La battaglia di piazza degli anarchici insurrezionalisti a sostegno di Cospito è giusta e l'appoggiamo
Non condividiamo però l'abolizione del 41 bis perché sarebbe un regalo alla mafia
Il terrorismo non giova alla causa anticapitalistica

Alfredo Cospito, l'anarchico della FAI (Federazione anarchica informale) condannato all'ergastolo ostativo e al 41 bis come i peggiori boss mafiosi stragisti, per una strage che non c'è mai stata, ha superato i 110 giorni di sciopero della fame perché gli venga revocato il regime di carcere duro. Ha fatto sapere di aver rinunciato anche agli integratori e di assumere solo sali e acqua zuccherata, unicamente allo scopo di tenere attive le facoltà mentali, e di aver messo per iscritto la sua volontà di rifiutare ogni trattamento di alimentazione forzata qualora dovesse peggiorare fino a perdere conoscenza.
La senatrice di Verdi-Sinistra italiana Ilaria Cucchi, che lo ha visitato il 3 febbraio nel carcere milanese di Opera dove è stato trasferito dal carcere di Sassari, ha detto di averlo trovato “in condizioni a dir poco allarmanti, peggiora di giorno in giorno e di ora in ora”. Il suo avvocato, Flavio Rossi Albertini, che ha già presentato istanza di revoca del 41 bis sulla quale dovrà pronunciarsi la Cassazione il 7 marzo, ha rivolto un appello urgente al ministro della Giustizia Nordio, che avrebbe per legge la facoltà di revocarlo anche senza attendere il giudizio dell'alta Corte: “Le condizioni di Alfredo, il suo fisico provato, i quasi 110 giorni di digiuno, i 45 chilogrammi di dimagrimento non consentono più ritardi o attendismi di sorta”, ha sottolineato allarmato il legale.
Ricordiamo che Cospito, già condannato a 10 anni per aver gambizzato un dirigente dell'Ansaldo nucleare nel 2012, è stato condannato all'ergastolo ostativo (cioè senza possibilità di usufruire delle misure alternative al carcere e gli altri benefici di legge, il cosiddetto “fine pena mai”, articolo 4 bis), per un attentato del 2006 ad una caserma di allievi carabinieri a Fossano; attentato chiaramente dimostrativo perché compiuto di notte, con due bombe a basso potenziale in un cassonetto, e che non fece vittime. Ciononostante gli è stato applicato il reato di strage in base all'articolo 285 del codice penale che prevede l'ergastolo anche in assenza di vittime. Per la stessa vicenda è stata condannata a 20 anni di reclusione anche Anna Beniamino.
 

Gli appelli per togliere il 41 bis a Cospito
Si tratta di una sentenza mostruosa che discende dal fatto di aver equiparato i reati di mafia e criminalità organizzata a quelli di “terrorismo”, dove con quest'ultima definizione si può far rientrare di tutto e di più, cioè tutti coloro che non accettano le regole della dialettica borghese e si battono in modo risoluto e antagonista, con la violenza di massa, contro questo sistema economico e politico borghese.
L'ergastolo ostativo è stato infatti introdotto nei primi anni '90 dopo le efferate stragi di mafia e aveva lo scopo di indurre i boss a collaborare con la giustizia facendo leva sul terrore di finire la vita in carcere, come è successo a Riina, Provenzano e ad altri boss mafiosi. E il 41 bis, che prevede un isolamento quasi totale del condannato, quello di impedire che i suddetti boss potessero continuare a dirigere le cosche e dare ordini anche dall'interno del carcere. Ma il potere politico borghese, pur costretto ad approvare tali misure draconiane sotto l'incalzare del clima di indignazione popolare e dei magistrati, ne ha approfittato per estendere queste misure previste inizialmente solo per i reati di mafia e criminalità organizzata anche ai reati di “terrorismo”, precostituendosi così un'arma contro ogni possibile attività di “eversione politica”, come il caso Cospito appunto dimostra.
Il PMLI è stato il primo a denunciare la mostruosità dell'applicazione dell'ergastolo ostativo e del 41 bis all'anarchico, con un approfondito articolo su “Il Bolscevico” n. 46 del 22 dicembre 2022. Per la revoca del 41 bis all'esponente della FAI si è espresso inoltre lo stesso Segretario generale del PMLI Giovanni Scuderi, nel suo messaggio alla Commemorazione di Lenin a Cavriago del 22 gennaio scorso, in cui fra l'altro si legge: “Uniamoci per le urgenti lotte contro le bollette, il caro vita e il caro benzina, contro i decreti anti Ong e anti rave, contro l’autonomia differenziata e l’elezione diretta del presidente della Repubblica, per il lavoro, il clima e la revoca del regime del 41bis a Alfredo Cospito. Più in generale dobbiamo unirci per combattere e abbattere il governo neofascista Meloni e il capitalismo, per conquistare il socialismo e il potere politico del proletariato, seguendo la via dell’Ottobre”.
Per la revoca del 41 bis a Cospito si sono mossi anche diversi giuristi, intellettuali, religiosi e cittadini, tra cui Massimo Cacciari, Don Ciotti, Alex Zanotelli, l'ex pm di Mani pulite Gherardo Colombo, il presidente dell'unione delle Camere penali, Giandomenico Caiazza e molti altri, che hanno inviato un appello all'Amministrazione penitenziaria, a Carlo Nordio e al governo “perché escano dall'indifferenza in cui si sono attestati in questi mesi nei confronti della protesta di Cospito e facciano un gesto di umanità e di coraggio”. L'ex ministro della Giustizia Orlando (PD) si era espresso per una commutazione del 41 bis nel meno duro regime di alta sicurezza per Cospito.
 

