Mentre le masse sono ancora alle prese con i danni e tentano di ripartire
Governo e Bonaccini si contendono la carica di commissario per l'alluvione
Protestare con le pale e gli stivali sotto ai palazzi delle istituzioni borghesi!
Dal corrispondente del PMLI per l'Emilia-Romagna
Ancora c’è chi sta spalando il fango, chi fa la conta dei danni, chi è isolato nelle frazioni collinari per le strade franate, c’è chi sta provando a ricominciare, faticosamente, dopo aver perso tutto o quasi, provato nello spirito quanto nei danni materiali, e poi ci sono il governo neofascista Meloni da una parte e il presidente delle Regione Emilia-Romagna, il PD Stefano Bonaccini dall’altra, che si contendono l’ambita carica di Commissario straordinario per l’alluvione, al quale sono assegnati la gestione dei fondi e poteri speciali come lo stipulare contratti pubblici in deroga alla normativa in vigore, carica nominata dal presidente della Repubblica su indicazione del governo, che normalmente viene attribuita agli amministratori locali, ma che il governo Meloni non vorrebbe cedere al “nemico” Bonaccini, che in vista delle elezioni regionali del 2025 potrebbe guadagnare consensi utilizzando i fondi destinati alla ricostruzione, pur avendo lui delle gravi responsabilità nella gestione del territorio ricoprendo la carica di governatore regionale dal 2014, consensi di cui potrebbe beneficiare anche l’attuale segretario del PD Elly Schlein, che ha sconfitto proprio Bonaccini nella corsa alla guida del partito, eletta nel Consiglio regionale dell’Emilia-Romagna nel 2020 e non certo esente da responsabilità avendo ricoperto la carica di vicepresidente della giunta regionale fino al 24 ottobre del 2022.
Per questo il governo ha momentaneamente istituito un “tavolo operativo permanente” per gestire l’emergenza coordinato dal ministro per la Protezione civile Nello Musumeci (camerata della premier), decisione che sarebbe stata presa dall’aspirante duce Meloni e mal digerita anche all’interno della nera maggioranza, in particolare dal vicepremier e ministro delle infrastrutture e dei trasporti Salvini, come raccontato da “Repubblica” in un report su un incontro governo-amministratori locali.
E mentre i politicanti borghesi si litigano l’ennesima poltrona, le masse popolari sono alle prese con i tanti disagi arrecati dalla seconda alluvione, quella del 16/17 maggio che ha colpito prevalentemente Forlì, Cesena e Ravenna. A partire dalle frane che nelle zone collinari hanno reso inagibili molte strade, isolando case e attività, e che necessitano di lavori importanti di ripristino ma dei quali non si sa nulla. In molte zone sia collinari che di pianura il manto stradale ha ceduto, e continua a cedere, creando pericolose voragini e rendendo diverse strade ancora inagibili, l’agricoltura sulla quale si base una parte importante dell’economia romagnola è stata colpita duramente con i campi allagati per giorni e giorni e le colture danneggiate dalla continue e forti piogge. A causa dell’intasamento degli scarichi della rete fognaria, colma di acqua e fango, diverse zone continuano ad allagarsi ripetutamente, dopo l’alluvione del 16/17 maggio il tempo è sempre stato instabile con improvvisi e forti temporali (seppur non prolungati), come quello del 5 giugno e successivi, che hanno ripetutamente allagato, seppur in maniera minore, strade e piani interrati delle abitazioni.
Una situazione che sta sfiancando la popolazione, che si potrebbe definire “eroica” per quello che, aiutandosi l’un l’altro, è riuscita a fare in pochi giorni per rimettere in piedi la propria vita, non certo aspettando lo Stato borghese e le istituzioni locali borghesi. Basti pensare che sono stati stanziati 3.000 euro per gli alluvionati, che possono diventare 5.000 dietro presentazione di una perizia, quando c’è chi, con l’alluvione ha perso tutto l’arredamento, gli elettrodomestici, vestiti, generi alimentari, ecc., per non parlare delle auto, per le quali ad esempio è stato allestito un “cimitero” nel parcheggio della Fiera di Forlì, dove hanno trovato posto alcune delle tantissime auto da buttare, travolte dall’acqua e dal fango sia nelle strade come nei parcheggi e nei garage delle abitazioni, in particolare quelli interrati. Insomma, un contributo del tutto insufficiente a ripristinare delle condizioni normali, per accedere al quale tra l’altro occorre riempire una modulistica complicata, di decine di pagine, non a caso i Comuni e le associazioni di categoria hanno dovuto allestire sportelli per aiutare nella compilazione dei moduli.
