Sulla distruzione della diga dell’aggressore russo sul Dnipro
“La Repubblica” anticomunista coglie l’occasione per attaccare Stalin
 
Non si smentisce il quotidiano borghese diretto da Maurizio Molinari nel ribadire il suo viscerale anticomunismo. Per “la Repubblica” del 7 giugno infatti “Il crimine della diga”, se fosse “avvalorata” (lo hanno messo addirittura in discussione, bontà loro) l’ipotesi del governo di Kiev dell’obiettivo russo di “allagare le campagne e rallentare la controffensiva ucraina ormai in corso”, sarebbe, come titola Enrico Franceschini nel suo pezzo di apertura “Un crimine alla Stalin”. Si, perché, in questo caso “ci sarebbe” proprio “un precedente: quello di Stalin, nel 1941, durante la Seconda guerra mondiale, quando il leader sovietico, per rallentare l’avanzata delle forze tedesche, fece inondare una parte ancora più ampia dell’Ucraina, provocando secondo alcune stime fino a 200 mila morti, in prevalenza civili ucraini, ovvero a quell’epoca cittadini sovietici. Koba il Terribile non si faceva certo scrupoli a usare la popolazione sovietica come ‘carne da cannone’; non per nulla in un’intervista a ‘Repubblica’ dopo il crollo dell’Urss, lo storico dissidente russo Dmitrij Likachev argomentò che Hitler e Stalin sono stati i due peggiori tiranni del ventesimo secolo, con la differenza che Hitler ha massacrato per lo più popoli stranieri, mentre Stalin ha mandato al massacro, in guerra e nel Gulag, i propri connazionali”.
La solita equiparazione comunismo uguale nazismo perorata dalla destra neofascista nel nostro Paese e dall’Unione europea all’estero, con falsità e menzogne attinte a piene mani dal “libro nero del comunismo” e assurdità tali. A Franceschini che l’ha scritto e a Molinari che glielo ha commissionato ricordiamo, che se non fosse stato per Stalin e il suo strategico e lungimirante operato della terra bruciata di fronte all’avanzata delle orde naziste per non dargli il minimo vantaggio una volta fatte evacuare e messe in salvo quante più popolazioni possibili, il loro pezzo pregno di anticomunismo viscerale, che evidentemente risulta essere un forte antidoto alla memoria storica, sarebbe oggi apparso su “Der Panzerbar”, l’ultimo giornale dei nazisti che riportava ogni giorno il bugiardo bollettino di guerra, ospitava feroci editoriali dei gerarchi militari del Terzo Reich, spiegava le fantomatiche ricostruzioni politiche e strategiche di Goebbels, diffondeva le minacce di Hitler: chi tradisce deve essere ucciso. E raccontava anche le storie del fronte, esaltando singole disperate azioni di presunti eroi immediatamente eletti a martiri, elogiando le donne che combattevano al fianco degli uomini, innalzando a paladini i poveri ragazzini scagliati contro i carri armati sovietici.

14 giugno 2023