Lo certifica il centro di ricerca Crea
La sanità italiana è meno finanziata di quella degli altri paesi europei
I medici guadagnano il 6% in meno, gli infermieri il 40%. Mancano 30 mila medici e 250 mila infermieri
È stato pubblicato lo scorso 25 gennaio, presso la sede del CNEL a Roma, il 18° Rapporto del Crea Sanità, un volume di 564 pagine curato da Federico Spandonaro, Daniela D’Angela, Barbara Polistena e al quale hanno preso parte oltre 30 tra ricercatori ed esperti, tra economisti, epidemiologi, ingegneri biomedici, giuristi, statistici.
Crea Sanità (Centro per la Ricerca Economica Applicata in Sanità srl) è una società che si occupa di farmeconomia, statistica medica, valutazione delle tecnologie sanitarie, valutazione delle prestazioni dei servizi sanitari e di formazione in ambito sanitario, e ha quindi una particolare competenza per la valutazione delle politiche sanitarie pubbliche italiane, sia di quella centrale sia di quelle regionali.
Il volume, significativamente intitolato 'Senza riforme e crescita, SSN sull’orlo della crisi' lancia un grido di allarme per lo stato di crisi della sanità pubblica in Italia, e soprattutto mette in evidenza che al finanziamento del Servizio sanitario nazionale mancano almeno 50 miliardi di euro per avere un’incidenza media sul PIL analoga agli altri paesi dell'Unione Europea, rispetto ai quali la spesa di settore del nostro Paese è stata inferiore, nel 2021, mediamente del 38% circa (e precisamente la spesa della sanità privata italiana è stata inferiore del 12% rispetto alla media europea mentre la spesa sanitaria pubblica è stata inferiore del 44%).
La spesa sanitaria in Italia dal 2000 al 2021 – si legge nel volume - è cresciuta del 2,8% medio annuo, il 50% in meno che negli altri Paesi dell'Unione Europea e tale divario non si è colmato nemmeno in occasione della pandemia, per cui Crea Sanità propone – al fine di recuperare il passo e di garantire la stessa crescita degli altri Paesi dell'Unione Europea – sia un aumento annuo del finanziamento di 10 miliardi di euro per 5 anni sia un finanziamento supplementare di ulteriori 5 miliardi di euro.
Ma tutto ciò – mette in luce il volume di Crea Sanità – sarà possibile solo se si registrerà nei prossimi anni una crescita economica nazionale sostenuta e maggiore di quella media degli altri Paesi di confronto, mentre se tale crescita non ci sarà si dovrà passare a una logica di universalismo selettivo, che privilegi l’accesso dei malati più fragili, con un notevole impatto sull’equità del sistema sanitario.
La fotografia dettagliata delle condizioni della sanità italiana nel 2021 fatta da Crea Sanità ci fornisce, pertanto, sicuramente più ombre che luci soprattutto per ciò che riguarda il personale sanitario e la sua carenza numerica: per ciò che riguarda il dato macroeconomico, l’Italia dovrebbe investire 30,5 miliardi di euro, ha calcolato Crea Sanità, se volesse allinearsi agli organici di professionisti sanitari dei Paesi EU di riferimento.
In Italia, rispetto alle medie europea, i medici ogni mille abitanti sono 3,9 contro i 3,8 della media di Francia, Germania, Regno Unito e Spagna, ma se si considera il fatto che in Italia c'è una popolazione con oltre 75 anni percentualmente superiore rispetto ai Paesi menzionati, in realtà nel nostro Paese mancano 30mila medici e per riequilibrare la situazione la sanità italiana ne dovrebbe assumere almeno 15mila ogni anno per i prossimi 10 anni, mettendo in conto le dinamiche annuali di pensionamento. Non favorisce poi tale situazione di carenza di professionisti il fatto che i medici italiani guadagnino in media il 6% in meno dei loro
colleghi europei.
Se la carenza di medici in Italia si può considerare grave, quella degli infermieri è gravissima, al limite dell'insostenibilità, perché mancano 250mila infermieri rispetto alla media dei Paesi europei: per colmare lo squilibrio ne servirebbero almeno 30mila o 40mila l’anno, considerando la situazione dei pensionamenti annuali, e non incentiva certo il fatto che gli infermieri italiani guadagnino – attesta ancora il volume di Crea - il 40% in meno della media europea.
8 febbraio 2023