coinvolti cinque italiani. Trovati in casa dell'ex europarlamentare del Pd, ora di Articolo 1, Antonio Panzeri, una mazzetta di 500 mila euro. Indagato anche il sindacalista Uil Visentini, segretario della Ituc, la più grande confederazione sindacale del mondo
Arrestata la vicepresidente dell'europarlamento Kaili
L'inchiesta condotta dal procuratore belga Michel Claise sul cosiddetto “Qatar Gate” che a partire dal 9 dicembre scuote dalle fondamenta il parlamento europeo con decine di arresti e indagati, fra cui anche cinque italiani, colti letteralmente con le mani nel sacco mentre intascavano valigie e borsoni piene di tangenti da centinaia di migliaia di euro in contanti offrendo in cambio il loro appoggio politico e diplomatico per influenzare le decisioni della Ue e addolcire le risoluzioni di condanna del parlamento europeo contro quei paesi come appunto il Qatar che non rispettano i diritti umani, civili, sociali e sindacali; conferma che la corruzione e il malaffare, cioè la linfa vitale di cui si nutre questo marcio sistema capitalista e imperialista a livello nazionale, europeo e mondiale, la fanno da padrone anche a Bruxelles e prosperano in simbiosi con tutte le istituzioni parlamentari coinvolgendo non solo i partiti della destra e della “sinistra” borghesi ma anche le Ong, le associazioni di lobbisti, le fondazioni e perfino le organizzazioni sindacali internazionali ai massimi livelli.
Con l'accusa a vario titolo di associazione a delinquere, corruzione, riciclaggio e favoreggiamento sono già finiti in manette 6 fra parlamentari, funzionari e portaborse dell'europarlamento mentre un'altra dozzina risultano indagati a piede libero.
In carcere sono finiti la vicepresidente greca dell’europarlamento, Eva Kaili e l’ex europarlamentare Pier Antonio Panzeri eletto a Strasburgo per tre mandati consecutivi dal 2014 al 2019, prima col Pd e poi con Articolo 1, nonché presidente della sottocommissione Diritti umani del parlamento europeo, ex segretario generale della Camera del Lavoro Metropolitana di Milano (dal 1995 al 2003) e poi responsabile delle politiche europee della Cgil.
Nell’abitazione belga di Panzeri, “molto stimato” da D'Alema con cui ha contribuito a fondare nel 2017 Articolo 1, la polizia federale belga ha trovato 500 mila euro in contanti frutto delle tangenti Qatariote.
Panzeri è considerato dagli inquirenti l'ideatore di un sofisticato sistema corruttivo accreditato presso il parlamento europeo attraverso le “normali” attività di lobbying condotte dalla sua Ong “Fight Impunity”, il cui nome ufficiale è "Association Against Impunity and for Transnational Justice – AITJ" fondata nel settembre 2019 e progressivamente trasformata in una vera e propria “centrale di riciclaggio” e smistamento delle tangenti elargite dal Qatar “per parlare bene e mettere in buona luce” il criminale regime di Doha agli occhi dell'opinione pubblica europea e mondiale, minimizzando la sistematica violazione dei diritti umani, civili e sociali operata dal governo schiavista qatariota ed edurlcorando la persecuzione delle minoranze, degli oppositori, delle persone Lgbtq+, le brutali condizioni di vita e di lavoro imposte alla popolazione e soprattutto la strage di migliaia di lavoratori immigrati avvenuta nei cantieri durante i lavori di costruzione e adeguamento degli stadi e di tutte le altre infrastrutture di supporto per garantire il “regolare” svolgimento dei mondiali di calcio.
In manette è finito anche l'ex assistente di Panzeri nonché convivente della Kaili, Francesco Giorgi, e il segretario generale di un’altra Ong, la “No Peace Without Justice”, Niccolò Figà-Talamanca.
Fermati ma poi rilasciati il padre della Kaili e Luca Visentini, ex sindacalista Uil del Friuli Venezia Giulia e attuale segretario generale della potente e temibile Confederazione internazionale dei sindacati (Ituc), che spadroneggia nelle relazioni sindacali europee anche in virtù degli accreditamenti ricevuti dai partiti socialdemocratici.
In carcere anche la moglie e la figlia di Panzeri: Maria Colleoni, di 67 anni, e Silvia Panzeri, di 38. Le due donne sono state arrestate dai carabinieri di Bergamo che le hanno intercettate a Calusco d’Adda e tradotte nel carcere di Brescia dove gli hanno notificato il mandato di cattura europeo emesso dalla procura di Bruxelles.
