Meloni in Etiopia
Neocolonialismo, blocco dei migranti, contrasto a Cina e Russia in Africa

 
Lo scorso 6 febbraio al termine dell’incontro con il primo ministro etiope Abiy Ahmed Ali in visita di Stato a Roma, la presidente del Consiglio Giorgia Meloni aveva sottolineato che “l'Italia intende sostenere il pieno sviluppo di un paese perno della stabilità del Corno d'Africa, perché abbiamo l'ambizione di essere un partner privilegiato della regione e intendiamo svolgere quel lavoro con sempre maggiore determinazione”. A distanza di poco più di due mesi la premier neofascista ha ricambiato la visita ufficiale il 14 e 15 aprile, la prima leader di un Paese occidentale, sottolineano dal governo, a sbarcare in Etiopia dopo la fine delle ostilità in Tigrai. I temi del vertice sono stati il sostegno al processo di pace e gli aiuti umanitari, la cooperazione per lo sviluppo dell'industria e delle infrastrutture del paese africano e la gestione dei migranti e appena scesa ad Addis Abeba Meloni ha ribadito che "l'Etiopia è un paese la cui stabilità è fondamentale, Paese con il quale l'Italia vanta storiche relazioni che io intendo rafforzare ulteriormente”.
Le "storiche" relazioni cui fa riferimento sono ovviamente quelle del dominio coloniale fascista nel Corno d'Africa, ricomposte dalla neofascista Meloni nell'incontro del 14 febbraio con il Primo Ministro della Repubblica Federale Democratica di Etiopia, Abiy Ahmed Ali, e con il Presidente della Repubblica Federale di Somalia, Hassan Sheikh Mohamud, per un trilaterale Italia-Etiopia-Somalia. La seppur veloce missione diplomatica a Addis Abeba, che comunque è il secondo vertice in soli due mesi, mette quindi in evidenza la volontà del governo neofascista di rilanciare le ambizioni neocoloniali dell'imperialismo italiano nella regione dell'Africa orientale, in una delle regioni "storiche" di intervento nel continente africano dove intenderebbe occupare un ruolo di primo piano e non lasciare ad altri partner del fronte dei paesi imperialisti dell'Ovest il compito del contrasto alla penetrazione dei paesi imperialisti concorrenti, Cina e Russia. Rapporti economici, a partire dalla partecipazione di imprese italiane alla costruzione di porti, strade e dighe come la più grande d’Africa, quella sul Nilo, la Gerd osteggiata da Egitto e Sudan, e gestione dei migranti, leggi blocco dei migranti, sono elementi di contorno al progetto neocolonialista e imperialista del governo della neofascista Meloni.
Occorre ricordare in breve che la firma dell’accordo di pace di Pretoria, in Sudafrica, del 2 novembre 2022 con la vittoria di Addis Abeba aveva sancito la conclusione della guerra nella regione settentrionale separatista del Tigrai assediata dall'esercito etiope, dopo due anni esatti dall’avvio dei combattimenti; una guerra ignorata dalle democrazie borghesi occidentali nonostante gli almeno 600 mila morti, in gran parte civili per bombe e fame e 2,5 milioni di sfollati.
Il macellaio Abiy Ahmed Ali, vincitore nel 2019 del premio Nobel per la pace per l'accordo di pace con l'Eritrea, aveva rotto i vecchi rapporti storici dei regimi di Addis Abeba prima con la Russia e poi con la Cina e era diventato da qualche anno alleato dell'imperialismo americano. Washington appoggiava e elogiava il riformista Abiy ma in seguito ai massacri in Tigray riduceva i rapporti con l'Etiopia fino a cancellare il paese dalla lista degli importatori privilegiati. Lo spregiudicato Abiy mollava l'imperialismo americano e tornava a privilegiare i rapporti con Pechino e con Mosca che lo hanno coperto dalle condanne Onu. Un regalo ricambiato dal rappresentante etiope nelle votazioni alle Nazioni Unite contro l’invasione russa dell’Ucraina, con l'uscita dall'aula al momento del voto nel marzo 2022 sulla mozione di condanna dell’Assemblea generale condannò l’invasione e l'astensione nell’analogo voto nel 2023; nell’aprile 2022 col voto contrario all’espulsione della Russia dal Consiglio delle Nazioni Unite per i Diritti Umani.
Finito il macello in Tigray il fronte dei paesi imperialisti dell'Ovest ha rimesso all'ordine del giorno il recupero alla sua parte dell'Etiopia. Per primo si era mosso il segretario di Stato americano Antony Blinken che lo scorso 15 marzo sbarcava a Addis Abeba con la promessa di nuovi aiuti umanitari e del ripristino dei privilegi commerciali. In programma le visite del francese Macron e del tedesco Olaf Scholz secondo un'azione coordinata dei paesi imperialisti del G7 verso una serie di paesi, primo fra tutti l'India, per contrastare le iniziative di Cina e Russia.
L'imperialismo italiano non ha perso tempo e la neofascista Meloni dopo il viaggio in India, e gli accordi economici ma soprattutto militari stipulati col presidente Modi, punta a rilanciarsi nel Corno d'Africa e a partecipare in prima fila alle iniziative dell'imperialismo dell'Ovest per contrastare la penetrazione politica ma anche economica tramite una grande mole di investimenti che hanno permesso al socialimperialismo cinese di mettere più di un piede anche nella regione. Prossimi appuntamenti saranno a maggio a New York dove si terrà una conferenza alle Nazioni Unite di donatori per il Corno d’Africa co-presieduta anche dall’Italia e in ottobre il vertice intergovernativo Italia-Africa.
Su questi temi si è centrata la visita in Etiopia della premier neofascista Meloni che ha significativamente scansato il mausoleo nel centro di Addis Abeba costruito per ricordare i crimini commessi dall'esercito occupante di Mussolini, dall'uso dei gas asfissianti alla strage di diverse decine di migliaia di civili nel 1937 dopo il fallito attentato al viceré Rodolfo Graziani, di cui suo ministro e cognato Lollobrigida è fervente un estimatore.

26 aprile 2023