Luciano Mottola cartina di tornasole del clan Amato-Pagano
Arrestato il sindaco di Melito (FDI) per scambio elettorale politico-mafioso
18 arresti tra cui il padre dell’ex parlamentare Rostan. Coinvolti anche pezzi del “centro-sinistra” locale
Redazione di Napoli
Il 18 aprile la Procura antimafia di Napoli ha arrestato 18 persone accusate a vario titolo di reati gravissimi come lo scambio elettorale politico mafioso, attentati ai diritti politici del cittadino, associazione di tipo mafioso, corruzione, concorso esterno in associazione mafiosa, tentata estorsione.
Una bufera che si è abbattuta in un comune alle porte della città, ossia Melito, ad alta intensità camorristica e a due passi dalla grande piazza di spaccio sita nel quadrivio tra i quartieri di Scampia, Secondigliano e Miano di Napoli e il comune di Arzano.
Spicca tra tutti l'arresto di Luciano Mottola, sindaco di Melito, eletto alla fine del 2021 tra le file dei neofascisti Fratelli d’Italia (con l’appoggio di alcune liste civiche), del presidente del Consiglio comunale, Rocco Marrone, eletto con la lista “Melito più” (la più votata tra quelle a sostegno della coalizione FdI+liste civiche), e di altri due consiglieri comunali.
Il Giudice per le indagini preliminari, Isabella Iaselli, ha accolto le richieste dei magistrati anti camorra Giuliano Caputo e Lucio Giugliano, coordinati dalla procuratrice Rosa Volpe, e ha emesso l’ordinanza di custodia cautelare accendendo le luci sull’effettivo andamento delle elezioni dell’ottobre 2021 che portarono Mottola alla “vittoria”. Un successo inquinato pesantemente dalle intromissioni del sanguinoso clan camorristico Amato-Pagano, in particolare nella fase del ballottaggio contro l’esponente avversario (coalizione PD-M5S) attraverso pressioni e intimidazioni sulla popolazione locale, in cambio di denaro e promesse di posti di lavoro.
Nel blitz anticamorra delle 18 persone arrestate ben 16 sono finite in carcere: oltre a Mottola e a Rocco Marrone, vi è anche Antonio Cuozzo, consigliere comunale di Fratelli d’Italia, ma soprattutto Emilio Rostan, padre della ex deputata Michela Rostan (arciopportunista con Forza Italia dagli inizi del 2022, dopo aver debuttato col Pd, essere poi passata con Mdp, LeU e Italia Viva e avere fatto un pit-stop nel gruppo misto), probabilmente il deus ex machina
della vicenda tenuto conto che, secondo gli inquirenti, cui sarebbe toccato una parte del “lavoro sporco” di questa elezione truccata.
Coinvolta anche una parte del “centro-sinistra” con l’arresto di Massimiliano Grande, consigliere comunale di opposizione e capogruppo di “Davvero Ecologia e diritti”, attualmente agli arresti domiciliari.
Tornando a Emilio Rostan, per il quale la Procura ritaglia il ruolo di collettore di voti, che si fa carico di avvantaggiare Mottola, sostenuto da Fratelli d’Italia e altre 9 liste, a scapito di un altro candidato, sotto l’attenta regia del clan degli Amato-Pagano, coi quali - è l’ipotesi dell’accusa - dialoga per il tramite di Vincenzo Nappi, referente del sodalizio con il quale ci sarebbe stato un fitto scambio di incontri. Il capobastone camorristico Nappi verrà poi ucciso in un ristorante lo scorso 23 gennaio in un regolamento di conti. Gli incontri criminali fruttano la vittoria di Mottola al primo turno nell’ottobre 2021 e la sua ascesa al palazzo grazie anche a singoli episodi di compravendita di voti ed episodi ricattatori che hanno accompagnato l’inquinamento del voto: nelle carte dell’ordinanza del Tribunale napoletano si racconta che una candidata al Consiglio comunale fu addirittura obbligata dalla camorra a lasciare casa, a chiudere il negozio e anche a fare campagna elettorale per un candidato rivale, gradito al clan Amato-Pagano.
Avviato, quindi, lo scioglimento del Consiglio comunale con provvedimento immediato sabato 22 aprile per fermare le infiltrazioni camorristiche nei ricchi appalti previsti dal programma di Fratelli d’Italia e liste civiche che hanno appoggiato Mottola. Per ora è previsto il commissario prefettizio e la sospensione del consiglio, nell’ennesimo scenario della provincia di Napoli dove le cosche camorristiche sono presenti e in grado di infiltrarsi nelle istituzioni borghesi.
Non si può non notare come “brilli” il silenzio dei vertici del partito della neofascista Meloni e del suo governo che a tutt'oggi si son ben guardati dal prendere le distanze da Mottola e condannare il gravissimo intreccio politico-camorristico che lo aveva portato alla carica di sindaco.
3 maggio 2023