46° Anniversario della fondazione del PMLI
La questione del potere politico
di Giovanni Scuderi*
C'è una questione molto importante, fondamentale, che è completamente assente nel dibattito politico. È la questione del potere politico, la madre di tutte le questioni. I partiti del vigente regime capitalista neofascista non hanno alcun interesse a parlarne perché a costoro sta bene che al potere ci sia la borghesia. L'unico partito che ha interesse a parlarne è il PMLI, il cui compito generale è quello di guidare il proletariato, la classe delle operaie e degli operai, alla conquista del potere politico.
Il nostro Paese è diviso in classi, i diversi e distinti gruppi sociali in cui è suddivisa la popolazione. Le classi principali sono due: la borghesia e il proletariato o classe operaia.
La borghesia, il gruppo sociale più ricco, ha in mano tutto il potere: da quello politico ed economico e finanziario a quello istituzionale, giuridico, culturale e mediatico. Il proletariato invece non ha niente, tranne le braccia per lavorare. E nel lavoro viene sfruttato per arricchire la borghesia tramite il plus valore, ossia la parte delle giornata di lavoro in cui l'operaio, o l'operaia, lavora gratuitamente per il capitalista. Il plusvalore è la fonte del profitto e della ricchezza della classe dei capitalisti e dello sfruttamento dell'uomo sull'uomo.
Il proletariato, sia perché produce tutta la ricchezza del Paese, sia perché è l'unica classe che può sradicare lo sfruttamento dell'uomo sull'uomo e le cause economiche che generano le classi e tutti i problemi delle masse, sia perché numericamente è di gran lunga maggiore rispetto alla borghesia, ha il diritto di avere il potere politico. Un diritto che deve rivendicare con forza e determinazione e imporlo con la rivoluzione socialista, quando matureranno le condizioni, perché non gli è riconosciuto dalla Costituzione e perché non è possibile ottenerlo per via parlamentare.
Attualmente il proletariato si batte per il lavoro, il salario, la parità salariale, l'orario e la settimana di lavoro, la pensione, la sanità, l'istruzione, il fisco, le bollette, l'ambiente, il clima e su tanti altri fronti di lotta, tra i quali l'antifascismo, ma su un piano riformista, elettorale e costituzionale, senza mettere in discussione il potere della borghesia e il suo sistema economico capitalista.
Il fatto è che il proletariato non si è ancora posto la questione della conquista del potere politico. Nemmeno la sua punta più avanzata costituita dal Collettivo di fabbrica GKN, sostenuto attivamente dal PMLI fin dall'inizio della sua esemplare e storica lotta per la salvaguardia della fabbrica, si è posto questa strategica questione.
Eppure nell'Ottocento, sotto l'influenza di Marx ed Engels, il proletariato ne aveva coscienza. E con maggior profondità e concretezza nel Novecento sotto l'influenza di Lenin, separandosi dai riformisti e fondando il Partito comunista d'Italia. Senonché la borghesia, prima attraverso la direzione dogmatica, settaria e astensionista di principio di Bordiga, e poi con la direzione revisionista di destra di Gramsci, Togliatti e dei loro successori fino a Occhetto, gradualmente è riuscita a cancellare nella testa e nei piani del proletariato l'obiettivo della conquista del potere politico.
È giunto però il momento che il proletariato rifletta sul suo futuro, che si appropri della sua cultura, che è il marxismo-leninismo-pensiero di Mao e non quella dell'operaismo, dell'anarco-sindacalismo, del riformismo e della socialdemocrazia, che prenda coscienza di essere una classe per sé, non solo in sé, il cui compito fondamentale è cacciare dal potere la borghesia con la forza e prenderne il posto come classe dominante, cambiando radicalmente la società, nella struttura e nella sovrastruttura.
Le operaie e gli operai anticapitalisti coscienti e informati prendano in carico senza indugio questa questione e la pongano all'interno dei luoghi di lavoro, dei loro sindacati, partiti e movimenti. E i partiti con la bandiera rossa aprano una grande discussione pubblica e privata per elaborare un progetto comune sul socialismo con il proletariato al potere.
Quantunque si sostenga che siamo passati dall'assetto industriale, che produce prodotti materiali, all'assetto postindustriale, che produce prodotti immateriali, il sistema economico è sempre quello capitalista.
Il capitalismo, il sistema economico della borghesia, passa di crisi in crisi, specie finanziarie e bancarie come quella di queste settimane. Alla fine si salva grazie agli interventi degli Stati investiti facendone pagare le spese alle masse. Esso ha continuo bisogno di correzioni, adeguamenti e aggiornamenti per essere salvato. Addirittura il magnate Carlo De Benedetti nel suo recente libro ha auspicato di ricorrere a “un nuovo socialismo”, che in sostanza ripropone la vecchia socialdemocrazia di cui oggi il principale teorico è il sociologo Domenico De Masi.
Nulla che assomigli, nemmeno pallidamente, all'autentico socialismo, così definito nel marzo 1850 da Marx: “Il socialismo è la dichiarazione della rivoluzione in permanenza, la dittatura di classe del proletariato, quale punto di passaggio necessario per l'abolizione delle differenze di classe in generale, per l'abolizione di tutti i rapporti di produzione su cui esse riposano, per l'abolizione di tutte le relazioni sociali che corrispondono a questi rapporti di produzione, per il sovvertimento di tutte le idee che germogliano da queste relazioni sociali”.
Il proletariato deve quindi porsi come obiettivo strategico la conquista del socialismo. Intanto mettendo nel mirino il governo neofascista Meloni, che tra l'altro tenta di riscrivere la storia del fascismo e dell'antifascismo calunniando la Resistenza, e creando il più largo fronte unito possibile per abbatterlo.
Il nostro auspicio è che il proletariato si affretti a imboccare la via del socialismo e del potere politico, anche perché la situazione internazionale, dopo la criminale aggressione dell'Ucraina da parte del nuovo zar Putin per ripristinare l'impero zarista, si fa sempre più incandescente a causa delle contraddizioni crescenti tra l'imperialismo americano e il socialimperialismo cinese. Da un qualsiasi incidente potrebbe scaturire la terza guerra mondiale, che il proletariato italiano potrebbe evitare solo se è al potere. Altrimenti non potrà che insorgere, alla testa delle masse popolari, per impedire che l'Italia venga coinvolta nella terza guerra mondiale.
Il PMLI, di cui il 9 Aprile ricorre il 46° Anniversario della fondazione, non si stancherà di invitare il proletariato a porsi la questione della conquista del potere politico, e di agire di conseguenza. Di sicuro le militanti, i militanti, le simpatizzanti e i simpatizzanti del PMLI, ai quali vanno i più caldi e riconoscenti ringraziamenti del Comitato centrale e del Segretario generale del Partito per il loro coraggioso, esemplare, infaticabile e duro impegno politico, porteranno fino in fondo la missione storica del PMLI. Una impresa titanica di lunga durata.
Viva il proletariato italiano!
Viva il PMLI!
Coi Maestri e il PMLI vinceremo!
Firenze, 3 aprile 2023
* Segretario generale del PMLI