A Ischia circa 10mila lavoratori stagionali sono vittime del capitalismo selvaggio
Ridotti a schiavi, costretti a lavorare anche 12 ore, pagati una miseria o in nero
Dal corrispondente della Cellula “Il Sol dell’Avvenir” dell’isola d’Ischia del PMLI
Da tempo negli alberghi e nei ristoranti di tutta Ischia, ma non solo qui, i padroni lamentano la mancanza di lavoratori disponibili ad “accettare” un posto di lavoro. Per un po' di mesi, i cosiddetti datori di lavoro hanno ripetuto come un mantra, che era il reddito di cittadinanza il motivo per il quale i lavoratori non accettavano il lavoro ma preferivano starsene “sul divano”!
Poi, nessuno ha cantato più la solita canzone. I lavoratori stagionali dell’isola, che raggiungono la bella cifra di circa 10 mila in tutto, sono più che convinti del fatto che le pentole e le stoviglie, albergatori e ristoratori possono lavarsele da soli se non si decidono a garantire ai lavoratori paghe sindacali e orari di lavoro umani. Sono occupati negli oltre 400 alberghi, oltre 300 ristoranti e bar, tutti a condizioni indegne perché i contratti che i lavoratori firmano prevedono la metà delle ore di lavoro che realmente vengono effettuate e che assommano anche a 12 ore giornaliere!
Già nel 2020 la Cellula dell'isola d'Ischia “Il Sol dell'Avvenir” del PMLI era intervenuta in piazza, durante una manifestazione promossa dal Coordinamento degli stagionali, per denunciare il clima odioso che si respira ovunque, dove nessuno dice niente perché chi protesta viene immediatamente sostituito e, in un luogo piuttosto limitato come un’isola, il padrone non fa una gran fatica a informare gli altri che tizio o caio è un piantagrane. Insomma, un rapporto che sa molto di camorra, quella che non usa le armi da fuoco ma che comunque, costringe ad accettare condizioni di lavoro capestro, insostenibili, ridotto al silenzio e costretto a subire uno sfruttamento vigliacco, avallato spesso, anche dalle stesse organizzazioni sindacali.
Lo sfruttamento dei lavoratori stagionali, ridotti a schiavi e pagati una miseria è un problema che affligge molte regioni italiane, in particolare quelle del Meridione. La pratica di pagare salari irrisori a coloro che lavorano in agricoltura, turismo e altri settori stagionali è stata denunciata da molte organizzazioni sindacali e rappresentanti politici come un'ingiustizia sociale e una violazione dei diritti dei lavoratori. Da Ischia, molti lavoratori stagionali hanno scelto di partire per raggiungere le regioni settentrionali o l’estero.
Il capitalismo moderno, come affermava Karl Marx, si basa sullo sfruttamento dei lavoratori da parte dei padroni, i quali cercano di massimizzare i loro profitti a scapito del benessere dei lavoratori stessi. Il fenomeno dello sfruttamento degli stagionali è un esempio lampante di questa dinamica, che vede i lavoratori costretti a lavorare per intere giornate sotto il sole cocente, senza protezione, riposo e salario adeguato.
Secondo un rapporto dell'Osservatorio sullo sfruttamento del lavoro dell'Università di Napoli Federico II, il 70% degli stagionali del Sud Italia viene impiegato in nero e percepisce un salario medio orario di soli 3 euro. Inoltre, questi lavoratori sono spesso costretti a dormire in alloggi malsani e sovraffollati, a pagare per il loro trasporto e la loro alimentazione, e a subire il ricatto dei padroni che minacciano di licenziarli se protestano.
La questione dello sfruttamento dei lavoratori stagionali nel nostro Sud è un problema strutturale, che va al di là delle politiche pubbliche o delle iniziative delle organizzazioni sindacali. Si tratta di una questione di giustizia sociale e di rispetto dei diritti umani, che richiede una mobilitazione a livello sociale e politico. Un problema che non interessa né i sei sindaci dei comuni dell’isola né il ministro del Turismo Santanchè che, nell’incontro tenuto a Ischia lo scorso gennaio, non hanno avvertito la necessità di affrontare il problema del lavoro stagionale e la richiesta che avanzano i lavoratori, di ripristinare l’indennità di disoccupazione semestrale e non trimestrale, secondo la riduzione da fame, imposta dal nipotino preferito di Berlusconi, Matteo Renzi.
Come affermava Marx, "il capitale non ha patria", e questo è particolarmente vero nel caso dello sfruttamento dei lavoratori stagionali. I datori di lavoro cercano di massimizzare i loro profitti, indifferentemente dal fatto che i lavoratori siano italiani o stranieri, regolari o irregolari. La lotta contro lo sfruttamento dei lavoratori stagionali deve pertanto essere una lotta internazionale, che coinvolga tutte le forze progressiste e antifasciste a livello globale.
Le soluzioni non possono essere limitate ad alcune politiche pubbliche, come il sostegno all'agricoltura biologica o ai progetti di turismo sostenibile. Sono necessarie politiche strutturali che garantiscano il rispetto dei diritti dei lavoratori stagionali, come l'aumento dei salari minimi, la regolamentazione dei contratti di lavoro, il controllo sulle condizioni di lavoro e la lotta contro il lavoro nero e il caporalato. Inoltre, è necessario un cambiamento culturale che valorizzi il lavoro degli e ne riconosca la dignità.
In merito alla questione dello sfruttamento dei lavoratori, una delle frasi più celebri di Lenin è la seguente: "Il lavoro, compiuto senza misura, è il tratto distintivo della nostra epoca; essa è l'epoca dell'estorsione sistematica del lavoro dal produttore dal padrone del capitale
". Un’affermazione che descrive in modo molto efficace la situazione di molti lavoratori stagionali, che vengono sfruttati senza misura dai loro datori di lavoro, che cercano di estrarre il massimo profitto dal loro lavoro a scapito del loro benessere e della loro dignità.
Altra frase di Lenin, con riferimento alla questione dello sfruttamento dei lavoratori, è la seguente: "Senza la rivoluzione proletaria, è impossibile sradicare il male del capitalismo
". Con questo il grande Maestro del proletariato internazionale sottolinea la necessità di una lotta contro il sistema capitalistico, che può essere effettivamente combattuto solo attraverso la lotta per una società socialista e la rivoluzione proletaria.
È vero che la soluzione prospettata da Lenin non è immediata ma indica, in modo magistrale, la necessità di una lotta radicale e strutturale per cambiare e per imporre, come è necessario che avvenga, una società socialista, più umana e più giusta.
3 maggio 2023