In 39 città italiane, da Bressanone a Catania
Medici in piazza in difesa del diritto alla salute e della sanità pubblica
“la salute non è una merce. arrestare la deriva verso la privatizzazione dei servizi sanitari e la frantumazione di un diritto” con l'autonomia differenziata
Lo scorso 15 giugno decine di migliaia di operatori sanitari - medici, veterinari, infermieri, operatori socio sanitari – e di pazienti hanno manifestato in 39 città italiane con cortei, sit-in, assemblee e conferenze stampa in difesa della sanità pubblica e del diritto alla salute.
Manifestazioni si sono svolte da nord a sud in tutte le regioni e province autonome, nessuna esclusa.
Per quello che riguarda il settentrione, manifestazioni si sono svolte a Bressanone, Bolzano, Brunico, Merano, Trento, Udine, Aosta, Asti, Casale Monferrato, Milano, Genova, Padova, Treviso, Rovigo, Portogruaro, Conegliano, Legnago, Jesolo, Malcesine, Marzana, San Bonifacio, San Donà di Piave, Camposanpiero, Schiavonia e Bologna.
Per ciò che riguarda l'Italia centrale, assemblee e cortei si sono svolti a Firenze, a Perugia, ad Ancona, a Pescara e a Roma: nella capitale i manifestanti hanno sfilato in via XX Settembre, sotto il Ministero dell'Economia e delle Finanze, per evidenziare il fatto che potenziare o depotenziare la sanità pubblica è innanzitutto una questione economica.
Nel meridione e nelle isole, infine, manifestazioni si sono svolte a Campobasso, Isernia, Termoli, Napoli, Bari, Potenza, Cosenza, Cagliari e Catania.
Hanno promosso l'iniziativa i sindacati del settore sanitario ANAAO ASSOMED, CIMO-FESMED, AAROI-EMAC, FASSID, FP CGIL Medici e Dirigenti SSN, FVM Federazione Veterinari e Medici, il Coordinamento Nazionale delle Aree contrattuali Medica, Veterinaria e Sanitaria UIL FPL e CISL Medici.
Hanno aderito all'iniziativa numerose associazioni di cittadini e di pazienti quali l'Associazione Nazionale Donatori Midollo Osseo, l'Associazione Italiana Sclerosi Laterale Amiotrofica, l'Associazione Italiana Stomizzati, l'Associazione Nazionale per le Malattie Infiammatorie Croniche dell'Intestino, l'Associazione Nazionale Emodializzati, l'Associazione Nazionale per la Lotta contro l’Aids, l'Associazione Professioni Sanitarie Italiane Legali e Forensi, l'Associazione Nazionale Persone con Malattie Reumatologiche e Rare, l'Associazione Pazienti BPCO e altre Patologie Respiratorie, Cittadinanzattiva, Europa Donna Italia, l'Associazione Affetti e Genitori di Affetti da Atrofia Muscolare Spinale, la Federazione Italiana delle Associazioni di Volontariato in Oncologia, l'organizzazione di volontariato Federasma e Allergie, la Federazione Italiana Incontinenti e Disfunzioni del Pavimento Pelvico, il Forum Trapianti, la Nadir ETS e l'Unione Italiana Lotta alla Distrofia Muscolare.
Tutte queste associazioni hanno unito operatori sanitari di tutta l'Italia con i pazienti e i cittadini di tutti i territori in una lotta comune finalizzata alla salvaguardia di quel bene primario che è una efficiente sanità pubblica su tutto il territorio nazionale, che riforme come quella dell'autonomia differenziata e politiche governative che si susseguono ormai da oltre un decennio vorrebbero mettere in discussione.
Importantissimo è il comunicato stampa intersindacale che tutte le associazioni promotrici e aderenti hanno realizzato e diffuso congiuntamente.
Nel comunicato si spiega che la mobilitazione del 15 giugno è stata organizzata “per chiedere di arrestare la deriva verso la privatizzazione dei servizi sanitari e la frantumazione di un diritto che la Costituzione vuole assicurare anche attraverso la valorizzazione dei professionisti, veri garanti della salute delle persone che tale deriva mette sempre più a rischio
”. “I tempi di attesa infiniti
– continua il comunicato - per ogni prestazione nel pubblico, la congestione del Pronto Soccorso dove confluiscono l’iperafflusso di accessi spesso inappropriati e la carenza dei posti letto degli Ospedali le carenze di personale determinata anche dalla grande fuga in atto dal lavoro pubblico sottopagato, il definanziamento dei programmi di promozione della salute e della prevenzione, l’inadeguatezza dei LEA, l’invecchiamento della popolazione esigono risorse economiche adeguate, ma soprattutto riforme di modelli assistenziali, ormai obsoleti, che nella pandemia hanno mostrato tutte le loro lacune e debolezze
”.
Il prosieguo del comunicato è poi un vero atto di accusa al progetto di autonomia differenziata regionale: “la questione di fondo
– si legge - è rintracciabile nella mancanza storica di politiche sanitarie strutturali e omogenee sul territorio nazionale, non frammentate in 21 rivoli regionali che da tempo scaricano sui professionisti le responsabilità dei disservizi vittime di una governance datata che condiziona ruoli, processi e relazioni in una cornice burocratica asfissiante
”.
Il comunicato si conclude, infine, con l'affermazione che “la salute non è una merce
” e che “la battaglia in sua difesa è la battaglia di tutti
”, ossia degli operatori sanitari che la salvaguardano e della popolazione che la preserva.
È importantissimo, quindi, che gli operatori sanitari e le masse popolari combattano insieme e con uno spirito unitario questa battaglia a tutela della salute e contro il vergognoso smantellamento del servizio sanitario nazionale, una vera tragedia sia per gli operatori sanitari sempre più oberati da difficoltà lavorative sia per le masse popolari che non hanno i mezzi economici per accedere a cure private.
28 giugno 2023