CGIL, CISL e UIL in piazza ma lo sciopero generale non c'è
In 40mila a Milano contro la macelleria sociale del governo neofascista Meloni
Il PMLI coinvolge i lavoratori nella contestazione dei vertici sindacali e per invocare lo sciopero generale. Volantinato soprattutto tra gli operai CGIL l’Editoriale di Scuderi “La questione del potere politico”
Redazione di Milano
Il 13 maggio, in occasione della seconda delle tre manifestazioni interregionali indette da CGIL, CISL e UIL nell’aprile scorso contro la macelleria sociale e il decreto lavoro varato provocatoriamente il 1° Maggio dal governo neofascista Meloni, circa 40 mila manifestanti sono sfilati in corteo a Milano da Piazza Castello all'Arco della Pace aggirando Parco Sempione.
Dietro lo striscione di apertura con il titolo della mobilitazione: “Per una nuova stagione del lavoro e dei diritti” sono sfilati i lavoratori di tutte le categorie provenienti dalle regioni del Nord Italia esclusa l'Emilia-Romagna, che sabato 6 maggio ha ospitato a Bologna l'analoga protesta per le regioni del Centro.
Una mobilitazione massiccia che però è stata fiaccata dai vertici sindacali confederali che, nonostante le richieste avanzate a gran voce dalla base durante le assemblee nei luoghi di lavoro e nei territori svoltesi ad aprile, si sono guardati molto bene dall'indire lo sciopero generale e la manifestazione unitaria a Roma.
Una linea filogovernativa e collaborazionista confermata dai vertici sindacali durante i comizi finali dove il segretario generale della UIL Pierpaolo Bombardieri ha ribadito la sua contrarietà allo sciopero generale da sostituirsi con una lunga e innocua mobilitazione che a suo dire condizionrebbe le scelte del governo.
La segretaria nazionale della CISL Daniela Fumarola (sul palco al posto di Luigi Sbarra, malato di Covid) ha inoltre vincolato l'unità dei sindacati confederali al preservare la pace sociale “riallacciando il filo del dialogo con il governo".
Sulla stessa linea anche il segretario della CGIL Landini il quale, in nome dell'unità sindacale, si è appiattito sulle posizioni della CISL che fra l'altro ha imposto di escludere lo sciopero generale e la lotta contro l’autonomia differenziata dalla piattaforma di mobilitazione che si concluderà con la manifestazione interregionale per il Sud Italia del 20 maggio a Napoli.
Pur rivendicando genericamente il superamento della precarietà; una riforma del fisco in direzione contraria a quella del governo; un contributo straordinario sui profitti; la riforma delle pensioni; il rinnovo dei contratti, più investimenti e assunzioni per sanità e scuola pubblica; il rafforzamento della sicurezza sul lavoro; Landini ha confermato di voler proseguire con mobilitazioni che escludano lo sciopero generale contando su un imbelle effetto deterrenza contro l'operato antipopolare del governo tramite la semplice organizzazione di manifestazioni massive di lavoratori.
Un giudizio non condiviso dai lavoratori che invece hanno contestato in coro e a più riprese i vertici sindacali urlando “sciopero, sciopero generale”, così come invocato da cartelli e striscioni in direzione del palco.
Unico partito politico presente tra i lavoratori era il PMLI con una delegazione composta da militanti e simpatizzanti della Cellula “Mao Zedong” di Milano e dell'Organizzazione di Biella che hanno portato le rosse bandiere del Partito e un cartello con il manifesto del PMLI contro il governo neofascista, che rappresenta Meloni in veste mussoliniana, ed un manifesto ad hoc: “Per il socialismo, il potere politico del proletariato e per difendere gli interessi del popolo: Sciopero generale”, portato fin sotto il palco dei comizi finali.
Durante il concentramento sono state diffuse (innanzitutto tra le operaie e gli operai di FIOM, FILCTEM e FILLEA) centinaia di copie del volantino riportante l’Editoriale del compagno Giovanni Scuderi, Segretario generale del PMLI, dal titolo “La questione del potere politico” pubblicato in occasione del 46° Anniversario della fondazione del PMLI.
Nel corteo, i marxisti-leninisti hanno coinvolto i manifestanti al canto di “Bandiera Rossa” e “Bella Ciao” e al grido di parole d’ordine tendenti ad elevare la combattività e la coscienza di classe: “Da Milano a Napoli un solo grido sale: sciopero, sciopero generale!”; “Né flessibile né precario lavoro stabile pari salario”; “ll posto di lavoro non si tocca lo difenderemo con la lotta”; “I licenziamenti sono da bloccare, governo Meloni è da cacciare”; “Art. 18 va ripristinato nessun lavoratore dev’esser licenziato”; “Il Jobs Act è da cancellare chi lo sostiene è da cacciare”; “L'unica sicurezza da garantire è quella sul lavoro per non morire”; “Del governo Meloni non ne possiamo più dalla piazza buttiamolo giù”; “Il capitalismo alla nuova generazione dà solo precariato e disoccupazione”; “Lo sfruttamento somministrato è caporalato legalizzato”; “Come in Francia lottare davvero, abrogare la legge Fornero”; “Lotta di classe è il nostro dovere, classe operaia al potere”.
La manifestazione di Milano ha dimostrato che la forza per ottenere migliori condizioni di vita e di lavoro e per cacciare via il governo neofascista Meloni c'è. Quello che manca è un sindacato in grado di organizzare e indirizzare la lotta contro i padroni e il governo che ne regge le sorti e ne cura gli interessi.
17 maggio 2023