Vertice dei ministri degli Esteri della Nato nel 75° anniversario della fondazione dell'Alleanza atlantica imperialista
La Nato si allarga alla Finlandia. La Russia invia missili nucleari in Bielorussia
Stoltemberg: “Dobbiamo stare insieme ai nostri partner dell'Indo-Pacifico perché la Cina e la Russia stanno insieme e lavorano insieme”

 
Oggi è una giornata storica perché tra poche ore accoglieremo la Finlandia come trentunesimo membro della nostra Alleanza, dichiarava il Segretario generale della Nato Jens Stoltenberg prima dell'apertura della riunione dei Ministri degli Affari Esteri nel quartier generale a Evere, alla periferia nord di Bruxelles il 4 aprile, giusto in concomintanza con il 75° anniversario della fondazione dell'Alleanza atlantica imperialista, con la firma il 4 aprile 1949 a Washington del Trattato istitutivo. Poco prima Stoltenberg e il presidente finlandese Sauli Niinisto avevano partecipato alla cerimonia della prima bandiera coi colori blu e bianco della Finlandia issata sul pennone a fianco di quelle degli altri trenta Paesi membri dell'Alleanza nel piazzale antistante il quartier generale Nato.
Nella conferenza stampa alla fine della prima giornata dei lavori, Stoltenberg ricordava che la decisione di invitare all'adesione la Finlandia e la Svezia era stata presa a giugno dell'anno scorso nel vertice dei capi di Stato e di governo a Madrid e dopo nemmeno un anno con un procedimento a tempo di record, il più rapido nella storia moderna della Nato, la Finlandia è già membro a pieno titolo mentre l'adesione della Svezia è stata ratificata da 28 paesi ma è al momento ancora frenata dall'opposizione della Turchia che accusa Stoccolma di appoggiare l'opposizione curda. In ogni caso, assicurava Stoltenberg, la Svezia è molto più vicina e integrata nelle strutture civili e militari della Nato di quanto non lo fosse prima della candidatura, partecipa già alle attività delle strutture militari e civili ed è difesa, se non ancora dall'articolo 5 del Trattato Nato, da una serie di accordi di sicurezza bilaterali. Non ci devono essere dubbi che se ci fosse un attacco o una minaccia militare contro la Svezia la Nato reagirà.
All'atteso annuncio Nato il Cremlino rispondeva col portavoce Dmitry Peskov, che definiva l'espansione della Nato "una minaccia della nostra sicurezza e degli interessi nazionali della Federazione Russa", e con una nota del ministero degli Esteri russo dove si annunciava che "la Federazione russa sarà costretta ad adottare misure di ritorsione, sia tecnico-militari che di altro tipo, al fine di fermare le minacce alla nostra sicurezza nazionale derivanti dall'ingresso della Finlandia nella Nato". Non sarebbero al momento previsti nuovi schieramenti di uomini e mezzi di Mosca sul lungo confine tra Finlandia e Russia ma fra le misure già adottate c'è il trasferimento in Bielorussia dei missili Iskander in grado di trasportare testate nucleari, l'avvio dell’addestramento dei militari di Minsk per utilizzare questi sistemi e il completamento entro luglio della costruzione di un impianto di stoccaggio per le armi nucleari tattiche.
L'aggressione dell'imperialismo russo all'Ucraina, che Mosca ha tentato di giustificare anche con la necessità di fermare l'avanzata dell'Alleanza militare imperialista avversaria verso i suoi confini, ha quindi prodotto l'effetto contrario e la Nato si allarga con l'ingresso della Finlandia, con la Svezia a un passo dall'ufficializzazione e l'Ucraina che di fatto è già come fosse un membro a pieno titolo.
