Francia
Successo del decimo sciopero generale per bloccare la controriforma pensionistica di Macron
Incassato il successo di partecipazione allo sciopero e di presenza nelle piazze di tutto il paese del 23 marzo per il nono sciopero generale contro la riforma delle pensioni voluta dal presidentre Emmanuel Macron e dal suo governo guidato da Elisabeth Borne e che ha al centro l'innalzamento dell'età pensionabile da 62 a 64 anni, i sindacati e tutto il movimento studentesco e popolare che si è coalizzato per bloccare la controriforma governativa hanno dato vita con un altro successo al decimo sciopero generale, quello del 28 marzo. Una conferma che se per Macron il discorso dovrebbe essere chiuso con la forzatura pur prevista dalla costituzione all'Assemblea nazionale e il varo della legge senza neanche il voto, la partita è ancora aperta per quella parte consistente del popolo francese che continua a riempire le piazze e a rilanciare la lotta con l’undicesima giornata di mobilitazione nazionale del 6 aprile, considerato anche che l'iter legislativo non si è ancora del tutto concluso e prevede un esame della Corte costituzionale che dovrebbe esprimersi entro la fine di aprile.
L'ampiezza delle manifestazioni durante lo sciopero del 28 marzo era confermata anche dalla massiccia mobilitazione degli oltre 10 mila agenti schierati dal ministro dell’Interno Gérald Darmanin per controllare gli oltre 200 cortei previsti in tutta la Francia; quasi la metà dei poliziotti era dislocata a Parigi, impegnati a partire da ben 10mila controlli preventivi prima della manifestazione, e dove come di consueto si è svolta la manifestazione principale.
Fin dalla mattina del 28 marzo migliaia di manifestanti bloccavano i binari della Gare de Lyon, una delle principali stazioni della capitale. Si fermava il sistema dei trasporti locale e assieme alla chiusura già annunciata del museo del Louvre rimanevano chiusi anche altri monumenti simbolo della Francia come la Tour Eiffel, l’Arco di Trionfo e la vicina reggia di Versailles. Il governo deve sospendere la riforma, dichiarava il segretario generale del sindacato Force Ouvrière impegnandosi a continuare negli scioperi e nelle mobilitazioni ma intanto era sospeso lo sciopero dei netturbini a Parigi. Il segretario del principale sindacato francese, la Cfdt, a nome dell'Intersindacale proponeva al governo la sospensione della riforma, o meglio dell’articolo 7 della riforma che alza l’età pensionabile da 62 a 64 anni, e l'apertura di un nuovo negoziato affidato a una delegazione ristretta per uscire dal muro contro muro e trovare una mediazione che possa portare ad “un compromesso sociale” in attesa del parere del Consiglio Costituzionale.
Una disponibilità rigettata dal governo. Possiamo vederci comunque senza problemi rispondeva il portavoce dell’esecutivo Olivier Véran che confermava la posizione espressa il giorno precedente da Macron, mano tesa verso le parti sociali ma su altri temi rispetto alle pensioni. Tuttavia la primo ministro Elisabeth Borne ha invitato i sindacati a Matignon per un confronto e al momento solo la Cfdt ha accettato.
Una prima risposta all'arroganza del presidente e del suo esecutivo veniva dagli studenti universitari che il 30 marzo tornavano in piazza a Parigi per una manifestazione convocata dal comitato delle principali facoltà della regione parigina; partito dalla centrale piazza del Pantheon, il corteo studentesco attraversava le strade del quartiere Latino per arrivare in piazza della Bastiglia. Alla manifestazione partecipavano anche rappresentanti dei lavoratori e delle lavoratrici.
Nei cartelli e striscioni portati in corteo le richieste del movimento di lotta, dal ritiro della controriforma pensionistica alla richiesta di un aumento dei salari, a un urgente intervento contro la precarietà e per la tutela dell’ambiente. Fra gli slogan anche “Siamo tutti antifascisti”, gridato in italiano, e “siamo anticapitalisti”. Gli studenti universitari, dichiaravano dei portavoce del movimento, condividono le rivendicazioni sindacali, sottolineano la necessità dell'unità di azione tra studenti e lavoratori e sono decisi a andare fino in fondo senza compromessi. "Noi continueremo a essere in strada. Perché non abbiamo alternative” era la corretta e logica conclusione del ragionamento sulla loro mobilitazione verso la nuova giornata di sciopero del 6 aprile.
5 aprile 2023