Legge dei nazisionisti israeliani contro la Resistenza palestinese
Pena capitale a chi causa la morte di un cittadino israeliano

 
L'1 marzo la Knesset, il parlamento di Tel Aviv, ha dato la sua prima approvazione alla proposta di legge dell’esecutivo Netanyahu che ha l’obiettivo di legalizzare la pena di morte per chi uccide cittadini israeliani. Il progetto di legge del regime sionista che equipara la legittima resistenza a atti definiti di "terrorismo" è inequivocabilmente diretto contro la Resistenza palestinese, i cui militanti a dire il vero già sono vittime di rappresaglie e degli assassini dell'esercito di occupazione a Gaza e in Cisgiordania.
Il primo passaggio della legalizzazione dell'assassinio dei palestinesi, annunciato quale primo provvedimento dal ministro della sicurezza nazionale Itamar Ben Gvir appena insediato, si era avuto il 26 febbraio con l'approvazione da parte del comitato governativo sulla legislazione del testo presentato da un altro leader delle formazioni nazisioniste del governo Netanyahu, secondo il quale sarebbe un "terrorista" chiunque "intenzionalmente o meno causa la morte di un cittadino israeliano quando l’atto è compiuto per motivi razzisti o di odio e con l’obiettivo di danneggiare lo Stato di Israele e la rinascita del popolo ebraico nella propria patria".
Questa è una proposta incostituzionale, tanto più se applicata nei territori illegalmente occupati, denunciava la procuratrice generale Gali Baharav-Miara, il cui parere contrario sarebbe vincolante nello stato di diritto borghese, non nel regime sionista. Formalmente il bersaglio della legge assassina non sono i palestinesi ma sia il ministro Ben Gvir che il premier Netanyahu hanno sostenuto che il via libera alla legge era diventato necessario dopo la di poco precedente uccisione nel villaggio di Huwara, vicino Nablus in Cisgiordania, di due coloni del vicino, e illegale, insediamento di Har Bracha.
Il regime nazisionista dava il via alla legge il 26 febbraio proprio mentre un gruppo di coloni, con la complicità delle truppe di occupazione sioniste, metteva a ferro e fuoco la cittadina e altri villaggi, con un bilancio di un palestinese ucciso e oltre cento feriti, almeno venti edifici dati alle fiamme, decine di automobili e case distrutte.
Una serie di ministri aveva invocato la "cancellazione" di Huwara o a posteriori giustificava la rappresaglia dei coloni, la cosiddetta opposizione in parlamento si esprimeva con le parole dell’ex premier Yair Lapid che definiva queste posizioni “un incitamento ai crimini di guerra. Gli ebrei non compiono pogrom e non cancellano villaggi”. Il presidente Isaac Herzog condannava l’assalto dei coloni parlando di “violenza criminale contro innocenti”. Metteva tutto a posto il premier Netanyahu che invitava i coloni a non farsi giustizia da soli ma a consentire all'esercito di occupazione "di svolgere il proprio lavoro”. La rappresaglia è un compito che spetta alle "democratiche" istituzioni sioniste, sosteneva prima di partire per l'Italia e incontrare con pieno successo e reciproca soddisfazione la collega neofacista Meloni.
A quelle istituzioni a cui si rivolgono i palestinesi per denunciare gli attacchi, ma senza esito. Lo confermava una rilevazione dell’organizzazione israeliana per i diritti umani Yesh Dih che denunciava come, tra il 2005 e il 2022, la quasi totalità delle indagini su attacchi dei coloni contro i palestinesi della Cisgiordania era stato chiuso senza incriminazioni, oltre l’80 per cento delle denunce non sono state neanche oggetto d’indagine. Impunità per i coloni come per le forze occupanti sicuramente nei ben 621 attacchi dei coloni israeliani contro i palestinesi della Cisgiordania occupata registrati formalmente nel 2022 dalle Nazioni Unite. Nello stesso modo il regime nazisionista di Tel Aviv ignora le denunce di Amnesty International che continua a chiedere la rimozione di tutti gli insediamenti, la cui presenza costituisce un crimine di guerra dal punto di vista del diritto internazionale, e di smantellare il sistema dell’apartheid contro i palestinesi che rappresenta un crimine contro l’umanità.

22 marzo 2023