A Padova ricompensa di 100 euro per gli alunni con la media del nove
Gli studenti denunciano la scuola del “merito”: “È il fallimento dell'istruzione, una competizione tossica”
Premiare gli studenti più “capaci e meritevoli” con ricompense in denaro e viaggi gratuiti all'estero per perfezionare l'inglese e penalizzare ulteriormente gli studenti di estrazione popolare che non hanno i mezzi economici per pagarsi lezioni private, frequentare scuole di eccellenza e sostenere costosissimi corsi di specializzazione e sono perciò ancora di più condannati all'insuccesso, all'abbandono scolastico e addirittura al suicidio.
Questa è la concezione della scuola pubblica italiana imposta dal governo neofascista Meloni, mutuata direttamente dal sistema premiale di produzione aziendale capitalistica, che il ministro fascioleghista, anticomunista, sovranista e separatista Giuseppe Valditara vuole imporre nelle scuole di ogni ordine e grado per istigare gli studenti a una fratricida competizione meritocratica se vogliono eccellere negli studi e non essere additati come dei “falliti”.
Una concezione scolastica di chiaro stampo capitalista, neofascista, classista, meritocratica e aziendalista che purtroppo sta dilagando nella scuola pubblica e regna sovrana in molte scuole del Nord-Est tra cui l'Istituto di Istruzione Superiore Pietro Scalcerle e l’Istituto Comprensivo Ardigò di Padova.
Al Scalcerle il 7 aprile scorso è stata infatti organizzata la prima edizione della cosiddetta “Serata delle eccellenze” concepita appositamente dalla dirigenza scolastica per consegnare un attestato di “merito” e un buono da 100 euro agli studenti che hanno riportato in pagella la media del 9.
“È un modo per far conoscere i nostri ragazzi più bravi, dargli visibilità e incentivarli ad investire sul proprio futuro – ha sostenuto il preside Giuseppe Sozzo – Non c’è un clima di cattiva competizione o ansia. Se l’aspirazione alla vittoria e, soprattutto, al migliorare se stessi, spinge qualche studente a impegnarsi di più, ben venga”.
Il “merito”, indicato da Valditara perfino nella nuova denominazione del suo ministero, e spacciato come “imprescindibile valore formativo” da inculcare nella mente e nel cuore delle nuove generazioni studentesche è stato adottato come unico criterio valutativo anche dall’Istituto comprensivo Ardigò che ha deciso di far accedere ai soggiorni esteri totalmente gratuiti perché finanziati dal progetto Erasmus+ solo gli studenti che hanno una media pari o superiore all’8. Tutto ciò, secondo il dirigente scolastico Andrea Muto: “Non costituisce uno scandalo. Anche noi a scuola abbiamo stilato una graduatoria dei meriti acquisiti dai ragazzi attraverso una commissione preposta, che ha valutato i risultati conseguiti dagli studenti in prima e seconda media per quanto riguarda il comportamento, il rendimento generale ed in particolare nella lingua inglese”. E perciò, aggiungiamo noi, abbiamo deciso non di aiutare gli studenti in difficoltà, non di aiutare chi è rimasto indietro a colmare le lacune, ma di favorire ulteriormente gli studenti “meritevoli”, che già sanno l’inglese e che sono già avvantaggiati anche dal punto di vista economico. Insomma piove sul bagnato.
A spronare i presidi manager come Sozzo e Muto ad adottare il “merito” come principale strumento di valutazione degli studenti è stato fin da dicembre scorso lo stesso governo Meloni con un emendamento alla legge finanziaria che ha modificato il bonus cultura destinato ai diciottenni. L'emendamento non solo riduce i fondi da 230 a 190 milioni, ma stabilisce anche che a partire dal 2024 il bonus sarà sdoppiato in una carta della cultura e una carta del merito, cumulabili. La prima è destinata agli studenti e alle studentesse che provengono da famiglie con un Isee fino a 35mila euro; la seconda invece – come ha spiegato il ministro sanfedista alla Cultura Gennaro Sangiuliano – è riservato a “tutti i giovani, a prescindere dal reddito familiare, che raggiungeranno il massimo dei voti alla maturità, con l’evidente scopo di premiare il merito e l’impegno negli studi”.
