Il braccio destro della Meloni propone il tiro a segno nelle scuole, ma poi smentisce
Libro e moschetto meloniano perfetto
Il 6 febbraio, a margine dell'incontro fra la premier Giorgia Meloni e il primo ministro etiope Abiy Ahmed Ali, il sottosegretario per l’Attuazione del programma alla presidenza del Consiglio Giovanbattista Fazzolari, fedelissimo della Meloni, approfitta dell'occasione per avvicinare il generale Franco Federici, consigliere militare della Meloni, e lo invita a sostenere la sua proposta di introdurre l’insegnamento del tiro a segno nelle scuole durante le quali gli studenti imparano a imbracciare un'arma da fuoco e a usarla con tanto di esercitazioni pratiche presso i poligoni di tiro.
“Dobbiamo fare un tavolo – sussurra Fazzolari al generale - per un progetto di insegnamento del tiro a segno nelle scuole. C’è tutta una rete di associazioni che si possono coinvolgere e mettere in contatto con il mondo delle scuole. Ci sono ragazzi molto appassionati e bravi che lo fanno nel tempo libero. Manca una struttura e un riconoscimento ufficiale. È un’attività che io penso meriti la stessa dignità degli altri sport”.
Sono perfettamente d'accordo, risponde Federici, il quale, dopo qualche secondo di riflessione aggiunge: “in effetti è anche una disciplina olimpica. Vediamo cosa possiamo fare. Organizziamo un incontro e mettiamo intorno al tavolo i vari soggetti interessati”.
Il colloquio si svolge all'uscita della Sala dei Galeoni, o delle Galere, di Palazzo Chigi. La conferenza stampa della Meloni col primo ministro etiope è appena terminata. Fazzolari approfitta del momento di confusione e si intrufola nella sala credendo di essere al riparo da occhi e orecchie indiscrete. Chiama in disparte il generale e gli illustra il suo progetto. L'incontro fra i due però non passa inosservato e viene intercettato dall'inviato de “La Stampa” Ilario Lombardo che il giorno dopo ne dà notizia nell'edizione del 7 febbraio scatenando molte reazioni non solo fra i partiti di opposizione ma anche nella stessa maggioranza che nel giro di poche costringono Fazzolari a fare una precipitosa marcia indietro arrivando perfino a smentire sé stesso e negando addirittura di aver pronunciato quelle parole.
In una lettera al direttore, Fazzolari “invita” il quotidiano a “smentire la falsa notizia apparsa sul quotidiano da Lei diretto... dichiarazioni che mai ho pronunciato. Nella conversazione tra me e il generale Federici non si è mai parlato né di scuole né di Tiro a Segno né tanto meno di insegnare il Tiro a Segno nelle scuole. Le chiedo di riservare analogo spazio a quello dedicato a questa ricostruzione favolistica, anche con richiamo in prima pagina, alla smentita da me comunicata questa mattina alle agenzie di stampa”.
Immediata la replica della direzione de La Stampa che non solo conferma l’attendibilità della fonte che ha ispirato l’articolo e la correttezza di quanto riportato dal suo inviato, ma rinfaccia al sottosegretario Fazzolari anche il “temerario sprezzo del ridicolo” con cui “'spara' letteralmente la palla in tribuna, per smentire ciò che non è smentibile”. Perché: “L’articolo del nostro Ilario Lombardo, che confermiamo parola per parola, è inattaccabile e di fonte sicura al cento per cento”. La verità, si legge ancora nella replica del giornale, è che “la nota e antica passione di Fazzolari per le armi” è “così forte da volerla insegnare anche agli studenti in classe, tra le pedagogiche 'umiliazioni' auspicate dal ministro dell’Istruzione e le salvifiche lezioni sul 'Dante di destra' volute dal ministro della Cultura”.
Immediata la levata di scudi anche da parte delle cosiddette “opposizioni” con alla testa il Partito democratico che però si è limitato a presentare una interrogazione parlamentare alla premier sottovalutando la pericolosità del governo neofascista Meloni che punta a rimettere la camicia nera all'Italia.
Mentre il candidato alla segreteria Stefano Bonaccini, il vicesegretario Giuseppe Provenzano e l’ex ministro Graziano Delrio, a cui si sono unti i boss dei Cinquestelle Giuseppe Conte, di Italia Viva, Matteo Renzi e il segretario di Sinistra Italiana, Nicola Fratoianni si sono limitati a liquidare la proposta di Fazzolari definendola “singolare e allucinante, ma non sorprendente visto che il governo è legato a doppio filo con le lobby delle armi”; e ironizzando sui social con battute tipo: “A quando le adunate del sabato, sottosegretario? Avete scambiato il governo del Paese per un’assemblea del Fuan? Volete trasformare l’Italia nell’incubo trumpiano di disuguaglianze e notizie false contro gli oppositori. Ora anche armi?” Che non fossero Ghandi lo immaginavamo, ma John Wayne è troppo”.
Ma nessuno di loro ricorda che questo non è il primo governo che tenta di introdurre nella scuola l'uso delle armi. Il primo fu il governo Prodi con l'allora ministro dell'Istruzione Giuseppe Fioroni che nel 2007 presentò un'analoga proposta di legge per introdurre “il corso di tiro a segno durante le ore di educazione fisica nelle scuole superiori per i ragazzi dai 14 ai 18”.
Critiche strumentali e opportuniste che non denunciano la vera natura di questo governo e il disegno strategico che sta dietro le dichiarazioni dei vari ministri che lo compongono.
Basta mettere insieme la proposta di controriforma scolastica capitalista, neofascista, classista, meritocratica e autoritaria invocata da Valditara, con revisionismo storico e culturale che deve poggiare sulle tre “parole chiave della nostra narrazione: nazione, patria e modernità” auspicato da Sangiuliano e le lezioni di tiro per insegnare agli studenti il maneggio delle armi prospettato da Fazzolari, per rendersi conto che siamo di fronte a un preciso disegno politico perseguito dal governo Meloni col chiaro intento di indottrinare e inculcare alle nuove generazioni l'ideologia fascista; favorire le lobby delle armi di cui peraltro il ministro della Difesa Crosetto è un autorevole rappresentante; fornire mano d'opera gratis e giovani operai docili e addestrati alle aziende e, all'occorrenza, trasformare gli studenti di estrazione operaia e popolare in carne da cannone all'imperialismo italiano secondo il motto mussoliniano “libro e moschetto meloniano perfetto”.
15 febbraio 2023