Nel quadro dello sciopero generale nazionale per l'8 Marzo indetto da Nonunadimeno
Le donne invadono le piazze di 38 città
Grandi protagoniste le studentesse e le giovanissime. Lavoro, scuola pubblica, sanità pubblica, aborto libero, consultori, contro il patriarcato, i femminicidi, la violenza di genere sulle donne e sulle persone LGBTQIA+ le principali rivendicazioni delle masse femminili e non solo. Slogan contro il motto “Dio, patria, famiglia” del governo neofascista Meloni. A Milano all'unisono gli studenti chiedono le dimissioni di Piantedosi per la strage di Cutro. La massiccia adesione allo sciopero nei trasporti e nella scuola manda in tilt molte città
il pmli, presente a milano, genova, firenze, NAPOLI e catania, diffonde l'appello alle donne e alle ragazze anticapitaliste: lottiamo per far rivivere il carattere originario dell'8 marzo di monica martenghi
Sono scese a migliaia in più di 38 città del nostro Paese, dall'estremo Nord all'estremo Sud, le donne quest'anno, con la volontà di celebrare all'insegna della lotta la Giornata internazionale dell'8 Marzo rispondendo numerose allo sciopero generale nazionale promosso dal movimento femminista e stransfemminista Non una di meno (NUDM). Sono studentesse, universitarie, giovani e giovanissime che già dalla mattina si sono mosse in partecipati cortei, ma anche precarie, disoccupate, lavoratrici della sanità, della scuola, supportate dai loro compagni di studio o di lavoro. Tutte con rabbia e determinazione hanno rivendicato lavoro, una scuola pubblica e laica, una sanità pubblica, consultori gratuiti e senza obbiettori di coscienza, aborto libero e sicuro, contro i femminicidi e contro la violenza di genere sulle donne e le persone LGBTQIA+, contro l'autonomia differenziata e l'alternanza scuola-lavoro. Contro l'odioso motto “Dio, patria, famiglia” del governo neofascista Meloni.
In tutti i cortei grande e calda solidarietà alle donne e alle ragazze iraniane che da mesi lottano contro l'imposizione del velo e per la libertà, la democrazia e la giustizia nel loro Paese.
Di seguito cenni di cronaca solo di alcune delle rumorose e colorate manifestazioni che hanno attraversato le città italiane.
A Roma
in oltre 10.000 hanno riempito piazzale Ostiense, hanno scelto la sede di Acea. "Partiamo da qui - dicono le attiviste di NUDM parlando al megafono prima dell'inizio del corteo - per esprimere la nostra solidarietà alle lavoratrici che hanno denunciato le vessazioni e le violenze subite dall'amministratore delegato Fabrizio Palermo". In via del Corso è seguita un'azione di alcune attiviste davanti a diversi brand, tra cui H&M e Adidas, contro il fast fashion e lo sfruttamento dei lavoratori e delle lavoratrici sottopagati dalle multinazionali. “La moda è una questione ambientale e di genere. L’80% delle sfruttate sfruttate nel settore del tessile è donna e di queste il 93% guadagna meno di 0,50 centesimi l’ora”. Ricordando anche l’accordo sulle fabbriche della filiera riguardo la sicurezza dei lavoratori: “Molti brand tra cui Adidas non lo hanno ancora firmato. Poi quando muoiono persone nelle fabbriche dicono di non avere responsabilità”. Già dalla mattina un corteo interno all’Università La Sapienza ha messo in risalto il grande protagonismo studentesco nel corteo pomeridiano. Espressa più volte la solidarietà alle donne iraniane.
La manifestazione è terminata davanti al ministero dell'Istruzione e del Merito per contestare le politiche educative del governo - tanti gli slogan che hanno chiesto interventi per l'educazione sessuale e affettiva, contro le discriminazioni di genere e ogni forma di violenza anche economica nei confronti di donne e dei soggetti più deboli.
Milano
è stata attraversata da due cortei. Dal corteo studentesco la mattina che da largo Cairoli si è snodato per le vie del centro, facendo tappa al Tribunale della città e alla sede di Confindustria, indicata come responsabile delle politiche di aziendalizzazione degli istituti scolastici che hanno portato alla morte dei tre studenti in alternanza scuola-lavoro.
Il secondo corteo, pomeridiano, è partito da Piazza Duca D’Aosta con una performance: mani e piedi legati a una croce con scritto “Dio, patria e famiglia”.
Alcune delle migliaia di manifestanti hanno acceso fumogeni rossi davanti al palazzo della Regione Lombardia. Sul muro dell'edificio hanno appeso fogli con scritte contro la sanità regionale, tra cui: “Fontana, Conte, Gallera, Speranza, Guerra: non dimentichiamo i 45mila morti per Covid”, “la privatizzazione della sanità da parte della regione uccide” e “solo l'8,2% degli ospedali in Lombardia permettono l'uso della pillola Ru486".
