Macron firma la legge
La protesta popolare non si ferma per affossare la controriforma delle pensioni

 
Poche ore dopo la convalida ottenuta dal consiglio Costituzionale che aveva respinto tutte le richieste di sindacati e opposizioni per fermare l'iter legislativo della contestata controriforma delle pensioni, il presidente francese Emmanuel Macron alle 3 di notte del 15 aprile firmato il testo della legge che entrava in vigore con la quasi immediata pubblicazione nella versione online della Gazzetta Ufficiale. Un metodo vergognoso che le organizzazioni sindacali definivano una provocazione e rilanciavano la mobilitazione convocando altre due giornate di sciopero per il 20 e il 28 aprile e una grande manifestazione il Primo Maggio.
Il portavoce del governo Olivier Veran dichiarava che la legge era stata promulgata nella notte perché l'esecutivo "aveva bisogno di andare avanti" e sottolineava che sarebbe entrata in vigore gradualmente a partire dal primo settembre. Non c'era quindi alcun bisogno di urgenza per il governo di Elisabeth Borne e per il presidente Macron che aveva fino a quindici giorni di tempo per firmare la legge ma se a parole presidente e primo ministro invitavano al dialogo nei fatti hanno respinto financo l'ultima richiesta delle organizzazioni sindacali di non promulgare almeno la misura che aumenta da 62 a 64 anni l'età minima pensionabile.
Questa è una delle principali misure contestate nelle manifestazioni di piazza che si sono susseguite da tre mesi con una crescente partecipazione lungo tutto l'iter della legge, l'atto più evidente della bocciatura da parte dei lavoratori e del popolo francese. Lo sa benissimo Macron tanto che nel discorso alla nazione del 17 aprile dichiarava che "la riforma era necessaria, ma è una riforma accettata? Chiaramente non lo è. Nonostante mesi di concertazione, non si è potuto trovare un consenso. Ho sentito la rabia dei francesi. Ho sentito nelle manifestazioni un’opposizione alla riforma" ma liquidava la forte opposizione alla controriforma con un "me ne rammarico" e tentava di andare oltre rilanciando il negoziato sindacale con il governo con “l’apertura di tre cantieri” su lavoro, giustizia e sul progresso. La firma notturna della legge segnala casomai la fretta di Macron di chiudere la partita della controriforma largamente osteggiata dai lavoratori e dal popolo francese. E non è detto che gli riesca.
Già il 14 aprile, subito dopo la sentenza della Corte costituzionale che respingeva le modifiche presentate dai sindacati e la richiesta del referendum abrogativo delle opposizioni, a Parigi diverse centinaia di manifestanti protestavano davanti all'Hotel de Ville con fumogeni, manifesti e cori contro Macron. Diffuse le proteste da Lione, a Strasburgo, Marsiglia e Lille che si moltiplicavano in tutto il paese il 15 aprile dopo dopo la vergognosa firma notturna della legge da parte di Macron.
La protesta di piazza resta nell'immediato l'unico strumento utile contro la riforma di Macron e Borne. Le opposizioni hanno presentato un'altra richiesta di referendum abrogativo che sarà esaminata è stata consegnata dalle opposizioni che sarà esaminata dalla Consulta il 3 maggio. Ammesso e non concesso che la Consulta non rigetti di nuovo la richiesta, il percorso di una consultazione popolare in Francia tra raccolta delle firme, 4,8 milioni quelle necessarie, validazione della richiesta e pronunciamento del Parlamento si arriverebbe al voto a metà del 2024.
I prossimi appuntamenti sono i due scioperi già indetti dai sindacati entro la fine di aprile e la mobilitazione straordinaria prevista per il Primo Maggio.

19 aprile 2023