Uno degli argomenti centrali del vertice dei ministri degli Esteri Nato è stato proprio l'incremento del sostegno all'Ucraina per respingere l'aggressione dell'imperialismo russo, un impegno che ha portato i 31 partner a decidere di dare il via a un "programma strategico di assistenza pluriennale" al fine, spiegava Stoltenberg, di aiutare Kyiv a "sviluppare l'interoperabilità con gli alleati della Nato", a addestrare le forze ucraine all'uso delle armi occidentali che progressivamente sostituiscono il vecchio arsenale di provenienza russa. Quella attività che è già in corso sui campi di guerra dove almeno un centinaio di agenti delle forze speciali dei paesi Nato partecipano direttamente alla guerra contro Mosca per permettere l'uso delle armi fornite, dalle batterie missilistiche ai droni. L'Ucraina deve essere portata agli standard della Nato e questo l'aiuterà, sottolineava il segretario generale, "nel suo percorso di integrazione euro-atlantica. Perché il futuro dell'Ucraina è nella famiglia euro-atlantica".
Lo schieramento militare dei paesi imperialisti dell'Ovest, sulla spinta della criminale guerra scatenata dal nuovo zar Putin in Europa, si rafforza e si compatta dietro il capofila Usa per contrastare uno dei due cardini dello schieramento militare avversario dei paesi imperialisti dell'Est, l'imperialismo russo, ma al contempo non perde di vista la sfida principale definita da Washington col primo avversario, il socialimperialismo cinese, il cui comportamento dallo scorso vertice di Madrid è stato classificato formalmente nel nuovo Concetto strategico come "una sfida ai nostri interessi, ai nostri valori e alla nostra sicurezza", leggi alla leadership imperialista mondiale degli Usa.
Una alleanza militare quando ragiona di rafforzarsi per affrontare quelle sfide che ritiene minacciose per la sua esistenza non può che partire dall'aumento delal spesa militare dei paesi membri. L'argomento è da tempo sul tavolo e Stoltenberg auspicava che a luglio, al prossimo vertice di Vilnius "gli alleati concorderanno di avere un impegno più ambizioso per gli investimenti nella difesa, in cui considereremo il 2% del PIL per la difesa non come un tetto massimo ma come un minimo, un minimo che dobbiamo spendere di più in un mondo più pericoloso per la nostra sicurezza".
Sembra un paradosso ma se si riarma perché si sentirebbe in pericolo la Nato che è la prima organizzazione militare del mondo, "insieme gli alleati della Nato rappresentano il 50% della potenza militare mondiale", ricordava Stoltenberg, vuol dire che l'imperialismo dell'Ovest punta a rafforzare il suo primato mondiale ma non per una ridicola questione di sicurezza quanto per tenere a distanza i concorrenti imperialisti emergenti che vogliono scalzarlo, vedi il socialimperialismo cinese che si prepara all'assalto grazie anche all'asse strategico stretto con la Russia di Putin.
Il futuro dell'attività militare della Nato non è più da tempo quello istituzionale che avrebbe come teatro di operazioni il Nord atlantico, lo aveva già allargato con le aggressioni e le occupazioni in Medio Oriente al seguito della cosiddetta guerra al terrorismo lanciata dall'imperialismo americano, costellata da una lunga serie di crimini contro l'umanità compiuti sui popoli mediorientali avallati se non compiuti anche dagli alleati imperialisti. Lo scenario principale dello scontro imperialista mondiale si è spostato nell'area indo-pacifica, tra Usa e Cina, e la Nato aggiusta ancora una volta il tiro per rispondere alle esigenza della guerra in Europa e ai preparativi dello scontro militare in Asia.
Alla sessione finale dei lavori del vertice di Bruxelles erano stati invitati a partecipare, assieme alla Ue, quelli che Stoltenberg definiva i partner della Nato nell'Asia-Pacifico, Australia, Giappone, Nuova Zelanda e Corea del Sud, perché "la sicurezza non è regionale, ma globale. Ciò che accade in Europa è importante per l'Indo-Pacifico, per l'Asia. E ciò che accade in Asia è importante per l'Europa. E la guerra in Ucraina lo dimostra con tutte le sue ramificazioni globali. Inoltre quando si vede che la Cina e la Russia si avvicinano sempre di più, che stanno insieme, che lavorano insieme, è ancora più evidente che dobbiamo stare insieme ai nostri partner nell'Indo-Pacifico". Una perfetta sintesi della politica bellicista dei paesi imperialisti dell'Ovest contro gli avversari imperialisti dell'Est.

12 aprile 2023