La posizione del PMLI sui due referendum sulle armi all’Ucraina, che giovano all’aggressore russo non all’aggredito ucraino, lanciati dal giurista democratico borghese Ugo Mattei, pubblicata sull’ultimo numero dell’organo del PMLI “Il Bolscevico”, ha smascherato la subdola iniziativa pacifista promossa dai putiniani palesi o occulti sponsorizzati da “Il Fatto Quotidiano” di Travaglio, Putin e Conte. Tanto che la Direzione nazionale del Partito dei Carc, con una nota del 20 aprile lanciata tramite i suoi canali social, dal titolo “Una linea di demarcazione netta – Sulla posizione del PMLI a sostegno dell’invio di armi in Ucraina”, ha addirittura chiesto la messa al bando del nostro Partito dal fronte unito d'azione delle forze comuniste e dei suoi alleati antigovernativi e antifascisti, definendo la nostra posizione in merito “inconciliabile con gli interessi delle masse popolari”.
La Direzione dei Carc accusa il PMLI di avere “la stessa posizione promossa dal polo Pd al polo che oggi è dominato da FdI delle Larghe Intese, la stessa posizione della Ue e della Nato”. In realtà non è così, in quanto le motivazioni del PMLI sono diverse da detti poli e alleanze imperialiste. In ogni caso se si ritiene che la causa dell’Ucraina è giusta va appoggiata indipendentemente da chi sono i suoi sostenitori.
Noi marxisti-leninisti fin da subito, attraverso il comunicato dell’Ufficio stampa del PMLI emesso a poche ore dall’aggressione russa abbiamo detto che stavamo con l’Ucraina, i Carc invece fino qui non hanno avuto il coraggio di dire che stanno dalla parte dell’aggressore russo. Nascondendo questa loro posizione dietro una cortina fumogena di falsità e di generica contrarietà alla guerra.
È un fatto che il tentativo di Putin di ricreare l’impero zarista, a cominciare dall’annessione dell’Ucraina, appoggiato dal socialimperialismo cinese, in lotta con l’imperialismo americano per il dominio del mondo, è appoggiato anche dai Carc, oltre che dai rossobruni PC e Democrazia sovrana e popolare diretti da Marco Rizzo.
L'attacco provocatorio e minaccioso dei Carc al PMLI non è certo confacente alla dialettica che dovrebbe intercorrere tra due Partiti alleati nell’azione antigovernativa, antifascista e anticapitalista, nelle lotte per l’ambiente e il clima, a livello nazionale e locale. Evidentemente abbiamo rotto le uova
nel paniere dei Carc che pensavano di farla franca per il loro appoggio a detti referendum filoputiniani.
Questi referendum, sostenuti anche da Giuseppe Conte, fanno parte integrante della campagna generale di tutte le forze putiniane palesi o occulte. Come dimostrano i due appelli in corso. Uno è promosso da Santoro, Mattei, De Magistris, Bertinotti e altri, che invoca il cessate il fuoco e le trattative “per unire l’Italia contro la guerra”. L’altro è promosso da monsignor Ricchiuti, dal responsabile pace e disarmo di Rifondazione comunista Piccin, dal coordinatore nazionale di Potere al popolo Cremaschi e altri. Questo appello che ha per titolo “Fermare la guerra e imporre la pace”, si basa sulla linea del papa e della “proposta di pace” del socialimperialismo cinese.
Questa coalizione putiniana di fatto, a parte qualche membro in buona fede pacifista, ha tutto l’interesse a oscurare il PMLI per impedire che il suo sostegno all’Ucraina venga conosciuto dagli antimperialisti e dai sinceri pacifisti. E i Carc hanno fatto da testa d’ariete, pronti a tentare di isolare e emarginare il PMLI, giungendo persino alle minacce per impedirci di diffondere la nostra posizione di sostegno all’Ucraina, oltre a rompere l’alleanza d’azione col PMLI, invitando le proprie Segreterie federali e le Sezioni ad escluderci dalle iniziative comuni promosse e gli altri alleati a fare altrettanto. E questo alla vigilia delle manifestazioni del 25 Aprile, che richiedono invece la massima unità di tutte le forze antifasciste. Un bel regalo al governo neofascista Meloni, impegnato, tra l'altro, a riscrivere la storia dell'antifascismo, in particolare della Resistenza, in Italia.
