Milano
Interessanti discussioni con i manifestanti di ambo i sessi sulla linea femminile del PMLI, unico Partito nel corteo

Redazione di Milano
Contro i femminicidi, le guerre, la violenza e la povertà, per il diritto a conciliare famiglia e lavoro, per l'inclusione sociale e la libertà d'identità di genere, tante le rivendicazioni delle migliaia di attiviste di “Non Una di Meno” (NUDM) e dei tantissimi manifestanti di ogni genere che a Milano sono scesi in piazza in occasione della Giornata Internazionale delle Donne.
I primi a sfilare sono stati gli studenti, circa 3mila, che si sono ritrovati in Largo Cairoli. A sfilare con loro anche le delegazioni dei sindacati di base conflittuali che hanno reso la giornata di lotta proclamando lo sciopero generale politico di 8 ore. Presente anche una nutrita delegazione dell'RSU del Comune di Milano.
Al grido di ''Siamo la luna che muove le maree, cambieremo il mondo con le nostre idee'' è partito il corteo organizzato dal coordinamento dei collettivi studenteschi (CCS) che ha percorso il centro fino ai Giardini della Guastalla. ''Siamo scesi oggi in piazza perché la lotta femminile non è mai finita - afferma un’attivista del CCS - anzi c'è ancora molto da fare''. Il fatto che il capo dell'attuale governo neofascista sia una donna non ha certo suscitato alcuna aspettativa positiva tra le manifestanti, anzi: ''Noi non ci sentiamo per niente rappresentate da questo governo, malgrado la premier sia una donna - spiega una giovane rappresentante di NUDM -; non crediamo che basti essere donna per cambiare le cose, se poi si continua a portare avanti una politica sessista''.
Unico partito politico nel corteo, con una sua rappresentanza, è stato il PMLI sotto la cui rossa bandiera hanno sfilato militanti della Cellula “Mao” di Milano che hanno portato un cartello riportante il manifesto del Partito sull'8 Marzo su cui era scritto il titolo dell'Editoriale della compagna Monica Martenghi (Responsabile della Commissione donne del CC del PMLI) “Appello alle donne e alle ragazze anticapitaliste: Lottiamo per far rivivere il carattere originario dell’8 Marzo”, riportato in estratti su un volantino diffuso in centinaia di copie durante il concentramento dall'infaticabile compagna Cristina.
I nostri compagni si sono intrattenuti con manifestanti di ambo i sessi per spiegar loro la linea femminile del PMLI, basata sulle due leve, del lavoro (stabile, a salario intero, a tempo pieno e sindacalmente tutelato) e della socializzazione del lavoro domestico, sull’unione del movimento femminile con la lotta di classe del movimento operaio e sull’obiettivo strategico della conquista del potere politico da parte del proletariato per edificare il socialismo, unica società dove si può attuare una concreta e completa emancipazione femminile di tutte le lavoratrici.
Durante il corteo i marxisti-leninisti hanno anche ripetutamente lanciato slogan come “L’8 Marzo lo celebriamo nelle piazze che occupiamo”, “Sciopero sciopero sciopero globale violenze di genere dobbiam fermare”, “Femminicidi stupri e maschilismo risultato dei modelli del capitalismo”; “Aborto libero più consultori dagli ospedali fuori gli obiettori!”, “Donne ragazze protagoniste tutte in marcia per nuove conquiste”, “Lavoro stabile prima condizione per arrivare all’emancipazione” oltre che “Del governo Meloni non ne possiamo più tutti uniti buttiamolo giù”, “Gli squadristi fascisti e chi li protegge non vanno tollerati ma messi fuorilegge!”, “Il sistema capitalista è la matrice del regime neofascista”. Sono state cantate, con largo seguito e più volte, “Bella Ciao”, “La Lega delle Donne”, “Le 8 ore”, “Bandiera Rossa” e “Fischia il Vento”.
Alcune azioni dimostrative, con fumogeni e striscioni, sono state messe in atto nei pressi di alcune sedi come quella di Confindustria, dell’anagrafe del Comune di Milano e della società A2a. Sfilando davanti a Palazzo di Giustizia - le cui entrate erano presidiate da poliziotti in tenuta antisommossa - i manifestanti hanno espresso solidarietà all'anarchico Cospito al grido “Fuori Alfredo dal 41bis!”.
Nel tardo pomeriggio oltre un migliaio di manifestanti si sono riuniti davanti alla stazione Centrale dove alcune performer si sono esibite in una danza "contro i valori del patriarcato”. La manifestazione è stata inaugurata da grida di condanna delle dichiarazioni del ministro degli Interni Piantedosi in merito al naufragio di Cutro, definite “inaccettabili”: “Rispondiamo: no caro ministro, non dovevano morire”. Il corteo, che ha sfilato fino a Piazza della Scala, era aperto da uno striscione con su scritto: “Contro la violenza maschile sulle donne e di genere”.
Cinque attivisti del corteo hanno acceso altrettanti fumogeni rossi davanti al palazzo della Regione Lombardia, sede dalla giunta del governatore fascioleghista Fontana (uscita pesantemente delegittimata dalle ultime elezioni regionali con una percentuale di consensi calata al 22% degli elettori a fronte di un astensionismo record salito al 59,5%). Sul muro dell'edificio hanno appeso fogli con scritte sulla sanità regionale, tra cui: “Fontana, Conte, Gallera, Speranza, Guerra: non dimentichiamo i 45mila morti per Covid”, “la privatizzazione della sanità da parte della regione uccide” e “solo l'8,2% degli ospedali in Lombardia permettono l'uso della pillola Ru486".

15 marzo 2023