Dati Istat
Salgono i profitti delle imprese, giù i salari e forte calo del potere di acquisto delle famiglie (-3,7%)
Dai dati diffusi dall'Istat sulla situazione economica italiana relativamente al quarto ed ultimo trimestre del 2022 emerge che salgono le quote di profitto delle imprese e, contemporaneamente, sale l'inflazione, con l'effetto che cala il potere di acquisto dei salari e, di conseguenza, il potere di acquisto delle famiglie.
Tra ottobre e dicembre dello scorso anno, infatti, il reddito è cresciuto leggermente (+0,8%), ma non tanto da coprire gli aumenti di tutti i beni, che in generale sono aumentati ben più che i salari, comportando una diminuzione del potere d'acquisto dei salari del 3,7%.
D'altra parte, la quota di profitto delle società non finanziarie nel quarto trimestre dello scorso anno è stata pari al 44,8%, ossia +1,9% sul precedente trimestre e +3% sul quarto trimestre 2021.
Un processo simile si è verificato nel resto dell'Unione europea, stando ai dati Eurostat, poiché nel quarto trimestre dello scorso anno la quota di profitto è salita al 42%, ma negli altri Paesi dell'Europa il tasso di risparmio appare in ripresa, mentre in Italia si è registrata una marcata flessione del tasso di risparmio, sceso di 2 punti al 5,3%, secondo i dati dell'Istat.
La flessione italiana del tasso di risparmio ha determinato un calo per le vendite al dettaglio di -0,1% in valore e di -0,9% in volume, con una più vistosa flessione delle vendite di beni alimentari di -0,3% in valore e di -1,8% in volume, con la conseguenza che nel nostro Paese le famiglie spendono di più per comprare meno.
Quanto agli altri indicatori l’Istat ha messo in evidenza che nel quarto trimestre dello scorso anno il rapporto tra deficit e prodotto interno lordo è peggiorato di 0,7 punti percentuali, con un indebitamento netto delle amministrazioni pubbliche in rapporto al Pil pari a -5,6% contro il -4,9% nello stesso trimestre del 2021.
I dati che riguardano il forte calo del potere d’acquisto è un dato grave e preoccupante, con un'inflazione che ha eroso il potere d’acquisto delle famiglie e che si sta già ampiamente manifestando sotto forma di una caduta dei consumi. Gli italiani stanno quindi intaccando i loro risparmi nel tentativo di mantenere il loro precedente tenore di vita, ma la perdita del potere d’acquisto, l'aumento delle bollette e il costo della vita lievitato avranno ripercussioni serie sulla crescita della nostra economia.
Per ora una cosa è certa: ad aumentare finora sono stati solo i profitti delle aziende, mentre, al contrario, non è aumentato il lavoro stabile e non sono cresciuti né i salari, né gli investimenti, e di certo giovano solo alle aziende misure quali la tassa piatta e, da ultimo, l’imposta unica sui redditi che il governo Meloni sta studiando.
L'inflazione media nell'ultimo anno ha superato il 9% impoverendo lavoratori e masse popolari eppure, come si legge nel comunicato stampa del Consiglio
dei ministri, il governo non solo non provvede sia pure in ritardo a rivalutare salari e pensioni ma punta tutto alla “moderazione della crescita salariale per prevenire una pericolosa spirale salari-prezzi”. Col risultato che i capitalisti vedono crescere ancor di più i loro profitti, anche grazie all'inflazione, mentre la miseria si allarga nella popolazione e colpisce duro i vecchi e i nuovi poveri, operai e lavoratori a basso reddito, giovani precari e immigrati, donne e famiglie del Sud, le periferie urbane e quei territori della penisola abbandonati e marginali.
19 aprile 2023