In un comunicato stampa la Rete degli Studenti Medi denuncia “il fallimento dell’istruzione pubblica” e giudica "l'incentivo economico un fatto grave che si inserisce in maniera del tutto scomposta nel quadro a tinte fosche che dipingono da mesi esperti e organi di stampa... Un quadro fatto di angosce da prestazione nei luoghi di istruzione, assenza completa di strumenti di supporto e prevenzione sul benessere psicologico e sempre più spesso studenti che si tolgono la vita letteralmente schiacciati da un sistema che pretende la competizione a tutti i costi e in questo caso al costo di 100 euro con il tuo compagno di banco, nelle scuole come nelle università".
Si tratta, si legge ancora nel comunicato, di un sistema tossico che “invece di incentivare i giovani ad un maggior impegno in materia scolastica e dunque favorire l'apprendimento, nella pratica, consegna agli studenti esclusivamente un altro obiettivo per cui avere ansia e valutare uno dei percorsi più importanti nelle vite di ciascuno di noi, la scuola, esclusivamente come una corsa dove chi meno ottiene meno vale. È una dinamica tossica, pericolosa” perché “l'obiettivo della Scuola Pubblica dovrebbe essere quello di pensare a chi rimane indietro, di rimuovere gli ostacoli per chi è privo di mezzi, parafrasando la Costituzione, non premiare ed osannare chi eccelle".
Non a caso ogni anno migliaia di studenti mollano la scuola e abbandonano gli studi universitari e la dispersione scolastica nel nostro Paese ha raggiunto livelli record ed è fra le più alte d’Europa.
Perciò, conclude la Rete degli Studenti Medi, noi continueremo a batterci “affinché le scuole siano luoghi di apprendimento accessibili a tutti, a prescindere dal capitale economico e culturale di cui dispongono. Scuole che siano veri ascensori sociali, che diano a tutta la comunità studentesca gli strumenti per potersi realizzare, che incoraggino la collaborazione piuttosto che la sfrenata competizione. Scuole di tutti, non scuole dei soli 'meritevoli'... Servirebbe una strategia contraria: venire incontro a chi ha vissuto più difficoltà nel proprio percorso scolastico ed accertarsi che abbia accesso a una formazione culturale più ampia, andando a garantire i mezzi per colmare eventuali lacune. Il governo dovrebbe capire che la dispersione scolastica è un’emergenza sociale, da combattere attraverso politiche di sostegno strutturali”.
Invece Meloni, Valditara e Sangiuliano vogliono plasmare le nuove generazioni studentesche esaltando il “merito”, la “competizione” e l'ambizione individuale permettendo solo ai “capaci e meritevoli” di raggiungere i livelli più alti dell'istruzione liceale e universitaria e ottenere il “diritto” a far parte di quel nucleo di “eccellenze” da cui verranno poi selezionati i nuovi quadri dirigenti della classe dominante borghese; mentre gli studenti meno abbienti, privi di mezzi e sostegno economico vengono abbandonati a se stessi, confinati nei livelli più bassi dell'istruzione tecnica e professionale, condannati a “imparare un mestiere” e destinati a ingrossare l'esercito di sfruttati pronto a rimpiazzare i propri genitori nei lavori più umili, faticosi e meno pagati.
Esattamente come fece Mussolini negli anni Venti che affidò al filosofo del fascismo Giovanni Gentile il compito di elaborare “la più fascista delle riforme” per assoggettare l'istruzione pubblica e tutto il personale docente al controllo diretto del Partito Nazionale Fascista e del padronato. Curiosamente anche allora il nome del ministero della Pubblica Istruzione fu cambiato e assunse la denominazione di “Ministero dell’Educazione Nazionale” allo scopo di renderlo più adatto al progetto di progressiva fascistizzazione della scuola attribuendogli un ruolo fondamentale per la manipolazione ideologica, per la creazione del consenso a livello di massa e per fornire carne da cannone al capitalismo e all'imperialismo italiani con lo slogan “Libro e moschetto fascista perfetto”.
19 aprile 2023