I rider cinesi in sciopero contro il colosso Meituan
La condizione dei lavoratori cinesi simile a quella degli operai europei tra il Settecento e l'Ottocento
All'inizio di maggio si è diffusa nella stampa internazionale la notizia dello sciopero, che ha come protagonisti migliaia di rider cinesi che lavorano per il colosso Meituan, indetto per protestare contro le paghe bassissime imposte loro dall'azienda che distribuisce nella Repubblica Popolare Cinese cibo non soltanto a domicilio, ma anche nelle mense e nei ristoranti. Una situazione analoga a quella che vivono i rider nei paesi occidentali.
Lo sciopero è iniziato alla metà di aprile nella città di Shanwei, una città di oltre due milioni di abitanti nella provincia meridionale del Guangdong, quando centinaia di lavoratori della logistica di questo settore – che si muovono su mezzi propri in bicicletta e motorino per le piccole consegne, ma anche su furgoni per rifornire mense e ristoranti – hanno incrociato le braccia per protestare contro la decisione dell'azienda di non elargire più numerosi e diversificati bonus, compresi rimborsi di carburante per le consegne a ristoranti e mense che devono essere fatte necessariamente con furgoni, e la riduzione della paga di consegna da 5 yuan, corrispondenti a 60 centesimi di euro, a 3,8 yuan l'ora.
Da Shanwei la protesta dei fattorini si è quindi rapidamente estesa ad altre località dell'immenso territorio cinese fino a coinvolgere decine di migliaia di lavoratori autonomi che si sono mobilitati e hanno iniziato uno sciopero ad oltranza. Il timore di Meituan , a questo punto, era che la protesta avrebbe potuto dilagare tra gli oltre dieci milioni di fattorini che lavorano per l'impresa di consegne e rischiare di mettere in crisi l'attività aziendale, ed è corsa ai ripari: già dopo pochi giorni dall'inizio dello sciopero Meituan è ricorsa al crumiraggio facendo giungere – sia a Shanwei sia nelle altre città interessate dallo sciopero – migliaia di disoccupati dalle campagne e dalle città vicine con la promessa di una paga tre volte maggiore per un mese, ossia per il periodo di tempo nel quale l'azienda si aspettava la completa cessazione dello sciopero.
Meituan ha fatto con la forza-lavoro cinese, con qualche secolo di ritardo, ciò che accadeva in Europa prima e nell'America settentrionale poi durante le rivoluzioni industriali dalla metà del Settecento fino all'inizio del Novecento, prima che si strutturassero in quei territori i partiti operai, i sindacati e la coscienza di classe tra i lavoratori, e questo la dice lunga sul supersfruttamento imperante nel capitalismo cinese.
Il capitalismo cinese, insomma, usa il tallone di ferro repressivo e punta a dividere i lavoratori tra di loro, a metterli l'uno contro l'altro, a dividere, in questo caso, rider da altri rider, e a rimetterci alla fine sono i lavoratori: l'organizzazione non governativa China Labour Bulletin di Hong Kong riferisce che dal 2018 al 2020 si è passati da 124 proteste nel settore delle consegne di pasti a sole 22, mentre il numero dei rider è aumentato e le condizioni sono peggiorate per la crescente competizione, che altro non è che guerra tra poveri e tra sfruttati.
24 maggio 2023