Promosso da Arci e Fondazione Girolamo Tripodi
Il convegno di Reggio Calabria sul “Giorno del ricordo” non riesce a fare chiarezza sulle foibe
Dal corrispondente dell’Organizzazione della provincia di Reggio Calabria del PMLI
Giovedì 9 febbraio presso il Centro di aggregazione “Samarcanda” a Reggio Calabria si è svolto un convegno promosso dalla fondazione Girolamo Tripodi e dall’Arci sul tema “La Giornata del Ricordo: oltre la propaganda e il revisionismo, riflessioni tra storiografia e politica”.
L’obiettivo era di fare “chiarezza” sulla questione foibe e smascherare la propaganda menzognera della destra che puntualmente il 10 febbraio di ogni anno, anche con la complicità della “sinistra” borghese, la contrappone alla Giornata della Memoria nella criminale equiparazione tra nazifascismo e comunismo. In realtà l’evento si è concluso con la condanna dei “sistemi autoritari” (comunismo compreso) “per loro natura insensibili alle esigenze della società civile, agli uomini e alle donne comuni che lavorano con paziente fatica quotidiana” e con l’esaltazione dei sistemi “democratici” quindi del capitalismo, dell’imperialismo e del potere politico borghese.
Dopo i ringraziamenti iniziali rivolti ai partecipanti da Antonella Santoro (Arci) e da Michelangelo Tripodi - presidente della fondazione Girolamo Tripodi nonché figlio del defunto ex parlamentare PCI - la parola è passata ai relatori.
Il primo a intervenire è stato Giuseppe Caridi, docente di storia moderna dell’UNIME, che ha denunciato che sin dalle prime celebrazioni del Giorno del ricordo ha visto “il tentativo dei partiti di destra di strumentalizzare le foibe per cercare di sminuire gli orribili eccidi del nazifascismo sulla base della considerazione che massacri erano stati compiuti da una parte e dall’altra dei belligeranti, equiparazione assolutamente improponibile sia per la enorme disparità delle vittime sia perché i partigiani di Tito avevano agito per rappresaglia nei confronti delle umiliazioni e discriminazione subite dai fascisti, laddove invece gli stermini nazisti erano stati dettati dalla perversa volontà di effettuare una pulizia etnica”.
A fargli eco un altro docente di storia, Antonino Romeo. Anche lui alla fine non ha perso occasione di usare le foibe per criticare i regimi definiti totalitari: “Solo la conoscenza storica ci consente di capire che la violenza brutale patita dagli italiani di quelle zone fu anche la conseguenza dell’ottusa e dell’altrettanto brutale politica fascista di ventennale repressione dell’identità slava. Ci renderemo conto che le uccisioni degli italiani nel 1943 ebbero motivazioni diverse rispetto a quanto avvenne poi nella primavera del 1945 quando al selvaggio spirito di vendetta contro i vecchi dominatori, si aggiunse la volontà slava di creare le condizioni politiche per affermare il proprio dominio totalitario sulla regione”.
Ma i due professori borghesi non hanno inteso spiegare che l’occupazione nazifascista costò alla Jugoslavia quasi due milioni di morti e che gli “infoibati” furono solo alcune centinaia in prevalenza fascisti italiani, slavi collaborazionisti e criminali nazisti regolarmente processati e giudicati colpevoli dai tribunali militari composti da partigiani slavi e italiani. Di certo non si trattò di una sorta di “follia omicida” contro italiani innocenti.
Per noi marxisti-leninisti esistono due modi di leggere e interpretare la storia, o lo si fa dal punto di vista della borghesia o da quello del proletariato.
La guerra di liberazione delle gloriose bande partigiane slave contro l’oppressore nazifascista fu una guerra giusta, non ci fu nessuna pulizia etnica da parte dei comunisti come si vuol far credere. Ecco perché, il “Giorno del ricordo” vergognoso oltraggio alla Resistenza nonché “cavallo di Troia” del revisionismo storico che riabilita il fascismo riscrivendo la storia ad uso e consumo del regime neofascista imperante, andrebbe subito abolito.
15 febbraio 2023