Ennesima strage di civili a Uman, nel centro dell’Ucraina, dell’aggressore neozarista russo
La controffensiva dell’Ucraina è improcrastinabile
Zelensky: “La malvagità russa può essere fermata con le armi e i nostri difensori lo stanno facendo”. Il falco del Cremlino Medvedev invoca “la massima sconfitta militare” dell’Ucraina
Si sono concluse il 29 aprile le operazioni di ricerca e salvataggio a Uman, città nel centro dell'Ucraina, nella regione di Cherkasy, bombardata all'alba del giorno prima dagli aggressori russi. Uno dei due ingressi di un condominio di 9 piani è stato completamente distrutto. Il bilancio è di 23 morti, fra cui sei bambini. Delle 23 vittime, tutte identificate, 22 corpi sono stati recuperati dalle macerie dell'edificio, mentre una persona è morta in ospedale. I feriti sono nove. Altre 17 persone sono state estratte vive dalle macerie e due donne risultano scomparse. "Tutti i servizi hanno funzionato in modo fluido ed efficiente. Vorrei ringraziare i soccorritori, gli agenti di polizia, gli operai e le decine di residenti della città di Uman che si sono uniti alla ricerca intorno all'edificio crollato. Il lavoro è stato fatto molto velocemente, perché c'era fretta di salvare più persone possibili. Fino a poco tempo fa, speravano ancora di trovare persone vive sotto le macerie", ha detto il ministro degli Affari interni ucraino, Ihor Klymenko, citato da Ukrainska Pravda.
Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky è tornato a chiedere il rafforzamento delle sanzioni contro la Russia. "Un'altra notte di terrore russo. Missili e droni – ha scritto su Twitter il presidente ucraino, denunciando l'attacco nella città di Uman -. La malvagità russa può essere fermata con le armi e i nostri difensori lo stanno facendo. E può essere fermata con le sanzioni, le sanzioni globali vanno rafforzate... Questo terrore russo deve affrontare una risposta equa da parte dell'Ucraina e del mondo. E lo farà. Ogni attacco del genere, ogni atto malvagio contro il nostro Paese e il nostro popolo avvicina lo stato terrorista al fallimento e alla punizione, non viceversa, come pensano. Non dimenticheremo alcun crimine, non permetteremo a nessun invasore di sottrarsi alla responsabilità".
E la controffensiva che le forze armate ucraine stanno programmando per liberare i territori occupati dalla Russia prevede anche la liberazione della Crimea, annessa dalla Russia nel 2014. Lo ha detto il 26 aprile in un'intervista all'emittente pubblica finlandese Yle
sempre il presidente dell'Ucraina, Zelensky. Uno degli obiettivi di questa controffensiva, per la quale anche il ministro della Difesa di Kiev ha ribadito il 28 aprile che i militari ucraini sono quasi pronti, è proprio quello di riprendere il controllo della penisola sul Mar Nero; ma, ha aggiunto, per riuscirci è sempre più necessario il sostegno degli alleati. Secondo Zelensky, le truppe russe perdono ogni giorno motivazione e al tempo stesso temono le conseguenze della loro ritirata.
L'unica risposta russa al piano di una controffensiva ucraina può essere "la distruzione di massa del personale e delle attrezzature militari impegnate dal regime nazista nella controffensiva, infliggendo loro la massima sconfitta militare", e di conseguenza "la sconfitta completa del nemico e il rovesciamento definitivo del regime nazista di Kiev con la sua completa smilitarizzazione su tutto il territorio dell'Ucraina". Ancora una volta, è l'ex presidente russo, attuale vice capo del Consiglio di sicurezza della Federazione, Dmitry Medvedev, ad esprimersi nel modo più aggressivo e criminale per illustrare il pensiero del Cremlino. Con un post sul suo profilo Telegram, Medvedev ha risposto alle sempre più frequenti dichiarazioni ucraine sull'imminenza di una controffensiva volta a riconquistare i territori occupati dall'inizio della guerra ma anche prima, come la Crimea.
Anche la gente della città di Zaporizhzhia "aspetta il cambiamento del fronte. Aspettiamo tutti con tanta fiducia la riuscita della controffensiva, perchè la pace per noi vuol dire ritornare ai confini ucraini del 1991. Un'altra pace per noi è inaccettabile anche perché abbiamo chiaro che per la Russia non si tratta di territori ma di schiacciare il popolo ucraino, è un genocidio. Questo non ci lascia altre visioni per un cambiamento". Lo ha detto dice il vescovo ausiliario di Donetsk, Maksym Ryabukha, in un'intervista all'Ansa del 26 aprile.
"È chiaro che la figura del Papa deve mantenere tutto il mondo, non solo Paesi specifici, ed è chiara la sua preoccupazione nel cercare di creare un equilibrio. Però quando pensiamo alla situazione qui è molto diversa dall'ottica che ci si può fare fuori, perché per parlare di pace bisogna parlare innanzitutto del rispetto umano, che qui non esiste", ha aggiunto il vescovo. "La guerra non l'ha iniziata e voluta l'Ucraina, e non ha mai creduto che potesse iniziare, anche nei giorni prima dell'inizio dell'invasione. Noi non siamo venuti in casa di altri, e questa è casa nostra. Non c'è alcun ragionamento umano che possa giustificare i passi dei russi. A questo punto, la questione della giustizia dice di lasciare a ognuno quello che gli spetta. La mia terra non mi è stata donata da qualcuno dei politici russi”, ha concluso.
3 maggio 2023