Calabria
43 arrestati. Indagato Oliverio (ex PD) per voto di scambio
“Una pubblica amministrazione asservita alla ‘ndrangheta”

Dal corrispondente della provincia di Reggio Calabria e della Calabria
Non è una novità che in questa marcia società capitalista, fondata sulla proprietà privata, sulla sfrenata ricerca del profitto, sul carrierismo e l’arricchimento personale, politica e pubblica amministrazione siano completamente asservite al potere mafioso. A confermarlo ancora una volta è l’ennesimo blitz contro la ‘ndrangheta che in Calabria il 27 giugno scorso ha portato all’arresto di 43 soggetti colpevoli di numerosi reati tra i quali: associazione di tipo mafioso, estorsione, omicidio, illecita concorrenza con minaccia o violenza, turbata libertà degli incanti, truffa aggravata, scambio elettorale politico-mafioso, falsità ideologica e materiale commessa da pubblico ufficiale in atti pubblici. Insomma chi più ne ha, più ne metta.
L’operazione denominata “Glicine-Akeronte”, condotta dal procuratore della Repubblica di Catanzaro Nicola Gratteri e dai carabinieri del Ros, ha inferto un duro colpo a un locale di ‘ndrangheta del crotonese che aveva rapporti diretti e continui con la politica regionale e con la pubblica amministrazione. Quest’ultima - secondo Gratteri - “completamente asservita alla ‘ndrangheta almeno per un periodo che va dal 2014 al 2020”. In provincia di Crotone, politici, amministratori pubblici e faccendieri si interessavano a pacchetti di voti in cambio di appalti e assunzioni, in spregio a qualsiasi regola.
Tra gli indagati “illustri” troviamo anche vecchie conoscenze della politica calabrese come l’ex governatore della regione Calabria Mario Oliverio “palla-palla” allora eletto col PD, l’ex deputato PD Nicola Adamo, “tessitore di alleanze” per assicurare il sostegno elettorale alla moglie Enza Bruno Bossio, e l’ex consigliere regionale PD Sebi Romeo. Sono accusati di associazione per delinquere aggravata dalle modalità mafiose.
Secondo gli inquirenti Oliverio avrebbe stipulato un patto con Enzo Sculco, ex leader della Cisl calabrese già condannato per concussione e da tempo implicato nelle dinamiche politico affaristiche della città di Crotone, per ottenere la candidatura della figlia Flora Sculco al Consiglio regionale in cambio del suo sostegno elettorale garantito rivolgendosi ai boss della ‘ndrangheta.
Scrive il gip Battaglia che ha disposto gli arresti domiciliari di Sculco: “Emerge la sua preponderante presenza nella totalità dei processi decisionali degli enti pubblici del comprensorio crotonese, quale maggiore esponente di un comitato di affari in grado di mettere a punto strategie preordinate ad un unico fine, ovvero quello di garantire che posti decisivi venissero occupati da soggetti graditi, nonché di individuare le ditte amiche verso cui dirigere i lavori”.
Occorre ricordare che Flora Sculco, anche lei finita tra i 123 indagati dell’inchiesta, il 5 gennaio scorso è stata nominata dall’attuale presidente di “centro-destra” della regione Calabria, Roberto Occhiuto, “esperta esterna per l’azione di raccordo politico istituzionale con il sistema delle autonomie locali del territorio della provincia di Crotone”.
Accanto a Enzo Sculco si colloca la figura di Giancarlo Devona ex segretario di Oliverio nonché mediatore degli interessi degli imprenditori gravitanti nel territorio crotonese e strettamente legato a soggetti affiliati alla cosca Papaniciara dei Megna.
Le articolate indagini avviate nel 2018 dai Ros hanno permesso di ricostruire gli assetti dei rapporti politico-imprenditoriali e delle dinamiche criminali del clan capeggiato da Domenico Megna considerato il mandante dell’omicidio di Salvatore Sarcone, commesso per riaffermare la propria supremazia all’indomani della sua scarcerazione.
Molteplici gli interessi illeciti degli esponenti della cosca crotonese nei settori immobiliare, della ristorazione, del commercio di prodotti ortofrutticoli e di bestiame, dei servizi di vigilanza-security, delle scommesse e del gaming gestito come consuetudine da prestanomi.
Gli sporchi interessi economici della ‘ndrangheta hanno travalicato non solo i confini della Calabria interessando le province di Parma, Milano e Verona ma anche quelli italiani. Implicato nell’inchiesta un imprenditore ortofrutticolo austriaco che avrebbe ottenuto dai membri del sodalizio criminale attrezzature e coltivazioni estese “in condizioni di mercato largamente favorevoli”.
Inoltre le indagini hanno accertato che gli esponenti del clan, attraverso il supporto di hacker tedeschi sarebbero riusciti a compiere operazioni bancarie e finanziarie fraudolente operando su piattaforme di trading e svuotando conti correnti esteri bloccati utilizzando carte di credito estere e alterando il funzionamento del POS.
Ma non è tutto, l’Inchiesta Glicine ha permesso di fare luce anche sull’emergenza rifiuti che ha ridotto la Calabria ad una discarica a cielo aperto. Per la Dda di Catanzaro: “I fratelli Vrenna e i loro manager dettavano le norme a dirigenti e politici della Regione”. Sono state infatti individuate una serie di condotte illecite volte a procurare profitti legati all’incameramento delle tariffe di conferimento dei rifiuti urbani nonostante agli impianti fosse preclusa la possibilità di introitare rifiuti non trattati.
Purtroppo in Calabria inchieste del genere sembrano non avere fine. Ancora una volta ci troviamo di fronte all’ennesimo spaccato che mette a nudo il solito intreccio politico, mafioso e imprenditoriale, e il conseguente asservimento della pubblica amministrazione agli interessi criminali.
Il PMLI da sempre appoggia tutte le inchieste antimafia pur mettendone a nudo i limiti perché la testa della piovra mafiosa si trova all’interno della classe dominante borghese, dello Stato borghese e dell’economia capitalista.
Per sconfiggere definitivamente le mafie occorre innanzitutto lottare per la conquista di una nuova società e di una nuova economia, quella socialista, che vede il proletariato al potere.
Nell’immediato è quanto mai necessario che tutti gli antimafiosi si uniscano in un vasto Fronte unito, che può essere articolato nelle regioni e nelle città, deve avere un carattere di massa e nazionale e deve comprendere tutte le forze politiche, sindacali, sociali, culturali, religiose democratiche che realmente intendono liberare il Mezzogiorno dalla criminalità organizzata.

5 luglio 2023