Cresce la lotta di piazza di anarchici, studenti e centri sociali
A sostegno di Cospito si sono mobilitati gli anarchici insurrezionalisti, ai quali sono stati attribuiti alcuni attentati dimostrativi e senza vittime in Italia e all'estero. Ma si sono mobilitati e scesi in piazza anche studenti e centri sociali, con presidi, cortei, assemblee scolastiche e occupazioni, come quella del 2 e 3 febbraio dell'aula 1 della facoltà di Lettere dell'Università La Sapienza di Roma, promossa dai collettivi studenteschi, Cambiare rotta, Osa e anarchici. Presidi e manifestazioni si sono svolti il 3 febbraio a Pisa, L'Aquila, Cosenza, Rovereto, Bologna e Milano, dove circa 200 manifestanti hanno sfilato nelle vie intorno alla stazione centrale con striscioni per la revoca del 41 bis a Cospito e per la libertà “a tutti e a tutte”. E il 4 febbraio altre due consistenti manifestazioni si sono svolte rispettivamente a Roma, assediata da ingenti forze di polizia che hanno effettuato anche delle cariche contro il corteo di studenti, anarchici e centri sociali, e a Milano intorno allo stesso carcere di Opera.
Com'era prevedibile il governo neofascista Meloni ha imbastito su questa vicenda un'operazione politica sporca, da una parte facendo la faccia feroce contro il condannato, che ripetiamo non ha ucciso nessuno, dipingendolo come un efferato assassino e colluso coi boss della mafia per far abolire il 41 bis per tutti, per cui si merita di restare al carcere duro; e dall'altra trattando le manifestazioni in suo appoggio come un “attacco all'Italia” e una “sfida allo Stato” da parte degli anarchici, ingigantendo con la complicità della stampa neofascista il pericolo di un “assalto eversivo” alle istituzioni attraverso la convergenza tra anarchici insurrezionalisti e mafia. Gli scopi di questa infame operazione politico-mediatica del governo Meloni sono evidenti: ergersi a difensore della “legalità” e della “sicurezza” ed inflessibile nemico della mafia, facendo dimenticare le polemiche sul suo “garantismo” verso gli stessi mafiosi, i “colletti bianchi” e i politici corrotti; distogliere l'attenzione delle masse dalla sempre più grave situazione economica e sociale; rievocare il fantasma degli “anni di piombo” per creare un clima di emergenza favorevole a ulteriori provvedimenti liberticidi e fascisti.
 

