Dopo la protesta popolare e viste le difformità
Il Comune d’Ischia ordina il sequestro e la demolizione dell’orrendo megaparcheggio della “Turistica Miramare”
Dal corrispondente della Cellula “Il Sol dell'Avvenir” dell'isola d'Ischia
Il Comune d’Ischia ha chiesto, finalmente, la demolizione degli abusi commessi dalla “Turistica Miramare” nel realizzare un mega parcheggio multipiano per almeno 240 posti auto. Una decisione che non nasce d’improvviso, ma va a coronare l’azione intrapresa da un comitato di abitanti, associazioni e dalla Cellula isolana del PMLI. L’opera privata, cofinanziata anche da fondi europei, ha devastato varie migliaia di metri quadrati di un rigoglioso polmone verde, ricco di viti secolari, all’ingresso del Borgo di Celsa, il centro storico di Ischia.
L’esponente di spicco della Società costruttrice, l’avv. Mario Santaroni, è stato sempre convinto di realizzare un “fiore all’occhiello” per l’intera isola e invece è stato al centro di polemiche sin dal 1977. Fu allora che un’associazione di quartiere, la “Pro Mandra” presieduta da Gianni Vuoso, promosse una pubblica assemblea per un confronto sull’opera. Si parlava del parcheggio come di un “bubbone” che sintetizzava la gravità di un’insostenibile situazione di viabilità, vecchia di anni “senza che - scrissero le cronache - i pubblici amministratori abbiano neppure tentato di porvi rimedio”. L’assemblea fu disertata dal sindaco e dagli amministratori ma raccolse il dissenso unanime di tecnici, professionisti, lavoratori. Emerse la volontà di realizzare sì un parcheggio multipiano, ma a poca distanza dal vigneto della Siena, nei pressi del Seminario, dove non avrebbe provocato alcun impatto ambientale e avrebbe creato quasi un migliaio di posti auto. Latitanti, irresponsabili e complici le amministrazioni che con il silenzio e la collusione con il privato, hanno sempre evitato ogni soluzione.
Dopo anni di assordante silenzio, nel 2010, la società “Turistica Miramare”, acquisite le varie autorizzazioni, attende ben tre anni prima di aprire il cantiere, alla faccia delle norme che imponevano l’inizio entro un anno, e ovviamente, col beneplacito delle giunte di “centro-destra”, allora legate a Forza Italia. I lavori iniziano solo nel 2013 e procedono a rilento per ben 10 anni, a causa delle difficoltà tecniche di bloccare l’acqua proveniente da due antiche sorgenti, destinata ad allagare lo scavo. Ma anche per le denunce che si succedevano contro lo scarico a mare dell’acqua proveniente dal cantiere, mista al terreno dello scavo. Di anno in anno, residenti e turisti hanno documentato con foto e video, l’inutile quanto devastante opera faraonica.
Un servizio di Rainews 24
servì a denunciare la lentezza dei lavori, precisando che il tunnel della Manica era stato realizzato in soli tre anni. Nel 2019, in un’intervista pubblicata dal quotidiano locale “il dispari”, Santaroni annunciò che mancava solo il 10% e che la conclusione dei lavori sarebbe giunta entro quattro mesi. Chiacchiere. Dinanzi a tali lentezze il Comitato “Salviamo Ischia Ponte” chiese l’accesso agli atti per verificare il progetto e le opere da realizzare. Accesso negato perché secondo il tecnico della Società avrebbe violato il copyright
che proteggeva il progetto. Un’assurdità che l’amministrazione avallò, confermando che non aveva nessuna intenzione di creare problemi al costruttore. E come avrebbe potuto se proprio un suo assessore continuava ad essere il santo protettore dell’opera, impegnato a seguire i lavori come se fosse il tecnico ufficiale?
Con altri due articoli pubblicati sempre da “il dispari”, nel vedere spuntare sull’ultimo piano, il terzo, delle strutture in ferro, venne denunciato il pericolo di un quarto piano e dell’installazione di fotovoltaici che avrebbero ostruito la visuale del Castello Aragonese e del mare.
Siamo al 2021. L’allarme viene raccolto dagli avvocati Bruno Molinaro e Gianpaolo Buono che condividono le preoccupazioni della popolazione. Sollecitiamo la nascita di un Comitato che comprenda associazioni e abitanti. E nell’agosto 2021 viene messo a segno il primo risultato: via libera per visionare la documentazione. La proprietà insorge ma la risposta del Comitato è chiara: non si può e non si deve nascondere nulla. Ed emergono infatti, ben presto, numerose difformità, altro che “fiore all’occhiello”.
Il PMLI annuncia: “Parcheggio della Siena, comincia a sgretolarsi il muro di omertà”. E poi precisa: “Se va condannata la società privata per aver devastato luoghi bellissimi, dall’altra emergono responsabilità gravissime di Amministrazioni che hanno condiviso, appoggiato, lasciato fare nell’interesse di una società privata”.
Il Comitato popolare chiede che si concludano i lavori al più presto, che l’ultimo piano sia un parco verde pubblico, che non siano installati i fotovoltaici, che non ci siano auto parcheggiate a vista e che sia firmata la convenzione per agevolare il parcheggio degli abitanti del centro storico. Non giungono risposte concrete.
È il 2022. La Cellula isolana del PMLI chiede una delibera consiliare che dichiari la pubblica utilità dell’opera, di interrompere ogni rapporto con la proprietà privata, di approntare la pratica per l’esproprio del parcheggio. Il Comitato diffonde un manifesto che definisce il parcheggio “monumento decennale espressione di arroganza e prepotenza”.
È il 2023. Dinanzi a una situazione insostenibile, a una realtà che non può essere stravolta e a una pressione popolare sempre più chiara, il sindaco ordina il sequestro, la demolizione delle strutture fin qui realizzate e il ripristino dello stato dei luoghi entro 90 giorni. Immediato lo scontro fra il sindaco e l’assessore Paolo Ferrandino, protettore della megaopera, assente ovviamente (ma non dimissionario come molti si aspettano) alla conferenza stampa che il sindaco promuove per spiegare i motivi della decisione assunta.
Il PMLI interviene ancora una volta. “Lo scempio della Siena e Rio Corbore due grandi battaglie di una popolazione unita”. Infatti, mai come in questo momento lavoratori, giovani, associazioni ambientaliste e culturali si sono trovati uniti per esigere il rispetto dell’ambiente e la salvaguardia del territorio e lo hanno fatto, assistiti dall’avv. Mauro Buono, attraverso due querele che dovranno imporre ai sindaci dei comuni di Ischia e di Barano la chiusura della discarica a mare di liquami a cielo aperto. Anche in questo caso la Procura ha già avviato le prime indagini. È la dimostrazione che per conseguire certi risultati non c’è bisogno del consigliere eletto, ma occorre la forza popolare che ora, dopo questi primi significativi successi, dovrà affrontare anche altre situazioni e realizzare proposte come quella avanzata dal PMLI di istituire la riserva naturale dell’Epomeo, a salvaguardia del territorio, per arginare nuove eventuali catastrofi.
15 marzo 2023