Nei giorni post alluvione c’è stato un grande senso di solidarietà che ha portato molti privati a regalare mobili ed elettrodomestici a coloro che avevano perso tutto, i quali si sono rivolti anche ai mercati dell’usato, mentre non di rado si sono viste persone rovistare tra le tantissime cataste di cose buttate rovinate dall’acqua e dal fango, in cerca di qualcosa da recuperare.
Anche in questo caso non si può parlare di mancanza di fondi, che l’aspirante duce Meloni vuole reperire tra le masse stesse tra l’altro con l’aumento dei prezzi di ingresso nei musei e del numero di estrazioni dei vari “giochi” di Stato, basti pensare alle ingenti somme di denaro che si stanno raccogliendo grazie alle donazioni, che vanno distribuiti TUTTI e con procedura CHIARA, e soprattutto andrebbe istituito un prelievo specifico sui profitti delle grandi imprese industriali e finanziarie (banche, assicurazioni, ecc.).
Nella zona di Conselice, a Ravenna, una delle più colpite in assoluto dall’alluvione, quando dopo 10 giorni era ancora tutto allagato, vi erano 500 evacuati ed era stata disposta la vaccinazione della popolazione per evitare il propagarsi di malattie infettive con il ristagno di acqua e fango, con le carcasse di animali morti, cibo, ecc., la popolazione inferocita si era diretta verso il Comune, poi presidiato dalle “forze dell’ordine”, per protestare col sindaco.
E difatti la strada da seguire è questa: ci siamo “rimboccati le maniche”, abbiamo spalato il fango e tolto l’acqua dalle nostre case, aiutati moralmente e materialmente da un forte spirito di solidarietà di coloro che non avevano subito danni o avevano terminato prima di altri di ripulire le proprie abitazioni, senza aspettare che arrivasse qualcuno mandato dalle istituzioni borghesi (ad esempio in una zona di Forlì giravano 3 agenti della “Polizia” dopo ben 4 giorni, con una pala e le divise pulite, a chiedere chi avesse bisogno.), abbiamo cominciato a ripensare alle nostre vite, a ricostruire quanto andato perduto, ma è ora che le istituzioni borghesi, nazionali e locali, facciano la loro parte, che le infrastrutture danneggiate vengano ripristinate nel più breve tempo possibile, che la popolazione colpita venga veramente sostenuta, le parole di solidarietà espressa a volte dagli amministratori sono state anche belle sul momento ma non bastano per comprare una cucina, un’auto, i vestiti, per pagare le bollette e i mutui (serve a poco rimandare il pagamento di qualche mese, saranno comunque da pagare!)
Occorre mettere le imprese, l’agricoltura e l’allevamento colpiti, nelle condizioni di ripartire, garantendo i sussidi ai lavoratori, e vigilando che le imprese sostenute ora rispettino poi i diritti dei lavoratori.
E se ciò non avviene, e in tempi rapidi, occorre prendere pale e stivali e andare sotto i palazzi del potere borghese per far sentire forte e chiara la propria voce a chi ha fatto poco o nulla per prevenire tale situazione: cementificazione, riconversioni, condoni, consumo del suolo, insufficiente manutenzione del territorio, non sono “eventi atmosferici” ma deliberate politiche delle istituzioni borghesi, figlie del regime capitalista che sacrifica cose e persone sull’altare del profitto per pochi. Del resto l'Emilia-Romagna è una delle regioni italiane dove più alto è il consumo di territorio e si continua a cementificare e costruire selvaggiamente mega centri commerciali, industriali e produttivi, come gli allevamenti.
Come non è “fatalità” l’aumento degli eventi climatici estremi, dove a periodi di grande caldo e siccità (l’anno scorso) seguono altri di fortissime e improvvise piogge (quest’anno), entrambe conseguenza dell’inquinamento globale e della devastazione ambientale, a loro volta conseguenze inevitabili di un capitalismo che raschia sempre più “il fondo del barile”, basti pensare che mentre nel 2022 l’Overshoot day, cioè il giorno che indica l’esaurimento ufficiale delle risorse rinnovabili che il Pianeta è in grado di rigenerare nell’arco di 365 giorni, è stato il 28 luglio, quest’anno è stato anticipato, con una sorta di tragica “casualità”, il 15 maggio, proprio il giorno prima dell’alluvione in Emilia-Romagna, quando la Terra “ha chiesto il conto” di ciò che l’uomo (capitalista) gli sta impropriamente sottraendo.
14 giugno 2023