Colleoni secondo gli inquirenti era perfettamente a conoscenza dell'attività corruttiva del marito e anzi lo supportava in tutte le attività illecite. Per questo motivo le autorità inquirenti belghe hanno chiesto e ottenuto la sua estradizione avvenuta nella tarda serata del 19 dicembre.
Perquisita anche la sede di “Fight Impunity”, la Ong attiva nel campo del rispetto dei diritti umani che tra i suoi membri onorari annovera boss politici di spicco dell'Ue del calibro dell'ex ministra nonché commissaria Ue, Emma Bonino, Federica Mogherini, già Alto Rappresentante dell’Ue e l’ex primo ministro francese Bernard Cazeneuve. Mentre Dimitri Avramopoulos, ex commissario europeo agli Affari Interni di nazionalità greca, risulta “molto più coinvolto” nelle attività della Ong di Panzeri e per questo è stato anche “retribuito per un periodo di un anno” a partire dal 1° ottobre del 2020, come riporta un documento della Commissione europea che però non specifica l'importo.
Tra l'altro va sottolineato che a tre anni dalla sua costituzione la Ong di Panzeri non risulta ancora regolarmente iscritta nel registro comune della trasparenza della Commissione e del parlamento europeo.
Ecco perché, solo dopo l'esplosione dello scandalo, gli eurodeputati ora chiedono di rafforzare i controlli sui cosiddetti "portatori d'interesse" e le varie organizzazioni e associazioni di lobbysti che assediano l'Ue. Se ne contano circa 12.445 ma l’ufficio deputato alle verifiche conta appena 9 dipendenti ciascuno dei quali dovrebbe vigilare su circa 1800 soggetti che di fatto sono autorizzati a usare tutti i mezzi legali e soprattutto quelli illegali per difendere gli interessi delle grandi multinazionali che rappresentano.
Grazie al dilagare della corruzione insospettabili Ong come quella di Panzeri hanno preso il posto dei lobbisti tradizionali col grande vantaggio di avere direttamente le mani in pasta e di operare all'interno delle stesse istituzioni. E di organizzazioni non governative come quella di Panzeri a Bruxelles se ne contano ben 667, mentre i professionisti dichiarati del lobbysmo sono circa 5mila, con 3.634 “In-house lobbyists and trade/business/professional associations”, 334 società specializzate e 557 “consulenti” d’affari e di diritti.
Sotto sequestro sono finiti anche diversi uffici degli assistenti di altri tre eurodeputati, fra cui quello del piddino Andrea Cozzolino, interrogato per diverse ore dalla procura federale di Bruxelles come persona informata sui fatti ma non indagato, e dei due socialisti belgi, Marie Arena, fedelissima di Panzeri, e Marc Tarabella.
Dalla mole di materiale sequestrato e dagli sviluppi delle indagini di verifica degli interrogatori in carcere, l'inchiesta è destinata ad allargarsi anche perché secondo quanto riferito da alcuni quotidiani europei e greci in particolare gli eurodeputati a libro paga del Qatar potrebbero essere oltre una sessantina.
L’inchiesta è stata avviata circa un anno fa dal “Vsse”, il servizio segreto belga, in collaborazione con quelli di altri 5 Paesi europei impegnati a verificare una “soffiata” arrivata molto probabilmente dagli stessi 007 degli Emirati Arabi circa l’esistenza di una rete corruttiva che a suon di mazzette puntava a interferire nei processi decisionali della più alta istituzione comunitaria in favore non solo del Qatar ma anche del regno del Marocco interessato a garantirsi atti politici favorevoli e servizi giornalistici che mettessero in buona luce il regno Mohammed VI per quanto riguarda l'occupazione illegale del Sahara Occidentale e la feroce oppressione contro il popolo saharawi rappresentato dal Fronte Polisario che va avanti da 35 anni senza soluzione di continuità.
Per questo l’intelligence belga ha focalizzato la sua attenzione anche sul “Dged”, la Direction générale des Études et de la Documentation, cioè la centrale di spionaggio e controspionaggio all’estero dello Stato maghrebino scoprendo che a Bruxelles gli 007 di Rabat potevano contare sul supporto di connazionali accreditati come diplomatici fra i quali Abderrahim Atmoun, ambasciatore marocchino in Polonia, che agiva in combutta con il gruppo parlamentare dei Socialisti e democratici europei con alla testa proprio il trio italiano composto da Panzeri, Giorgi e Cozzolino.