Il serpentone di donne e uomini, ragazze e ragazzi, è arrivato a piazza della Scala per protestare davanti a Palazzo Marino, sede del Comune, al quale è stato imputato "il disinvestimento sui servizi sociali, l'affaire delle colonie estive, il caro asili pubblici che sono pochi e costosi".
Cori di condanna contro le dichiarazioni del ministro degli Affari Interni Piantedosi in merito al naufragio di Cutro, definite “inaccettabili”: “Rispondiamo 'no caro ministro', non dovevano morire” e “Piantedosi dimettiti!”.
Per i cortei di Milano rimandiamo alla cronaca locale.
A Varese
un corteo partito dall’ospedale del Ponte è arriva in piazza Monte Grappa. “Abbiamo scelto di far partire il corteo da Piazza Biroldi, e quindi da davanti all’ospedale del Ponte, - si legge in una nota di NUDM - perché crediamo sia un luogo significativo in città per quello che rappresenta, visto che viene erogata la maggior parte delle prestazioni del servizio sanitario rivolte alla donna. La nostra prima rivendicazione è infatti quella di avere presidi sanitari più vicini alle persone, come erano i consultori che sono stati progressivamente smantellati: ora è sempre più difficile farsi prendere in carico dal servizio nazionale. Oltre a questa rivendicazione, ne abbiamo una seconda: che la sanità pubblica sia accessibile, libera e contro l’obiezione di coscienza”.
A Torino
alcune manifestanti hanno bloccato, insieme ai dipendenti della cooperativa Meridiana, i cancelli dello stabilimento Iveco, azienda per cui la cooperativa lavora in appalto e che ha annunciato il licenziamento di 15 lavoratrici. “Interruzione volontaria di patriarcato”, è lo slogan portato più tardi davanti al Consiglio regionale di palazzo Lascaris, contro le politiche di finanziamento ai movimenti pro-vita e per un accesso alla sanità libero da discriminazioni per le persone transgender. “Non vogliamo più tornare con le chiavi strette nel pugno per paura”, ha poi urlato al megafono un’attivista alle migliaia di manifestanti che da Piazza XVIII dicembre a piazza Vittorio hanno riempito le strade del centro nel corteo pomeridiano.
Genova
. Tanti striscioni contro la cultura patriarcale, machista, capitalista, ma anche contro l’omolesbotransfobia e il razzismo, contro il fascismo, la disuguaglianza economica, la violenza di genere. Migliaia di donne e uomini, ragazze e ragazzi, moltissimi studentesse e studenti nonostante la pioggia, hanno manifestato nelle vie del centro. I particolari nella corrispondenza locale.
A Reggio Emilia
un corteo che ha percorso le vie del centro storico. Il momento più importante di una serie di iniziative che si sono svolte nel corso della giornata. A centinaia hanno partecipato alla mobilitazione indetta da NUDM per dire basta al patriarcato, ma anche per sensibilizzare su temi come la precarietà e l’allargamento della forbice salariale.
A Bologna
un presidio accanto alle lavoratrici dell’azienda di trasporto pubblico Tper, assunte da una cooperativa “che impone part-time involontario e che continua ad abbassare i salari”. Un partecipato corteo ha poi invaso il centro. Esposti giganti scontrini per il “lavoro di cura, invisibile e non pagato”, attaccati alle mura dell’Inps. Striscioni contro il governo Meloni “donna portatrice di politiche razziste ed escludenti” e ancora “Abolizione del reddito di cittadinanza: Giorgia Meloni ci vuole più povere e sfruttate”.
Firenze,
reduce dalla storica manifestazione nazionale antifascista del sabato precedente, è stata protagonista di due cortei. Uno la mattina dove protagonisti sono stati gli studenti e l'altro nel pomeriggio con un sit-it nella storica piazza di SS Annunziata organizzato da NUDM per poi dispiegarsi in un rumoroso corteo nelle vie centrali. I particolari nella cronaca locale.
A Pisa
un corteo ha toccato varie istituzioni cittadine per riaccendere l'attenzione sui diritti e le lotte delle donne. Da Piazza Guerrazzi è partita la manifestazione di NUDM lanciando "un urlo collettivo contro la violenza etero-cis-patriarcale razzista e classista e contro ogni forma di sfruttamento”.
Il corteo ha raggiunto i vari centri di interesse e potere oggetto delle rivendicazioni: “Inps, perché pretendiamo un reddito... Perché lavoriamo ogni giorno, gratuitamente. Perché non essere autonome economicamente è uno dei primi scogli che ci fa esitare quando vogliamo provare a liberarci da una relazione violenta". "Università, contro la retorica del merito, che porta con sé morte, esaurimento, ricatto, isolamento, tormento e omertà". "Mala Servanen Jin Casa delle donne che lottano, spazio femminista occupato al termine del primo corteo dello sciopero globale dell’8 marzo 2017. Spazio che ospita donne che non troverebbero casa nel mercato privato. Lo spazio dove facciamo le nostre assemblee ogni mercoledì". Poi il carcere Don Bosco, "per denunciare le condizioni di detenzione disumane, e per mostrare la nostra vicinanza a tutte le persone detenute; 84 suicidi nel 2022”. "Inail, per rivendicare condizioni di lavoro sicure per tuttə". Questura e Prefettura, "per denunciare il razzismo dilagante, perché questo sciopero è anche per tutte le vite che non ci sono più a causa dei confini e dei visti, per tutte le vite immerse negli ostacoli del nostro sistema intriso di colonialismo. Per dire no alla militarizzazione dei nostri territori, no alla base di Coltano e a tutte le altre opere inutili. Lottare per la pace significa lottare per le nostre vite e i nostri territori, re-immaginarceli insieme". Infine il Comune di Pisa, "per rivendicare il diritto all’abitare e una città all’altezza dei nostri bisogni e dei nostri desideri".
