Ancora morti e città devastate dalla furia neonazista russa
Nel Donbass si combatte casa per casa
Per il falco sciovinista russo Medvedev: “Se le regioni russe verranno attaccate useremo il nucleare”
Zelensky: “Il nemico deve uscire da questa fase molto più debole di quanto non preveda nel peggiore dei casi. È un compito difficile per noi. Ma dobbiamo portarlo a termine”
Ancora morti civili e città devastate dalla furia neonazista russa contro l’Ucraina. Il 2 febbraio un missile russo ha distrutto un condominio, danneggiandone altri sette nella città ucraina orientale di Kramatorsk nell'Ucraina orientale. Come riportato dalle autorità locali almeno tre persone sono rimaste uccise e altre 20 sono state ferite. Il giorno dopo l'esercito russo ha bombardato Pokrovsk, nella regione di Donetsk, usando munizioni a grappolo ad alto potenziale esplosivo vietate: i residenti hanno riferito di aver sentito 40 esplosioni. Lo ha scritto Rbc-Ucraina. "Il territorio del parco e una zona residenziale di Pokrovsk sono finiti sotto il fuoco degli occupanti. A seguito di circa 40 esplosioni, più di 30 case private ed edifici commerciali sono stati danneggiati. Anche le linee elettriche e veicoli civili sono stati distrutti". Nella notte due civili sono rimasti uccisi e nove feriti, tra cui un bambino di 5 anni, a Kherson in seguito a una serie di bombardamenti russi. L'amministrazione militare regionale, citata da Unian, ha riferito che la regione è stata attaccata dall'esercito della Federazione russa per 65 volte nell'ultimo giorno, 13 volte la sola città di Kherson: colpiti condomini, un cantiere navale, una scuola. Attualmente, sottolinea l'amministrazione, Kherson è la grande città più bombardata al di fuori del Donbass. Il 4 febbraio lo stato maggiore delle forze armate ucraine ha riferito di aver colpito basi temporanee delle truppe russe almeno otto volte e ha anche preso di mira un punto di controllo. Le forze ucraine hanno abbattuto quattro droni di tipo Orlan-10 e hanno colpito il sistema di lanciafiamme pesante russo TOS-1, si legge in un comunicato. Nell'ultimo giorno, l'esercito ucraino ha respinto gli attacchi russi vicino a nove insediamenti, tra cui Hrekivka, Nevske, Kreminna e Dibrova nell'oblast di Lugansk, nonché Verkniokamianske, Krasna Hora, Paraskoviivka, Bakhmut e Ivanivske nell'oblast di Donetsk. Lo stato maggiore ha anche riferito che l'esercito russo ha lanciato tre missili, 20 attacchi aerei e oltre 90 attacchi con lanciarazzi multipli contro l'Ucraina, prendendo di mira le infrastrutture civili nelle regioni di Kharkiv e Mykolaiv, provocando vittime. L'esercito russo ha bombardato il centro di Kharkiv anche la mattina seguente come riferito dal governatore della regione, Oleg Sinegubov, come riporta il Kyiv Independent. Secondo il sindaco Ihor Terekhov, la città è stata colpita da due missili, uno dei quali ha centrato un condominio provocando altri morti innocenti.
L'ammontare dei danni causati dall'offensiva russa contro le infrastrutture ucraine "all'inizio di giugno era di 350 miliardi di euro. All'inizio del 2023, possiamo parlare di un importo di 600-750 miliardi di euro". Lo ha detto il primo ministro ucraino Denis Shmyhal parlando davanti alla presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, in visita a Kiev.
Intanto nella zona nord di Bakhmut sono in corso "aspri combattimenti per ogni strada, casa, scala" e "gli ucraini non si stanno ritirando da nessuna parte". Lo ha riferito il 5 febbraio il fondatore della società di mercenari russi Wagner, il neonazista Yevgeni Prigozhin, smentendo le notizie circolate sui media russi secondo cui le truppe di Kiev sarebbero in ritirata dalla città nel Donbass. "Stanno combattendo fino all'ultimo", ha ribadito. "Sto chiarendo la situazione - ha aggiunto in una nota riportata dalla Tass -. Le forze armate ucraine non si stanno ritirando. Stanno combattendo fino all'ultimo fosso. Nei quartieri settentrionali di Bakhmut si combatte ferocemente per ogni strada, ogni casa, ogni vano delle scale", ha detto. Due giorni prima il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, aveva assicurato che i suoi soldati avrebbero lottato finché avrebbero potuto, ma aveva anche ammesso la situazione sta diventando sempre più dura. Nei giorni scorsi, sono arrivati rinforzi alle truppe russe ammassate intorno alla città. Nel suo tradizionale discorso serale Zelensky ha altresì affermato che “Non lasceremo nessuna azione aggressiva dell’invasore senza una nostra risposta. Il nemico si trova in una fase specifica in cui la sconfitta strategica della Russia è già chiara. Ma tatticamente ha ancora le risorse per tentare azioni offensive. Sta cercando opzioni per cercare di cambiare il corso della guerra e sta cercando di mettere il potenziale di tutti i territori che ancora controlla al servizio dell’aggressione. Dobbiamo continuare a fare quello che stiamo facendo: rafforzare la nostra resistenza, essere assolutamente uniti nell’aspirazione di fornire al nostro esercito e a tutti i difensori le armi e le attrezzature necessarie; noi in Ucraina dobbiamo parlare con una sola voce al mondo sulle forniture per la difesa. Dobbiamo anche aumentare in modo tangibile la pressione globale sulla Russia ogni mese. Il nemico deve uscire da questa fase molto più debole di quanto non preveda nel peggiore dei casi. È un compito difficile per noi. Ma dobbiamo portarlo a termine”.
“La Crimea è Russia. Attaccare la Crimea significa attaccare la Russia e provocare
un’escalation del conflitto. Se le regioni russe verranno attaccate useremo il nucleare”. Così l’ex presidente russo, ora vicepresidente del Consiglio di sicurezza, Dmtry Medvedev, spregiudicato falco sciovinista e imperialista della propaganda del Cremlino, è tornato il 4 febbraio in un’intervista ripresa dalla Tass a minacciare l’uso di armi atomiche in caso di un attacco dell’Ucraina, affermando che “il diritto internazionale rispetta la volontà del popolo”, con riferimento al referendum farsa per l’annessione della Crimea indetto nel 2014. Parole dure che non spaventano Kiev. Mikhyalo Podolyak, consigliere del presidente ucraino Zelensky, invita a “ignorare Medvedev”. “La legge internazionale parla chiaro. L’Ucraina può liberare i suoi territori utilizzando qualsiasi strumento. La Crimea è Ucraina”. Pertanto, le minacce da parte dei funzionari russi con "attacchi di rappresaglia" sono solo una conferma dell'intenzione di commettere omicidi di massa e un tentativo di spaventare nello stile tradizionale russo.
Sul nuovo zar del Cremlino ha le idee chiare anche il segretario del Consiglio nazionale per la sicurezza e la difesa ucraino Oleksiy Danilov, intervistato da “La Repubblica” che l’ha pubblicata nell’edizione del 2 febbraio. Per Danilov Putin “Dal 2003 sogna di rinnovare l’impero, e noi stiamo vivendo le conseguenze di questa sua follia. La Russia è già abbastanza grande, Putin aveva tantissimo lavoro da fare lì per costruire il suo Stato, ma invece di gestire questo territorio immenso ha scelto di attaccare altri Paesi. Hanno ancora le case con i bagni in strada, però si occupano di noi”.
8 febbraio 2023