Intesa segreta tra Italia e Stati Uniti sui droni a Sigonella per uccidere i “terroristi”
È noto da tempo che la base militare in territorio italiano di Sigonella viene usata dagli americani come base di partenza dei loro droni armati per eseguire uccisioni mirate (“targeted-killings”) di presunti “terroristi” in tutto il Mediterraneo e il Nord Africa; e forse anche oltre questi territori. Secondo fonti internazionali come Amnesty International è almeno dal 2001, con la cosiddetta “guerra al terrore”, che gli Stati Uniti hanno messo in atto un vasto e sistematico programma di uccisioni mirate extra-territoriali attraverso i loro micidiali droni; e Regno Unito, Germania, Paesi Bassi e Italia hanno svolto e stanno svolgendo un ruolo di supporto fondamentale a queste operazioni segrete e illegali che violano tutte le regole del diritto internazionale, rendendosi corresponsabili anche delle molte inevitabili vittime civili innocenti di questi attacchi letali.
Per quanto riguarda l'Italia, l'uso della base di Sigonella per questi omicidi fuori da ogni controllo di legalità, concesso in base ad un accordo segreto del 2010 al Comando Usa per il Nord Africa e il Sahel (AFRICOM), è ben documentato almeno dall'aggressione alla Libia nel 2011. Un dossier diffuso nel 2018 dal centro di monitoraggio inglese Airwars e dall'associazione statunitense New America, per esempio, sosteneva che i bombardamenti americani effettuati in territorio libico con droni partiti quasi tutti dalla base siciliana di Sigonella avessero provocato dal 2012 e fino a quel momento tra le 244 e le 398 vittime civili. Ma è nel 2014, con il governo Renzi e la firma di un ulteriore accordo col governo americano che viene autorizzata ufficialmente la partenza di droni Usa dalla base siciliana per operazioni armate, assistite anche dal sistema di sorveglianza elettronica globale denominato Muos, finito di installare proprio in quell'anno a Niscemi.
Adesso, dopo una dura battaglia legale di 5 anni, questi due accordi segreti vengono svelati ed è possibile conoscere nel dettaglio lo scopo delle operazioni, la catena di comando e tutte le attività effettuate in questi anni dai droni americani di stanza a Sigonella. L’European Center for Constitutional and Human Rights (ECCHR) di Berlino, supportato da due associazioni italiane (la Coalizione Italiana per le Libertà e i Diritti Civili e il Comitato No Muos\No Sigonella) dopo una lunga battaglia legale con il Foia (Freedom of information act, una normativa del 2016 che permette ai cittadini di accedere ai documenti della pubblica amministrazione “se non c’è il pericolo di compromettere altri interessi pubblici o privati rilevanti”), è riuscito infatti ad ottenere copia dei due documenti.
Da quello del 2014 emerge che almeno quattro Predator MQ-9A “Reaper” (falciatrice) sono di stanza a Sigonella e possono operare su autorizzazione “caso per caso” da parte del ministro della Difesa italiano, con il comandante statunitense che si coordina direttamente con quello italiano, escludendo solo le operazioni di routine. Questo particolare renderà difficile per il governo italiano negare le responsabilità nelle uccisioni di civili innocenti, che non sono certo operazioni di routine. Dal documento, secondo l'ECCHR, emergono anche i rapporti tra le basi statunitensi in Europa, in particolare il collegamento tra Sigonella e la base di Ramstein in Germania, dove risiede un ufficiale dell’aeronautica militare italiana al fine di coordinare le operazioni dei droni statunitensi.
“Finalmente il Tar ha accolto la nostra richiesta, nonostante la strenua opposizione del ministero della Difesa, che ha fatto di tutto per impedire la trasparenza”, ha dichiarato a “Il Fatto Quotidiano” del 31 luglio Chantal Meloni, docente di Diritto penale internazionale all’università di Milano e consulente giuridico dell’ECCHR. I due documenti ottenuti dall'Ong tedesca e datati 2010 e 2014, però, sono stati superati da un nuovo accordo tra l’Italia e gli Stati Uniti del 2017, seguito da un altro del 2021, che avrebbero rimosso la necessità per il comando Usa di chiedere l'autorizzazione a colpire “caso per caso” al ministero della Difesa italiano: ora si sta cercando di ottenere copia di tutti, in modo da ricostruire l'esatto quadro legale del ruolo di Sigonella.
L'impiego dei droni-killer Usa è sempre stato nascosto dietro una fitta coltre di segreti e bugie, tanto che per anni la Cia aveva negato che negli attacchi con i droni in posti come l'Afghanistan, il Pakistan, lo Yemen, fossero stati uccisi civili innocenti. Ma queste vittime sono emerse grazie al lungo e paziente lavoro di organizzazioni come l'ECCHR, Reprieve (una Ong britannica di investigatori, avvocati e attivisti che lottano per difendere le vittime di abusi governativi) e il Bureau of Investigative Journalism di Londra, e grazie anche al coraggio di informatori (i cosiddetti “whistleblower”) che sono riusciti a far conoscere all'esterno documenti top secret a cui avevano accesso. Come ha fatto l’americano Daniel Hale, che lavorando ai droni-killer come analista dell’intelligence Usa, ha rivelato che in un periodo di cinque mesi aveva assistito al 90% delle persone uccise poi risultate innocenti. Attualmente Hale sta pagando con la prigione il coraggio di aver rivelato la verità. Lo scorso 31 marzo le famiglie delle vittime di un attacco con un drone statunitense avvenuto in Libia il 29 novembre 2018 hanno presentato una denuncia presso l’Ufficio del Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Siracusa contro il comandante della base militare aerea navale di Sigonella. Le organizzazioni per i diritti umani Rete Italiana Pace e Disarmo, Reprieve ed ECCHR hanno supportato la comunità locale libica nel presentare questa azione legale. L’attacco statunitense, avvenuto vicino a Ubari in Libia, ha ucciso undici membri innocenti della comunità Tuareg e, secondo la ricostruzione alla base della denuncia, è stato effettuato con un volo partito da Sigonella.
È inammissibile che quest'intera area di territorio italiano sia completamente sottratto alla nostra sovranità e trasformato in una base militare a sovranità straniera da cui partono operazioni di guerra criminali che rendono l'Italia corresponsabile degli Usa e la rendono un potenziale bersaglio di rappresaglie e ritorsioni armate. Da qui l'importanza delle azioni delle Ong per perseguire i responsabili e i complici dei crimini di guerra commessi con i droni partenti dalla base siciliana, e soprattutto della coraggiosa lotta del movimento No Muos\No Sigonella, per smantellare il pericoloso strumento creato per la guerra imperialista globale e per chiudere subito la base militare di Sigonella e trasformarla in aeroporto civile.
4 gennaio 2023