Lo rileva l'Inail
Oltre mille morti sul lavoro nel 2022
In aumento gli infortuni, 700mila in un anno
Tre persone perdono la vita ogni giorno sul posto di lavoro, un “bollettino di guerra” che abbiamo ascoltato tante volte. Basta fare un freddo calcolo matematico per arrivare agli oltre mille morti all'anno, numeri spaventosi e inaccettabili a maggior ragione in un epoca dove lo sviluppo tecnologico e la conoscenza dovrebbero ridurre al minimo i rischi di malattie professionali, infortuni invalidanti o mortali. I dati dell'Inail, purtroppo, non fanno altro che confermare come l'Italia sia ai primi posti di questa triste classifica, nonostante nel nostro paese esista una legislazione, almeno sulla carta, abbastanza stringente e severa ma che poi all'atto pratico viene completamente disattesa.
Le denunce di infortunio sul lavoro presentate all’Istituto tra gennaio e dicembre 2022 sono state 697.773, 1.090 delle quali con esito mortale. Una crescita continua che va da un aumento del 25,7% rispetto alle 555.236 del 2021, al +25,9% rispetto alle 554.340 del periodo gennaio-dicembre 2020 e al +8,7% rispetto alle 641.638 del 2019. I dati rilevati al 31 dicembre di ciascun anno evidenziano a livello nazionale un incremento nel 2022 rispetto al 2021 sia dei casi avvenuti in occasione di lavoro, passati dai 474.847 del 2021 ai 607.806 del 2022 (+28,0%), sia di quelli in itinere, occorsi cioè nel tragitto di andata e ritorno tra l’abitazione e il posto di lavoro, che hanno fatto registrare un aumento dell’11,9%, da 80.389 a 89.967.
I dati più recenti, quelli relativi allo scorso mese di dicembre, ci dicono che il numero degli infortuni sul lavoro denunciati ha segnato un +24,5% nella gestione Industria e servizi, un -3,6% in Agricoltura e un +46,3% nel Conto Stato (il pubblico impiego). Si osservano incrementi generalizzati degli infortuni in occasione di lavoro in quasi tutti i settori, in particolare nella Sanità e assistenza sociale (+113,1%), nel Trasporto e magazzinaggio (+79,3%), nelle Attività dei servizi di alloggio e di ristorazione (+55,2%) e nell’Amministrazione pubblica, che comprende le attività degli organismi preposti alla sanità (Asl) e gli amministratori regionali, provinciali e comunali (+54,8%).
Riguardo agli infortuni mortali, pur di fronte a un calo del 10,7% (131 in meno rispetto ai 1.221 registrati nel 2021), dobbiamo sottolineare che sono ancora dati provvisori suscettibili di aumento per i ritardi delle denunce, per quelli definitivi dovremo aspettare giugno; si tratta in ogni caso di numeri impressionanti. Un altro fattore da tenere in considerazione è la minore incidenza del Covid, nettamente in calo rispetto ai due anni precedenti. Il dato però non è uniforme: tra le regioni che registrano aumenti si segnalano la Calabria (+14 casi), la Lombardia (+13) e la Toscana (+9). In diminuzione le denunce dei lavoratori italiani (da 1.036 a 881 decessi), in aumento quelle degli extracomunitari (da 138 a 156) e dei comunitari (da 47 a 53).
Per le malattie professionali le denunce protocollate dall’Inail nel 2022 sono state 60.774, in aumento di 5.486 casi (+9,9) rispetto al 2021, 15.751 casi in più, per un incremento percentuale del 35,0% rispetto al 2020, e 536 casi in meno, con una riduzione dello 0,9%, rispetto al 2019. L'incremento rispetto al 2021 riguarda tutte le macroregioni italiane. Le patologie del sistema osteo-muscolare e del tessuto connettivo, quelle del sistema nervoso e dell’orecchio continuano a rappresentare, anche nel 2022, le prime tre malattie professionali denunciate, seguite dai tumori e dalle malattie del sistema respiratorio.
Le lacrime di coccodrillo del Governo e dei politicanti borghesi lasciano il tempo che trovano. Tutti gli esecutivi hanno sempre tagliato risorse umane e finanziarie ai controlli e alla repressione dei trasgressori. Il tutto aggravato dal tessuto di piccole imprese che caratterizza il nostro paese, dove la formazione viene fatta a macchia di leopardo e anche quando viene fatta spesso è superficiale e incompleta, dal dilagare del precariato e da ampie sacche di lavoro nero. Sicuramente non sarà questo il governo neofascista a cambiare le cose. Proprio la Meloni a pochi giorni dal suo insediamento dichiarò: “il nostro motto sarà: non disturbare le imprese”.
I sindacati non devono fare sconti a governo e padronato. “È necessario dare avvio immediato a un programma di azioni e investimenti in grado di frenare questo trend allarmante, indegno di un Paese civile”, sottolinea la segreteria generale della Uil, Ivana Veronese. Sul fronte dell'Inail interviene il segretario generale della Cisl Angelo Colombini secondo il quale: “l'ammontare dell'avanzo di fine anno del bilancio dell'Inail, in termini di miliardi, non offre alibi al decisore politico, sia sul piano delle risorse economiche mancanti che su quello del ridotto organico da anni carente in base alle esigenze per l'erogazione dei servizi agli assicurati”. Per la Cgil, “servono immediati investimenti, incrementare il numero degli Ispettori, controlli sui mezzi, maggiore vigilanza. Serve un nuovo modello organizzativo del lavoro e una maggiore agibilità dei rappresentanti dei lavoratori. Chiediamo al Governo di proseguire il confronto urgentemente. Non c’è più tempo”.
15 febbraio 2023