La verifica della “soffiata” da parte del “Vsse” si conclude nel luglio scorso quando gli agenti belgi entrano in casa di Panzeri per una perquisizione rimasta top secret per circa 4 mesi, scoprono le centinaia di migliaia di euro di mazzette in contanti e poi passano la palla alla procura federale che procede agli interrogatori, alle perquisizioni, agli arresti e alle incriminazioni di inizio dicembre.
Nel mirino degli inquirenti belgi ci sono anche Francesca Garbagnati (cui la polizia federale ha sottratto pc e smartphone), ex collaboratrice di Panzeri e ora assistente parlamentare di Alessandra Moretti, la deputata Pd che nel 2020 andò in missione a Doha per visitare i cantieri dei Mondiali. Mentre Brando Benifei, capodelegazione del Pd e membro dell’intergruppo per i diritti del popolo Saharawi, ha già messo le mani avanti spiegando di aver “discusso spesso” nella scorsa legislatura su temi relativi al Marocco specificando che: “Nel nostro gruppo c’erano posizioni molto diversificate, tutte legittime, la mia era certamente meno vicina alla visione marocchina essendo a favore della causa Saharawi”.
Agli atti dell'inchiesta ci sono anche alcune foto del 2012 scattate nel corso della Conferenza del Mediterraneo organizzata dal Pd e dai Socialisti europei coi colleghi marocchini in cui, tra i relatori e gli ospiti d'onore, figurano l'ex ministro dell'Economia e delle Finanze, ex parlamentare europeo e attuale sindaco di Roma, Roberto Gualtieri, insieme a Panzeri, Cozzolino e il rinnegato Massimo D'Alema (che da anni lavora, per sua stessa ammissione, come consulente, ovvero affarista e lobbista) che chiuse il convegno con un suo appassionato intervento.
Secondo gli inquirenti Cozzolino, Panzeri e Giorgi hanno avuto frequenti rapporti con Atmoun che li avrebbe pure ricevuti a Varsavia e in alcuni casi pure incontri coi vertici dei servizi marocchini a Bruxelles.
Agli atti dell'inchiesta ci sono anche le prove dei viaggi compiuti da Cozzolino e Panzeri in Marocco, pagati addirittura dai servizi segreti di Rabat, per incontrare politici maghrebini di primo livello. Gli inquirenti sospettano che nell'ottobre del 2011 in occasione del primo viaggio di Panzeri in Marocco fu siglato un vero e proprio patto di collaborazione fra Panzeri e il Marocco in base al quale l'esponente piddino in cambio di mazzette garantiva al Paese nordafricano di evitare condanne politiche e sanzioni economiche da parte della l'Ue che in seguito all'ondata di rivolte delle “primavere arabe” ha deciso di premiare economicamente i Paesi nordafricani più “audaci” su diritti umani e democrazia e che per il Marocco vale quasi 200 milioni l'anno, il finanziamento più ricco tra i Paesi della regione.
Mentre la famiglia Panzeri al completo avrebbe ricevuto anche vari regali e utilità fra cui vacanze natalizie da 100 mila euro a botta e alloggi da 9 mila euro a persona in località esotiche tutto a spese del Marocco.
Ecco perché Panzeri, da eurodeputato, frenò tutte le richieste di condanna ufficiale dell’Ue per le violazioni dei diritti umani nel Sahara Occidentale da parte del regno di Rabat. E quando il 13 marzo 2015, il parlamento europeo approvò la relazione annuale redatta dallo Panzeri ma orfana degli emendamenti anti-Rabat, il suo amico di vecchia data Atmound, ribattezzato “il gigante” come si evince dalle intercettazioni telefoniche agli atti dell'inchiesta, commentò: “È una grande vittoria per il Marocco”.
Al momento le risultanze investigative su questo secondo filone di indagine che collega Bruxelles a Rabat è in gran parte ancora top secret ma quanto è emerso finora basta e avanza per dire che esiste anche un secondo libro paga composto da tanti altri europarlamentari al servizio del Marocco che potrebbe portare a sviluppi ancora più inquietanti coinvolgendo i massimi livelli politici e istituzionali della Ue.
Basta pensare che, come rivela “Il Fatto quotidiano”, il capo degli 007 marocchini, Yassine Mansouri, è l’ex cognato di Mohammed Khabbachi, emissario del re del Marocco per le attività di lobbying su scala europea nonché direttore dell’agenzia di stampa Map. Ossia, l’uomo che andava a pranzo a Milano con Matteo Salvini e che per avere “buona stampa” pagava il suo braccio destro, Gianluca Savoini, e organizzava costosissime visite gratuite negli hotel più lussuosi di Rabat per i caporioni fascio-leghisti che a loro volta ricambiavano il favore tessendo le lodi del Marocco.
21 dicembre 2022