Il Tribunale del Vaticano condanna i tre attivisti di Ultima generazione
Lo scorso 12 giugno il Tribunale di prima istanza della Città del Vaticano ha condannato in primo grado Guido Viero e Maria Rosa Ester Goffi, attivisti di Ultima Generazione sotto processo per essersi incollati al basamento di una statua nei Musei Vaticani, a 9 mesi di reclusione, con pena sospesa per cinque anni, e a una multa di 1.500 euro, oltre che al risarcimento del danno, a favore del Governatorato dello Stato della Città del Vaticano, di 28.148 euro.
A Laura Zorzini, un'altra attivista dello stesso movimento che al momento del fatto aveva immortalato i due in foto e video, è stata inflitta dallo stesso Tribunale l'ammenda di 120 euro perché si era rifiutata di abbandonare i locali dei Musei Vaticani su ordine della gendarmeria stessa.
Il Tribunale di prima istanza, presieduto dal giurista italiano Giuseppe Pignatone, ha inoltre condannato in solido Viero, la Goffi e la Zorzini al pagamento delle spese processuali.
I tre attivisti hanno già dichiarato di voler fare appello alla Corte d'appello della Città del Vaticano contro la sentenza di primo grado.
I fatti risalgono al 18 agosto 2022, quando Ultima Generazione organizzò uno dei primi atti dimostrativi proprio ai Musei Vaticani, dove Viero e la Goffi si incollarono al basamento in marmo del gruppo scultoreo del Laocoonte, mentre la Zorzini riprese i compagni scattando foto e realizzando un breve video.
Con tale atto dimostrativo, a nome di Ultima Generazione, gli attivisti hanno voluto lanciare l’allarme, come hanno fatto con analoghi atti in altri musei e palazzi storici, sull’emergenza climatica e sui rischi che comporta per l’umanità intera.
Il Promotore di giustizia presso il Tribunale di prima istanza – ossia il magistrato titolare della pubblica accusa in Vaticano – aveva immediatamente iscritto Viero e la Goffi nel registro degli indagati accusandoli formalmente di avere danneggiato un “monumento pubblico di inestimabile valore storico-artistico
”: eppure, va chiarito che gli attivisti non si incollarono al gruppo marmoreo del Laocoonte, copia romana di un capolavoro ellenistico del II secolo a.C. dal valore effettivamente inestimabile, bensì al basamento in marmo che sorregge la statua, supporto realizzato nel 1815 al solo fine di sorreggere il gruppo scultoreo dopo il suo ritorno in Vaticano dalla Francia, dove Napoleone Bonaparte lo aveva portato, un manufatto sostanzialmente privo di qualsiasi valore artistico.
Nelle varie udienze il Promotore di giustizia vaticano, ossia il magistrato che sorregge l'accusa dinanzi al Tribunale di prima istanza, ha ripetutamente insistito sul danno permanente che, a suo avviso, sarebbe stato provocato al basamento dall’utilizzo della colla, ma il dottor Guy Devreux, direttore del laboratorio vaticano per il restauro dei marmi e calchi, ha dichiarato in udienza di avere “lavorato meno del previsto
”, ossia “una settimana
”, e “con un importo inferiore
” a quanto inizialmente preventivato.
“È
spropositata e assurda
– si legge in un comunicato diffuso da Ultima Generazione dopo la lettura della sentenza - una condanna a nove mesi di carcere per due persone che hanno semplicemente voluto accendere i riflettori su quello che il Papa scrive e predica, più di 3.000 euro di multa in totale, una richiesta di 28.000 euro di danni per poche gocce di colla su un blocco di marmo messo sotto i piedi del Laocoonte nel 1815
”.
La nota di Ultima Generazione fa un chiaro riferimento sia a quanto Francesco scrisse nella sua enciclica del 2015 'Laudato sì' dove si mettevano bene in chiaro i guasti ecologici prodotti dal sistema economico mondiale sia a quanto recentemente, il 13 maggio, lo stesso pontefice ha affermato in occasione della Giornata mondiale di preghiera per la cura del Creato. “Alziamo la voce – ha affermato Francesco in tale occasione - per fermare questa ingiustizia verso i poveri e verso i nostri figli, che subiranno gli impatti peggiori del cambiamento climatico
”. “Faccio appello
– ha poi proseguito - a tutte le persone di buona volontà affinché agiscano in base a questi orientamenti sulla società e sulla natura
”.
Sia dunque coerente il papa con quanto egli ha più volte scritto e detto, abbia il coraggio politico di considerare gli attivisti di Ultima Generazione come soggetti che hanno preso in parola la sua enciclica 'Laudato sì' così come tante persone nel mondo cattoliche e non, e abbia conseguentemente il coraggio giuridico di concedere – in base all'articolo 22 della Legge fondamentale dello Stato della Città del Vaticano che egli stesso ha introdotto il 13 maggio e che è già entrata in vigore - ai tre coraggiosi attivisti condannati dal Tribunale di prima istanza “l’amnistia, l’indulto, il condono, la grazia
”, come è nei suoi poteri.
21 giugno 2023