A rischio migliaia di posti di lavoro in Campania
Nessun piano per favorire l’occupazione da parte del governo neofascista Meloni e della giunta antipopolare De Luca
Redazione di Napoli
La Campania soffre tremendamente la crisi industriale e a rischio ci sono altre migliaia di posti di lavoro, soprattutto nel settore più forte assieme a quello metalmeccanico, ossia quello manifatturiero. Questo emergeva dallo studio della Cgil-Ires presentato nel 2020 e relativo in particolare all’anno prima dell’avvento del Covid-19, in cui i evidenziava la crisi occupazionale con pericolo di chiusura delle fabbriche storiche all’ombra del Vesuvio e nella provincia di Caserta. Su 120 realtà produttive, nelle quali erano occupati 20.900 lavoratori coinvolti in processi di crisi e ristrutturazione, i licenziamenti già effettuati erano oltre 1.600, cui andavano aggiunti gli “esuberi” dichiarati, in particolare in rapporto ai contratti di solidarietà operanti, che si attestano ad oltre 4.700, superando le 6.000 unità.
Le stime negli ultimi tre anni, secondo il sindacato, sarebbero peggiorate del 30% avvicinando la cifra di addirittura a 10mila licenziamenti totali. Un’emorragia che fa il paio con il record di vertenze nazionali che gravano sulla Campania, ben 30 che riguardano, tra l’altro, le storiche fabbriche della Whirlpool di Napoli, della Jabil di Marcianise, della Dema di Somma Vesuviana in perenne crisi e senza alcuna via di risoluzione, nonostante gli importanti scioperi operai che hanno messo all’angolo gli ultimi governi, in particolare Conte e Draghi, incapaci di risolvere un tavolo di trattative.
Pur in presenza di un aumento degli occupati in altri settori non attraversati dalla crisi, sono poi significative le relazioni presentate dai forum della Fondazione Studi dell'Ordine dei Consulenti del Lavoro di Napoli del novembre scorso: "Per quanto riguarda il tasso di occupazione, la Campania ha appena il 41,3 per cento di lavoratori occupati laddove la media nazionale è del 52,8 per cento - conferma Edmondo Duraccio, presidente dell'Ordine citato - Da questi dati emerge poi che Napoli, capoluogo di regione, è l'ultima città in classifica con un tasso di occupazione di appena il 34,1 per cento. Ora questo 34,1 è ben lontano, di oltre 30 punti, da quanto registrato a Bolzano, 70 per cento; o Bologna, ancora 70 per cento. E questo è solo il primo dato negativo".
Molto importante il dato che inquadra le gravi criticità connesse alla rappresentatività delle organizzazioni sindacali per la mancata attuazione dell'articolo 39 della Costituzione.
Un quadro sconcertante cui né il governo neofascista Meloni né quello regionale antipopolare di “centro-sinistra” guidato da De Luca hanno saputo rimediare al punto che manca un piano di lavoro che possa non solo bloccare l’emorragia di occupati in Campania, ma che finalmente crei quell’inversione di tendenza facendo leva sullo sviluppo e la nuova industrializzazione della regione e del Mezzogiorno tutto.
7 giugno 2023