Il PMLI era contro l’invio delle armi all’Ucraina ma di fronte alla macelleria crescente del nuovo zar Putin e dal momento che l’Ucraina si prepara alla controffensiva per cacciare dal Donbass l’invasore e occupante russo non è più possibile sostenere di non inviare le armi all’Ucraina. L’invio delle armi all’Ucraina comunque è una questione subordinata alla questione più generale della guerra di aggressione russa, che è la contraddizione principale: chi è infatti l’aggredito e chi l’aggressore, chi è l’occupante e chi è il resistente, chi sta distruggendo un Paese e falcidiando civili, chi taglia teste, chi rapisce i bambini, chi attua metodi e modalità della terra bruciata neonazisti.
I marxisti-leninisti sono per la pace giusta senza annessioni, non su posizioni pacifiste né su posizioni di appeasement con l’aggressore (russo neozarista in questo caso). Occorre che il movimento per la pace si chiarisca al suo interno su quale pace cercare e con quale linea politica la si debba perseguire. Soprattutto occorre che esso non finisca, in nome della pace a tutti i costi, per fare il gioco di Putin con le posizioni ambiguamente “equidistanti” tra Putin e Zelensky.
Oggi da più parti si arriva all’assurdo di giustificare da una parte l’invasione russa dell’Ucraina come una “guerra difensiva”, e dall’altra di accusare la Resistenza del governo, dell’esercito e del popolo del Paese invaso come la vera causa della prosecuzione di tale guerra, perché così vogliono Usa, Ue e Nato che usano l’Ucraina come pedina per piegare la Russia.
In questo momento e in questo teatro bellico non è l’imperialismo dell’Ovest a soffiare sui venti di guerra, bensì la Russia imperialista di Putin, con i bombardamenti indiscriminati contro obiettivi civili, i massacri e le deportazioni della popolazione ucraina, l’annessione illegale di suoi territori, la minaccia dell’uso di armi atomiche, la mobilitazione forzata di centinaia di migliaia di giovani russi per spedirli al fronte, e così via.
Non è l’Ucraina che minaccia l’esistenza della Russia, ma esattamente il contrario.
Se si vuole veramente la pace occorre chiedere il ritiro immediato dell'esercito neozarista russo dal Donbass.
La Direzione nazionale dei Carc sostiene che “il Partito Carc da sempre, convintamente e risolutamente, promuove il dibattito franco e aperto”, in realtà non si comporta conseguentemente, è unilaterale. Nel luglio dell'anno scorso, per esempio, non ha pubblicato su “Resistenza”, organo dei Carc, la critica del PMLI alla posizione dei Carc sulla guerra in Ucraina. Noi invece abbiamo pubblicato integralmente su “Il Bolscevico” la loro critica al PMLI sul tema.
Il nostro auspicio è che le compagne e i compagni di base dei Carc ragionino a fondo su questa contraddizione tra il PMLI e i Carc e convincano la propria Direzione a rivedere la sua posizione antiunitaria e riconfermare l'unità d'azione col PMLI. C’è già un segnale incoraggiante in questo senso proveniente da una importante città del Sud del nostro Paese.
Nonostante tutto ciò il PMLI continuerà, finché sarà possibile, ad avere un atteggiamento unitario con i Carc nel supremo interesse delle masse popolari e dello sviluppo della lotta di classe antifascista, anticapitalista, antimperialista per il socialismo.
Tenendo ben alta la gloriosa bandiera antifascista del 25 Aprile e fieri dell'appoggio militante all’eroica Resistenza ucraina, i marxisti-leninisti scenderanno in piazza il 25 Aprile e il 1° Maggio all’insegna della parola d’ordine: Liberiamoci del governo neofascista Meloni, per il socialismo e il potere politico del proletariato.
L’Ufficio politico del PMLI
Firenze, 24 aprile 2023