Il cinismo di Nordio e della procura di Torino
Tra gli obiettivi di Palazzo Chigi c'è anche quello di mettere sotto schiaffo l'opposizione parlamentare, come dimostra l'attacco sferrato in parlamento al PD da parte del coordinatore nazionale di FdI e vicepresidente del Copasir, Giovanni Donzelli (basate su intercettazioni fornitegli dal sottosegretario alla Giustizia, Del Mastro, circa la visita di quattro parlamentari PD a Cospito nel carcere di Sassari), che ha accusato il PD di stare “con i terroristi e con la mafia” invece che con lo Stato. Per questo uso spregiudicato di dati riservati per compiere un attacco politico il PD e il M5S hanno chiesto le dimissioni di Donzelli e Del Mastro, ma sia Nordio che Meloni non solo hanno fatto quadrato in difesa dei due camerati, ma mentre la premier neofascista invitava ipocritamente “tutti” ad abbassare i toni, altri suoi scherani continuavano ad attaccare il PD, a dimostrazione che l'agguato parlamentare era stato ordinato proprio da lei.
Rispondendo in parlamento su questa vicenda e sul caso Cospito, Nordio si è coperto dietro gli atti della magistratura per sfuggire alla sua responsabilità di decidere se concedere o meno la revoca del 41 bis all'anarchico. In particolare ha invocato il parere preventivo della Direzione nazionale antimafia e del procuratore generale della Corte d'appello di Torino. Ciò non gli ha impedito comunque di esprimere la sua netta contrarietà sentenziando che “non si può fare la differenza tra un 41-bis applicato a un terrorista anarchico rispetto a un 41-bis applicato a un mafioso o a un camorrista”.
Contrariamente alla Dna, che com'era giusto ha aperto alla possibilità di commutare il 41 bis in regime di alta sicurezza per Cospito, il procuratore generale di Torino Francesco Saluzzo ha risposto pronunciando un “no” secco alla revoca del carcere duro, sostenendo che l'anarchico del FAI avrebbe continuato e potrebbe continuare ad agire da “apologeta e istigatore dell'associazione eversiva”, facendo da “catalizzatore” e da “riferimento” dei gruppi del mondo anarco-insurrezionalista. E quanto al pericolo di vita per il detenuto, il magistrato se n'è lavato le mani sostenendo che non sarebbe conseguente ad una malattia insorta nel tempo, ma sarebbe egli stesso “decidendo di non alimentarsi, a mettersi in questa situazione complicatissima”; per cui “il percorso penitenziario deve continuare”.
Ancora una volta la procura di Torino conferma la sua fama di accanita e spietata persecutrice dei movimenti di contestazione del sistema capitalista, che si tratti dei No Tav, dei centri sociali o dei gruppi anarchici. Il suo parere non era vincolante, ma tanto è bastato come alibi a Nordio per considerare chiusa per quanto lo riguarda la faccenda della revoca del carcere duro a Cospito.
 

Nessuna ambiguità sul 41 bis ai mafiosi
Noi appoggiamo la battaglia degli anarchici, degli studenti, dei centri sociali e di tutti gli anticapitalisti scesi in piazza affinché sia revocato il carcere duro a Cospito, e respingiamo fermamente la sporca manovra del governo neofascista Meloni per identificare questa battaglia con la strategia della mafia mirata alla cancellazione del 41 bis e del carcere ostativo per i suoi capi e gregari condannati. Allo stesso tempo non ci nascondiamo che i mafiosi si sono effettivamente inseriti in questa vicenda per strumentalizzarla a loro vantaggio, sfruttando l'ambigua parola d'ordine che la battaglia sarebbe per “cancellare il 41 bis a tutti”.
Noi siamo per la revoca immediata del 41 bis a Cospito e contro la mostruosa sentenza di devastazione, saccheggio e strage che prevede per lui l'ergastolo ostativo, sulla quale pende d'altra parte un ricorso di di legittimità alla Corte costituzionale. Ma non siamo contrari al mantenimento del 41 bis e dell'ergastolo ostativo per i boss mafiosi responsabili di efferate stragi e omicidi e che si rifiutano di collaborare con la giustizia. Perciò mettiamo in guardia gli anarchici e gli anticapitalisti dal cadere nella trappola della mafia e del governo: la battaglia giusta da fare è quella di mantenere l'applicazione di questi due dispositivi di legge solo ai reati di mafia e toglierla per il cosiddetto “terrorismo”, aggiunto apposta per poter perseguire anche chi lotta contro il sistema capitalista.
Allo stesso tempo bisogna rifiutare il terrorismo e il ribellismo piccolo borghese, anarchico, individualista e avventurista, che non giovano alla causa anticapitalista, non lavorano per cambiare veramente e radicalmente la società, ma bruciano inutilmente preziose forze giovanili rivoluzionarie e si prestano ad essere infiltrati, strumentalizzati e finanche eterodiretti dal potere borghese per rafforzare il regime neofascista, com'è successo con le “Brigate rosse”.
I sinceri anticapitalisti devono comprendere che solo con la direzione della classe operaia e del suo partito rivoluzionario le loro forze, anziché disperdersi in sterili e irrilevanti battaglie avventuriste, potranno confluire nel grande fiume della lotta di classe per abbattere il capitalismo e conquistare il socialismo e il potere politico del proletariato.
 
8 febbraio 2023