Certificato dal rapporto Oxfam
Oltre 820 milioni di persone nel mondo soffrono la fame
Il più grande aumento di disuguaglianze e povertà globale dalla fine della guerra mondiale
In Italia il 20% della popolazione possiede una ricchezza quasi cinque volte superiore a quella del 60% dei più poveri
Oxfam ha recentemente pubblicato, in occasione del vertice di Davos, il suo rapporto annuale intitolato “Survival of the Richest”, un rapporto di 57 pagine la cui edizione in lingua italiana, di 61 pagine, è intitolata 'La disuguaglianza non conosce crisi', che prende specificamente in considerazione il nostro Paese.
Dal documento si scopre che nei primi due anni della pandemia l'1% più ricco della popolazione del pianeta ha visto crescere il valore dei propri patrimoni di 26mila miliardi di dollari, accaparrandosi il 63% dell'aumento totale della ricchezza netta globale, pari a circa 42mila miliardi. Questo 1% della popolazione mondiale detiene oggi il 45,6% della ricchezza globale, mentre la metà più povera del mondo appena lo 0,75%. Per ogni 100 dollari di incremento della ricchezza netta negli ultimi 10 anni, ben 54,40 dollari sono andati all’1% più ricco e solo 0,70 dollari al 50% più povero.
“Per la prima volta in 25 anni - si legge nell'Introduzione al rapporto in lingua italiana - aumentano simultaneamente estrema ricchezza ed estrema povertà”, e si pone l'attenzione sul fatto che la guerra in Ucraina, l'inflazione ai massimi storici negli ultimi decenni e l'instabilità finanziaria potrebbero essere fattori di peggioramento di una situazione già precaria delle famiglie.
Le contraddizioni all'interno del sistema capitalista mondiale, avverte Oxfam, si sono acutizzate ed ampliate negli ultimi tre anni: dal 2020 a oggi un miliardario ha aumentato, mediamente, il proprio patrimonio di circa 1,7 milioni di dollari per ogni dollaro di incremento patrimoniale di una persona collocata nel 90% meno abbiente della popolazione e, nonostante la crisi dei mercati azionari nel 2022, le ricchezze dei miliardari sono aumentate al ritmo di 2,7 miliardi di dollari al giorno nell'ultimo triennio.
Lo scorso anno, spiega Oxfam, 95 multinazionali del cibo e dell’energia hanno praticamente raddoppiato i propri profitti rispetto alla media del periodo compreso tra il 2018 e il 2021, e l’84% dei profitti extra realizzati, per un totale di 257 miliardi di dollari, è finito nelle tasche degli azionisti.
Oxfam fa esempi concreti: la famiglia Walton, proprietaria di metà delle quote dei grandi magazzini Walmart, solo nel 2022 ha ricevuto dividendi pari a 8,5 miliardi di dollari, mentre l’indiano Gautam Adani, proprietario di un impero economico che annovera infrastrutture ed energia, nell’arco di un anno ha visto il proprio patrimonio passare da 50,5 a 90 miliardi di dollari.
L'altra faccia della medaglia è drammatica: sono infatti almeno 1,7 miliardi i lavoratori che vivono in Paesi in cui l’inflazione supera l’incremento medio dei salari e oltre 820 milioni di persone – circa un decimo degli abitanti del pianeta – soffrono la fame, tanto che secondo la Banca Mondiale si sta verificando attualmente il più grande aumento di disuguaglianza e povertà globale dal secondo dopoguerra.
Secondo i dati del rapporto, inoltre, 860 milioni di persone nel mondo sono costrette a sopravvivere con meno di 1,90 dollari al giorno e 63 milioni di individui sono destinati a ricadere nella povertà estrema, in un futuro prossimo, per il notevole rincaro dei prezzi alimentari.
Oggi interi Paesi, avverte Oxfam, rischiano la bancarotta e quelli più poveri spendono quattro volte di più per rimborsare i debiti rispetto a quanto destinano per la spesa pubblica in sanità, mentre 148 Paesi stanno pianificando tagli alla spesa pubblica - anche alla sanità e all'istruzione - per 7.800 miliardi di dollari nel quinquennio 2023-2027.
“Crisi dopo crisi – ha affermato Gabriela Bucher, direttrice esecutiva di Oxfam International, commentando il rapporto - i molteplici divari si sono acuiti, rafforzando le iniquità generazionali, ampliando le disparità di genere e gli squilibri territoriali”. “Pur a fronte di un 2022 nero sui mercati – ha proseguito la Bucher - a non restare scalfito è il destino di chi occupa posizioni sociali apicali, favoriti anche da decenni di tagli alle tasse sui più ricchi, che ne hanno consolidato le posizioni di privilegio”.
Anche l'Italia rientra nel trend mondiale, e a focalizzare l'attenzione sul nostro Paese Oxfam ha pubblicato, come si è scritto sopra, il rapporto intitolato “La disuguaglianza non conosce crisi”, che prende in considerazione la situazione italiana.
“Alla fine del 2021 – si legge a pagina 14 del rapporto - la distribuzione della ricchezza nazionale netta vedeva il 20% più ricco degli italiani detenere oltre 2/3 della ricchezza nazionale (68,6%), il successivo 20% (quarto quintile) era titolare del 17,5% della ricchezza, lasciando al 60% più povero dei nostri concittadini appena il 14% della ricchezza nazionale”. Ciò significa che il 20% della popolazione più ricca del nostro Paese possiede una ricchezza quasi cinque volte superiore a quella posseduta dal 60% della popolazione più povera.
Ma non è finita qui: “la ricchezza del 5% più ricco degli italiani (titolare del 41,7% della ricchezza nazionale netta) – prosegue il rapporto a pagina 14 - era superiore, a fine 2021, allo stock di ricchezza detenuta dall’80% più povero dei nostri connazionali (31,4%). La posizione patrimoniale netta dell’1% più ricco (che deteneva a fine 2021 il 23,3% della ricchezza nazionale) valeva oltre 40 volte la ricchezza detenuta complessivamente dal 20% più povero della popolazione italiana”.
Si tratta di contraddizioni economiche, a livello globale, mai verificatesi prima nel corso dell'intera storia umana: per fare un confronto, c'era di gran lunga meno squilibrio economico tra il patrimonio personale del re Luigi XVI e un bracciante o operaio francese nel 1789 - e, correlativamente, c'era meno sproporzione tra il patrimonio personale dell'imperatore Nicola II e un bracciante o operaio russo nel 1917 – di quanto non ce ne sia oggi tra i pochissimi uomini più ricchi del pianeta e la sterminata massa dei più poveri. Sotto la guida del partito bolscevico di Lenin e Stalin il proletariato e le masse popolari, anche e soprattutto quelle più povere, nel 1917 hanno preso coscienza delle contraddizioni politiche ed economiche che li condannavano a una vita di stenti, e hanno affrontato altrettante rivoluzioni, che hanno cambiato il corso della storia: ora è la volta delle sterminate masse di diseredati che vivono attualmente nel mondo che devono comprendere le ben maggiori ingiustizie, rispetto a quelle passate, che li condannano a una ben più grave miseria, e a fare altrettanto.
25 gennaio 2023