Palermo
è stato attraversata dal corteo colorato di NUDM. “Ci appropriamo oggi - si legge in una nota delle organizzatrici - di uno strumento tradizionale di lotta... Scioperiamo un giorno per imparare insieme a scioperare contro la violenza tutti i giorni dell’anno. Lo sciopero è il processo di liberazione per tutti, è urlare che se le nostre vite non valgono, noi ci fermiamo. Lo sciopero è mezzo per costruire una potenza comune contro il sistema patriarcale, capitalista, coloniale e razzista”.
Alla manifestazione diverse performance e diversi interventi al microfono hanno dato voce alle diverse anime che compongono il movimento e che hanno costruito la giornata: UAAR, Gruppo trans ArcigayPalermo, Le Onde, Arcigay Palermo, Usb-Federazione del Sociale Palermo, collettivi studenteschi, Udu, Asia. Giunti in all'altezza della questura i manifestanti hanno sbattuto pentole e mestoli per fare rumore: “Oggi abbiamo portato in piazza pentole, padelle, mestoli, oggetti che sono da sempre legati al lavoro di cura a cui le donne sono state incatenate. Oggi vogliamo ribaltare questi ruoli di genere, li vogliamo rompere e decidere noi che ruolo avere. Vogliamo usare i simboli di quel patriarcato che si sta spezzando come strumento di lotta, vogliamo usarli come cassa amplificatrice, vogliamo che siano strumenti per far esplodere il nostro grido di rivolta. Dalle cucine, dalle case, dai lavori in cui ci volevano recludere alle strade di cui oggi ci riappropriamo. Oggi ci riappropriamo del nostro tempo, dei nostri spazi, e queste padelle diventano campane per suonare al funerale del patriarcato”. E ancora “Scioperiamo contro femminicidi stupri, sessismo e ogni forma di discriminazione, contro la violenza dei tribunali e delle narrazioni tossiche dei media, per il finanziamento dei centri antiviolenza laici e femministi”. Scioperiamo per un welfare pubblico e universale, per un salario minimo, per la redistribuzione del carico di lavoro di cura. Scioperiamo contro tutti i lavori sottopagati e precari. Scioperiamo ovunque per una sanità pubblica accessibile e libera da stereotipi sessisti, transfobici, grassofobici, abilisti e razzisti, per un aborto libero, sicuro e gratuito”.
Le donne hanno riempito le piazze di Napoli e di Catania
, per la cronaca di queste città rimandiamo alle corrispondenze locali.
La grande adesione allo sciopero nel settore pubblico proclamato da Adl Cobas, Cobas Sanità Università e Ricerca, Cub, Slai Cobas per il sindacato di classe e Usb a cui hanno aderito Cub Sanità, Usb Pi, Usi Cit e Usi educazione, recependo l'invito di NUDM ha mandato in tilt numerose città con la soppressione di treni regionali e il rallentamento di varie linee metropolitane. Anche quest'anno però come gli anni precedenti l'invito di NUDM rivolto ai sindacati confederali CGIL, CISL e UIL è caduto nel vuoto. Un vero peccato se pensiamo che la componente femminile e non solo della classe operaia non ha potuto avvalersi della copertura sindacale, rendendo difficile se non assente del tutto la sua partecipazione allo sciopero e alle manifestazioni.
Le militanti e i militanti insieme ai simpatizzanti del PMLI, dove presenti hanno partecipato alle manifestazioni con spirito pionieristico diffondendo il volantino redatto per l'8 Marzo con il caloroso “Appello alle donne e alle ragazze anticapitaliste: lottiamo per far riviere il carattere originario dell'8 Marzo” di Monica Martenghi, Responsabile della Commissione donne del CC del PMLI, suscitando interesse e sostegno.
Essi hanno dato un prezioso contributo affinché le donne e le ragazze anticapitaliste a cui è stato consegnato il volantino “Lottino per far rivivere il carattere originario dell’8 Marzo per poter riallacciare il filo rosso che lega storicamente la Giornata internazionale delle donne alla lotta per l'emancipazione femminile e il socialismo così come l'hanno concepita e attuata i grandi Maestri del proletariato internazionale Marx, Engels, Lenin, Stalin e Mao e come è stata ripresa, sviluppata e applicata in Italia dal PMLI”.
15 marzo 2023