Grazie alla “ghigliottina”
La Camera approva il decreto fascista anti rave e occupazioni

 
Lo scorso 30 dicembre, ultimo giorno utile per convertire in legge il famigerato decreto legge n. 162 del 31 ottobre 2022 (sul quale ha abbondantemente scritto Il Bolscevico n. 41 del 17 novembre 2022, p. 9, nel quale erano riportate le preoccupazioni di numerosi giuristi, compresi membri del governo, per il carattere fascista del provvedimento), la Camera ha effettivamente approvato tale conversione, varando la legge n. 199 del 30 dicembre 2022 che, dopo la pubblicazione nella gazzetta ufficiale, è già entrata in vigore.
Approvata con 183 voti favorevoli, 116 contrari e 1 astenuto, la Camera ha dovuto affrontare una strenua opposizione parlamentare all'adozione del provvedimento, che contiene, tra l'altro, vere e proprie norme di stampo fascista contro i rave party e le occupazioni di terreni ed edifici, perché i partiti di opposizione parlamentare sono ricorsi all'ostruzionismo con l'obiettivo politico di impedire la conversione del decreto legge entro i termini stabiliti dalla Costituzione e vanificare così la norma.
Tuttavia il presidente della Camera Lorenzo Fontana, al fine di impedire il dibattito democratico assolutamente necessario alla luce delle evidenti implicazioni liberticide della normativa in questione, è ricorso a un atto eversivo e illegale non previsto né disciplinato dal regolamento della Camera - la cosiddetta 'ghigliottina' - ossia a un istituto che, presente nel regolamento del Senato ma non in quello della Camera dei deputati, di fatto impedisce la discussione parlamentare in presenza di un numero di emendamenti tale da compromettere l'approvazione di un decreto legge entro i termini stabiliti.
Usata per la prima volta alla Camera dall'allora presidente della Camera, Laura Boldrini, il 29 gennaio 2014 allo scopo di bloccare l'ostruzionismo del Movimento 5 stelle al decreto legge Imu-Bankitalia, la cosiddetta 'ghigliottina' fu teorizzata per la prima volta alla Camera dall'allora presidente Luciano Violante del Pd, che nel maggio del 2000 - pur rendendosi pienamente conto che nel regolamento della Camera emanato nel 1971 e più volte emendato, non esisteva una norma analoga a quelle contenute negli articoli 55 e 78 del regolamento del Senato - forniva una specie di interpretazione arbitraria del regolamento della Camera, stabilendo che non fosse “accettabile in nessun sistema politico democratico che sia una minoranza a deliberare e non una maggioranza ”. Eppure tale interpretazione arbitraria di Violante ipotizzava di fatto l'intrusione nell'ordinamento interno della Camera di una norma che il suo regolamento positivo non prevedeva nel 2000 né l'avrebbe prevista nei decenni successivi fino al giorno d'oggi, determinando così una inammissibile e illegittima forzatura delle procedure di conversione di un decreto legge e fornendo ai suoi successori un vero e proprio grimaldello giuridico per forzare la serratura regolamentare della Camera, come poi è effettivamente avvenuto.
Quindi, da un punto di vista strettamente giuridico, la conversione del decreto legge da parte della Camera è avvenuta applicando una procedura illegale in quanto non prevista nel suo proprio regolamento, e in questo modo è stata palesemente violata anche la Costituzione in numerose sue norme attinenti la formazione delle norme legislative, e tale illegittimità procedurale deve far seriamente dubitare della regolare entrata, nell'ordinamento giuridico italiano, delle norme poste dalla legge n. 199 del 30 dicembre 2022 e dal decreto legge n. 162 del 31 ottobre 2022.
D'altra parte, tali eclatanti forzature procedurali nella conversione del decreto legge si spiegano soltanto alla luce della assoluta necessità e urgenza politica, per l'attuale maggioranza di governo neofascista, di lanciare un segnale chiaro ed esplicito a tutte le forze sociali (studenti, lavoratori e in generale tutte le forze popolari organizzate e i movimenti strutturati) che non è più ammessa una lotta sociale attuata tramite condotte esplicite come le occupazioni di luoghi quali terreni ed edifici, in parole povere si vuole impedire la lotta di classe.
Il testo del decreto infatti, pur modificato durante l’esame al Senato rispetto alla sua formulazione originaria, prevede che “chiunque organizza o promuove l’invasione arbitraria di terreni o edifici altrui pubblici o privati al fine di realizzare un raduno musicale o avente scopo di intrattenimento è punito con la reclusione da tre a sei anni e la multa da 1.000 a 10.000 euro quando dall’invasione deriva un concreto pericolo per la salute pubblica o per l’incolumità pubblica a causa dell’inosservanza delle norme in materia di sostanze stupefacenti ovvero in materia di sicurezza o di igiene degli spettacoli e delle manifestazioni pubbliche di intrattenimento anche in ragione del numero dei partecipanti ovvero dello stato dei luoghi ”.
È inutile evidenziare che la magistratura potrebbe rinvenire lo scopo dell'”intrattenimento ” nell'azione degli studenti che, occupando una scuola, cantano inni o decidano attività didattiche, e lo stesso potrebbe dirsi per gli operai che occupano una fabbrica. Se poi uno studente o un operaio in questione condivide con gli altri uno spinello, offre alla magistratura un'occasione d'oro per usare il pugno di ferro. Inoltre “è sempre ordinata – prescrive il testo normativo convertito - la confisca delle cose che servirono o furono destinate a commettere il reato, nonché delle cose che ne sono il prodotto o il profitto ”, ossia saranno confiscati eventuali smartphone o dispositivi di comunicazione utilizzati dagli studenti e dagli operai in questione, così come eventuali chitarre o armoniche a bocca suonate in tali frangenti.
Resta, ovviamente, il carcere fino a sei anni con la possibilità di intercettazioni nel corso delle indagini per i presunti reati.
Il realtà, con il pretesto di contrastare i rave party, il governo ha introdotto, come al tempo del ventennio mussoliniano, norme per stroncare le proteste, le contestazioni e la lotta di classe e lo ha fatto violando platealmente le norme procedurali vigenti e quindi violando le stesse norme costituzionali che disciplinano la formazione delle leggi, in una serie di atti eversivi – nel merito delle norme e del metodo utilizzato per produrle - dell'attuale ordine costituzionale che hanno pochi precedenti nei settantacinque anni di vigenza della Costituzione borghese, che avrebbe dovuto essere, secondo l'intenzione di coloro che la approvarono dopo la lotta di Resistenza, antifascista e democratica.

11 gennaio 2023