Salvare gli orsi condannati a morte dal presidente leghista di Trento
La loro gestione sia riaffidata agli esperti del Parco Nazionale Adamello Brenta. Fugatti e la sua giunta si devono dimettere
Il presidente leghista della Provincia autonoma di Trento, Maurizio Fugatti, ha firmato una nuova ordinanza di abbattimento per l’orsa JJ4, ora rinchiusa nel recinto del Casteller a Trento, che il 5 aprile scorso in Val di Sole aggredì il runner Andrea Papi, determinandone la morte. Questo provvedimento arriva pochi giorni dopo alla sospensione del TAR della precedente ordinanza di abbattimento disposta dalla giunta Fugatti. Massimo Vitturi, responsabile dell’area Animali selvatici della Lega Anti Vivisezione (LAV), precisa che in virtù del ritiro da parte di Fugatti delle sue due prime ordinanze, rimane l'11 maggio il giorno in cui l’Asl veterinaria trentina, potrebbe avere il mandato di eseguire la condanna a morte dell’animale.
Secondo le associazioni animaliste però, se ciò dovesse accadere, configurerebbe il reato previsto dall’articolo 544 bis del Codice penale, e cioè l’uccisione “senza necessità” di un animale, che comporta una pena di due anni di reclusione per mandanti ed esecutori.
Fugatti nella sua ordinanza sottolinea che “in via precauzionale per la salute e l’incolumità pubblica, sia ragionevole abbattere l’animale, anziché accettare anche il minimo rischio che lo stesso possa nuovamente venire a contatto con una persona, anche nell’ambito di tutte le fasi operative finalizzate all’eventuale trasferimento dello stesso in altro luogo”.
Il presidente della Provincia Autonoma di Trento dunque tira dritto sulla soppressione poiché a suo avviso “ad oggi non si dispone di una concreta alternativa che offra elevati standard per le esigenze di sicurezza e di incolumità per i suoi frequentatori, nonché per gli operatori e per chi dovesse procedere con le operazioni di trasferimento”. Eppure ci sono ben due proposte di trasferimento degli orsi arrivate dalla LAV che indicavano rifugi in Germania ed in Giordania; ipotesi avallate anche dall'ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale) il cui parere è indispensabile per ratificare qualsiasi provvedimento, dal trasferimento alla soppressione.
Ma l'orsa JJ4 non è l'unica colpita dal provvedimento di soppressione. Stessa sorte aleggia anche su un maschio di 18 anni, MJ5, che il 5 marzo scorso è stato coinvolto in un incontro-scontro con un essere umano sempre nella stessa zona boschiva. Fortunatamente la colluttazione si è interrotta quasi subito e l'uomo, in compagnia di un cane, è poi riuscito a scappare riportando ferite alla testa e ad un braccio. Ad oggi MJ5 è stato rimesso in libertà con un collare di segnalazione che servirà a catturarlo ancora una volta se la richiesta di abbattimento diverrà operativa.
Ad ogni modo tutta la comunità scientifica e politica era consapevole che il progetto di reintroduzione dell'orso bruno nelle Alpi Centrali sarebbe stato, sia per le caratteristiche della specie, sia per le condizioni socio-economiche dell'area di immissione, il più ambizioso intervento di conservazione attiva della fauna mai tentato in Italia.
Tutto ciò era noto fin dagli albori del progetto Life Ursus dal Parco Adamello Brenta, la direzione del quale sosteneva, fra l'altro e a ragione, che “essere Parco oggi significa avere natura e genti, orsi liberi sul territorio ed attività ecologicamente ed economicamente sostenibili. Essere Parco non significa essere un “museo della natura”, ma diventare una occasione di tutela dello straordinario patrimonio ambientale (...)”.
Eppure pochi anni dopo, l'allora Presidente della Provincia Autonoma di Trento (P.A.T.), Lorenzo Dellai, eletto con UPT, uno schieramento di centro-sinistra-autonomista, prese la scellerata decisione di sottrarre la gestione del progetto Life Ursus agli esperti del Parco Nazionale Adamello Brenta, per affidarla “alla politica”. Secondo l'Assemblea Antispecista, molto attiva nel dibattito e promotrice di numerose iniziative sul territorio trentino in difesa degli orsi, ciò “non era che il preludio di una serie implacabili di decisioni catastrofiche: niente bidoni anti-orso, niente cartellonistica dedicata, niente corridoi faunistici, abbandono dell'educazione alla convivenza, mancanza di studio, di ricerca e di progettualità e nessun limite alla crescente antropizzazione dei territori.”.
Una denuncia che noi condividiamo, e che rappresenta la vera causa per la quale siamo arrivati alla situazione odierna nella quale l'istituzione borghese trentina, oggi a matrice leghista, cerca in ogni modo di scaricare la responsabilità di una evidente malagestione sugli animali, e sulla loro pelle ricerca anche il più gretto e populista consenso elettorale. Sono cambiate le forze politiche che sostengono la maggioranza della P.A.T., ma non le loro posizioni opportunistiche e strumentali.
Ad oggi Fugatti ha addirittura affidato la gestione degli orsi alla Protezione Civile, come se fossero una catastrofe naturale, alimentando disinformazione e terrorismo psicologico al solo scopo di coprire le inefficienze della P.A.T.
Volendo soffermarsi solo sull'episodio più grave e dal tragico esito per Andrea Papi, è un fatto che la P.A.T. fosse a conoscenza di quale fosse l'areale dell'orsa JJ4 e che la stessa da qualche tempo avesse dei cuccioli al seguito; è cosa nota poi che la categoria dei runner è in assoluto quella con più alte possibilità di incorrere in incontri-scontri con gli orsi. Eppure non una misura seria e concreta è stata attuata per prevenire questo tragico incidente.
Ed anche le parole di Franca Ghirardini, madre di Andrea Papi, nonostante la tragedia per la quale esprimiamo solidarietà, marca questa linea: “Voglio chiarire una cosa: la colpa non è di mio figlio e neanche dell’orsa. La colpa va ricercata nella cattiva gestione fatta da chi ha diretto, nel tempo, il progetto Life Ursus, che ormai è sfuggito di mano”.
Unendoci alle richieste di alcune associazioni ambientaliste, chiediamo che la gestione degli orsi sia riaffidata immediatamente agli esperti del Parco Nazionale Adamello Brenta affinché siano gestiti da chi li studia a fondo e li conosce; allo stesso tempo vorremmo che la giunta leghista, ed in particolare lo stesso Fugatti, Giulia Zanotelli in qualità di Assessore all’agricoltura, foreste, caccia e pesca, ed il Dirigente generale del Dipartimento protezione civile, foreste e fauna del P.A.T., Raffaele De Col, si assumano la responsabilità di questa scellerata gestione degli orsi, e soprattutto della morte di Andrea Papi e si dimettano senza esitazioni.
10 maggio 2023