Chiamati da Libera e da Avviso Pubblico
70 mila in corteo a Milano contro le mafie
Don Ciotti denuncia le organizzazioni criminali “imprese moderne che ammazzano meno e ricorrono meno alla violenza perché possono contare sulla violenza bianca degli affari e dei crimini tributari” e ricorda le vittime del Mediterraneo dove “nuotano e sguazzano le mafie”
Per eliminare definitivamente le mafie bisogna eliminare il capitalismo

 
Lo scorso 21 marzo, in cui si celebra la Giornata della Memoria e dell'Impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie, si è svolto a Milano un corteo, organizzato dalle associazioni Libera e Avviso pubblico, al quale hanno partecipato oltre 70mila persone che hanno sfilato per le vie del capoluogo lombardo dai giardini di Porta Venezia, poco lontano dal luogo in cui trent'anni fa le bombe della mafia uccisero cinque persone, a piazza Duomo.
Dietro lo striscione con lo slogan “È possibile” si sono ritrovati esponenti politici politici del “centro-sinistra”, rappresentanti sindacali, rappresentanti di associazioni della società civile e tanta, tantissima gente, soprattutto giovani, mentre erano totalmente assenti esponenti politici del centrodestra e del governo Meloni.
Nel suo discorso tenuto in una piazza Duomo gremita Il presidente dell'associazione Libera, don Luigi Ciotti, ha peraltro detto: “Finché non ci sarà una presa di coscienza collettiva sulle ricadute della peste mafiosa, non si riuscirà a estirpare il male alla radice, una radice che è culturale, sociale, etica”. E poi ha denunciato che è in atto una “saldatura tra capitali mafiosi e potere economico”, ossia tra capitali mafiosi e capitali non mafiosi. Infatti “le mafie sono diventate imprese moderne che ammazzano meno e ricorrono meno alla violenza perché possono contare sulla violenza bianca degli affari e dei crimini tributari”.
Le mafie, quindi, si muovono ormai pienamente, nella denuncia del fondatore di Libera, in una logica imprenditoriale che ha fatto loro fiutare da tempo, tra l'altro, l'affare derivante dalle necessità vitali dei migranti: parlando della tragedia di Cutro, Don Ciotti ha aggiunto che “la strage è figlia di quella ingiustizia globale che si chiama Mediterraneo, dove nuotano e sguazzano le mafie, ma dove ci sono anche le Ong che salvano. Le mafie vincono dove l’umanità annega. Le migrazioni forzate sono indegne: una persona non può essere privata della libertà e della dignità perché è nata in una delle zone del mondo devastate dall’ingiustizia. I morti sono la coscienza sporca di un Occidente che si volta dall’altra parte. Quando il valore del denaro è superiore a quello della vita c’è una guerra subdola e nascosta. È offensivo e ipocrita chiedere ai migranti se sono coscienti dei rischi, perché la loro scelta è tra la vita e la morte. Le mafie sono internazionali, il segno di una globale diserzione etica.” Anche se il fondatore di Libera non lo ha espressamente detto, le organizzazioni criminali sono, nella sua analisi, parte integrante di quello stesso sistema capitalista che, sfruttando a man bassa l'Africa nera, provoca l'emigrazione forzata da quei territori.
Per la sconfitta delle mafie vanno bene i cortei, le manifestazioni, gli eventi tra i quali quello di Milano affinché le masse prendano coscienza del fatto che la mafia è indissolubilmente parte del capitalismo, ma l'unico modo per sconfiggere definitivamente le mafie occorre la nuova società socialista, perché soltanto essa può distruggere dalle fondamenta il capitalismo e tutte le sue variabili, tra le quali vi è quella criminale.

29 marzo 2023