Germania
La battaglia degli ambientalisti a Luetzerath contro la miniera di carbone
Greta Thumberg portata via con la forza dalla polizia

 
Lo sgombero delle ultime attiviste e attivisti ambientalisti che si opponevano al completamento di una gigantesca miniera di carbone presso il villaggio tedesco di Lutzerath, a 200 chilometri da Francoforte, asserragliati nel perimetro militarizzato dalla polizia lo scorso 16 gennaio ha chiuso un fase della lotta ma le immagini dei giorni precedenti e in particolare della grande manifestazione del 14 gennaio coi poliziotti impantanati nel fango della spiantata di Lützerath durante i tentativi di disperdere il corteo di 35 mila manifestanti che aveva aggirato i blocchi resteranno a memoria di una battaglia ambientalista importante, un simbolo della battaglia in difesa del clima e della lotta ai combustibili fossili.
L’area di Lutzerath, ricca di lignite, è sfruttata da una miniera di superficie che come un canyon artificiale si estende per oltre 35 chilometri quadrati e produce 25 milioni di tonnellate ogni anno. La guerra in Ucraina ha tolto al governo di Berlino gli approvvigionamenti di gas russo diventati quasi indispensabili per l'economia tedesca e ha spinto il governo di coalizione tra SPD, Verdi e FDP, la coalizione semaforo tra socialdemocratici, verdi e liberali, guidata dal cancelliere Olaf Scholz a aumentare la produzione di carbone in barba agli impegni di riduzione ribaditi anche alla recente Cop27 in Egitto.
Via libera quindi anche all'ampliamento della miniera Garzweiler di Lutzerath gestita dal gigante energetico tedesco RWE Power, la quarantaduesima azienda più inquinante al mondo e la più inquinante d‘Europa secondo ReCommon, e proprietaria del villaggio che è stato abbandonato da tutti i residenti e dove da ottobre scorso si sono asserragliati gli ambientalisti di Greenpeace Deutschland e di altre associazioni per opporsi alla decisione del governo.
"I Grunen (i Verdi, ndr) tra tutti, con il ministro dell’Economia e del Clima Robert Habeck e il ministro dell’Economia del Nord Reno-Westfalia Mona Neubaur, insieme al capo della RWE Markus Krebber hanno suggellato la demolizione di un altro villaggio nella miniera a cielo aperto di Garzweiler" e ampliato la miniera "nonostante avessero annunciato che l’eliminazione graduale del carbone nella Renania sarebbe stata anticipata al 2030", denunciava Greenpeace Deutschland. Le macchine della compagnia carboniera "potrebbero scavare chilometri nel territorio per estrarre 280 milioni di tonnellate di lignite in più dalla miniera a cielo aperto di Garzweiler", dieci volte la produzione attuale e "questo significa che la Germania non raggiungerà i suoi obiettivi di settore né perseguirà una politica compatibile con il limite di 1,5 gradi", definito dagli obiettivi climatici di Parigi. Greenpeace Deutschland chiedeva quindi che "affinché venga rispettato il limite di 1,5 gradi, il carbone sotto Lützerath deve rimanere nel terreno!". A sostegno della giusta richiesta si schierava il mondo ambientalista che appoggiava l'occupazione delle case oramai disabitate del villaggio da parte di un centinaio di militanti di Greepace, di Extinction Rebellion, Fridays for Future, Last Generation e Scientist Rebellion.
La polizia militarizzava tutta l'area del villaggio e il 10 gennaio iniziava lo sgombero degli occupanti a colpi di manganellate. Le denunce via mass della repressione media facevano accelerare la mobilitazione solidale di un largo movimento che riusciva a dar vita alla grande manifestazione del 14 gennaio con 35 mila attivisti che aggiravano i blocchi della polizia e si univano agli occupanti. Fra i tanti portati via con la forza dalla polizia, l'attivista Greta Thumberg che dichiarava:"Gli accordi con il colosso energetico Rwe dimostrano quali siano realmente le loro priorità. Voi siete la dimostrazione che i cambiamenti non arriveranno da chi sta al potere, dai governi o dalle imprese, dai cosiddetti leader. No, i leader sono qui, sono le persone che da anni difendono Lützerath. I veri leader siete voi!”.

25 gennaio 2023