Una mobilitazione di protesta che accomuna in particolare gli atenei di Europa e Africa
Università occupate: Stop al fossile
A partire dal 2 maggio, nell'ambito della campagna mondiale End Fossil, Occupy!, gli studenti di numerose località del mondo, soprattutto in Europa e in Africa, hanno iniziato un percorso di mobilitazione per sensibilizzare l'opinione pubblica sull'impatto ambientale dei combustibili fossili, come si può leggere sul sito https://endfossil.com dove vengono spiegate le ragioni di tale importante iniziativa.
La protesta, peraltro, era già partita tra settembre e dicembre dello scorso anno e aveva portato all'occupazione di una cinquantina di facoltà universitarie in tutto il mondo.
“I governi e le istituzioni -
si legge nel sito - continuano ad alimentare l'economia fossile, rifiutandosi di fare una giusta transizione per tutti i popoli del mondo in tempo per fermare il caos climatico”
. “Con queste occupazioni scolastiche e universitarie
– si legge di seguito – interromperemo il solito business della società per gridare che la nostra casa è in fiamme. Chiuderemo scuole e università per far sentire le nostre richieste, dimostrando allo stesso tempo che un altro mondo è possibile mostrando e immaginando collettivamente la società giusta che vogliamo creare: libera dall'oppressione e dove la vita è al centro, non il profitto. Come giovani, è nostro dovere radicalizzare e guidare il movimento popolare che porrà fine all'era dei combustibili fossili e trasformerà la società”
.
“Chiediamo agli studenti
– si legge in conclusione - di creare alleanze con altre parti del movimento per la giustizia climatica e sociale in modo che insieme possiamo mobilitare tutti per intraprendere un'azione radicale per porre fine all'economia fossile e portare la società verso la giustizia climatica. Chiediamo ai non studenti di interrompere l'attuale business dell'economia fossile per le strade, le piazze, le sedi, gli uffici, le infrastrutture e gli oleodotti. Studenti, lavoratori, agricoltori, scienziati, accademici, insegnanti, artisti: a partire dal 2 maggio, lottiamo per la giustizia climatica e poniamo fine all'economia fossile ora”.
Come si vede, si tratta di un vero e proprio movimento politico di denuncia di interessi economici del mondo capitalista, un movimento che, oltre che parlare agli studenti, vuole interloquire con il mondo del lavoro e, in generale, con tutta la società civile, e non è certo un caso che la protesta abbia privilegiato le università, perché sono proprio le istituzioni universitarie del mondo capitalista ad essere legate a doppio filo con quello della produzione poiché forniscono a quest'ultimo i tecnici qualificati che, asserviti alle imprese, non fanno gli interessi delle collettività bensì solo ed esclusivamente quelli delle imprese al servizio delle quali si trovano.
Finora in Africa la protesta ha coinvolto studenti delle università di Lusaka (in Zambia), di Bujumbura (in Burundi), di Goma (nella Repubblica Democratica del Congo), di Kampala (in Uganda), di Abuja e Kaduna (in Nigeria) e di Njala (in Sierra Leone).
In Europa mobilitazioni sono in corso a Lisbona e Coimbra (in Portogallo), Barcellona (in Spagna), Exeter, Falmouth e Leeds (nel Regno Unito), Parigi (in Francia), Berna e Basilea (in Svizzera), Vienna, Linz e Innsbruck (in Austria), Praga e Brno (Repubblica Ceca), Amburgo, Brema, Oldenburg, Aquisgrana, Paderborn, Gottinga, Wurzburg e Ratisbona (in Germania), Gand (in Belgio), Amsterdam, Rotterdam, Utrecht, Delft, Eindhoven, Velp, Wageningen (nei Paesi Bassi) e Goteborg (in Svezia).
In Italia la prima università a mobilitarsi è stata quella di Torino, dove il 17 maggio un nutrito gruppo di studenti si è recato in corso Inghilterra di fronte al grattacielo di Intesa San Paolo, accusata di finanziare massicciamente investimenti sui combustibili fossili, rallentando la transizione ecologica, per non rinunciare al profitto. Cinque studenti sono stati denunciati in quell'occasione dalla polizia per il reato di manifestazione non autorizzata, e a loro va il sostegno e la solidarietà del nostro settimanale, “Il Bolscevico”, e del PMLI.
Qualche giorno più tardi, il 22 maggio, è iniziata la protesta di tanti giovani e studenti che hanno piantato decine di tende, dove hanno dormito, nel Chiostro della Ghiacciaia dell'Università Statale di Milano per unirsi alla mobilitazione transnazionale della campagna End Fossil, Occupy!
La loro richiesta è chiara, come si legge nel documento pubblicato dal collettivo degli Studenti Indipendenti: dire basta immediatamente ai finanziamenti pubblici al fossile e alla presenza delle imprese private del settore fossile nelle università.
Nell'ambito della protesta gli studenti hanno anche organizzato dibattiti nei quali è stata invitata la società civile.
Stesso copione a Roma, dove il 25 maggio un folto gruppo di studenti di Geologia della Sapienza ha piantato le tende davanti alla facoltà dando il via all'occupazione: “da oggi
- si legge in un comunicato del collettivo studentesco promotore dell'occupazione - l'Università La Sapienza sarà occupata per rompere la quotidianità universitaria e organizzare attività aperte a tutta la città per persone di tutte le generazioni”.
Anche alla Sapienza gli studenti hanno organizzato dibattiti in collaborazione con altre associazioni, come Fridays for Future Roma, No Tav, Recommon, Berta Caceres, Knowledege Farm, con centri specializzati come il Cirf, Centro Italiano per la Riqualificazione Fluviale e con docenti.
Nei vari dibattiti è chiaramente emerso come anche La Sapienza sia diventata ormai casa delle multinazionali fossili estrattrici (Total, Shell, Enel, ENI) ed è apparso chiaro dalle loro testimonianze che gli studenti progressisti non vogliono mettere a disposizione di tali aziende le loro conoscenze: ciò vale innanzitutto per gli studenti di chimica, che non intendono mettere in futuro le loro conoscenze al servizio del settore fossile, ma vale anche per gli studenti di giurisprudenza, che non intendono mettere la loro scienza giuridica al servizio della contrattualistica internazionale di tali multinazionali.
7 giugno 2023