Per i magheggi finanziari e i debiti fiscali del gruppo “Visibilia”
Santanchè deve rispondere di falso in bilancio e bancarotta
Tirato in ballo anche La Russa
La ministra del Turismo deve dimettersi ma Meloni la blinda
L'inchiesta giudiziaria avviata nell'autunno scorso dalla procura di Milano sui magheggi finanziari e i debiti fiscali accumulati dalle quattro società del gruppo “Visibilia” fondato dalla ministra del Turismo e senatrice di Fratelli d’Italia Daniela Santanchè, rischia di avere pesanti ripercussioni sul governo neofascista Meloni e di coinvolgere altri “pezzi” da novanta dell'esecutivo a cominciare dal camerata Ignazio La Russa presidente del Senato e cofondatore inseme alla Meloni e Crosetto di FdI.
Le società nel mirino degli inquirenti
Dalle indagini condotte dai Pubblici ministeri (Pm) Roberto Fontana, Maria Giuseppina Gravina e Laura Pedio emerge che la situazione economica e finanziaria delle quattro società del gruppo: “Visibilia Editore Spa”, “Visibilia Concessionaria”, “Visibilia holding” e “Visibilia srl” (messa già in liquidazione) è a dir poco disastrata: i debiti con il Fisco ammontano complessivamente a 3,7 milioni e i bilanci del gruppo editoriale e pubblicitario sono viziati da vari “artifizi contabili”.
Nel mirino degli inquirenti c'è anche la “Ki Group” (acquistata dalla ministra Santanchè insieme all’ex compagno Canio Mazzaro e gestita fino al 2022). Si tratta di un’azienda che si occupava di alimenti biologici che tra il 2018 e il 2019 avrebbe accumulato debiti nei confronti di dipendenti e fornitori per oltre 8 milioni di euro. Per far fronte alla grave crisi finanziaria è stata costituita un società denominata “Ki Group Srl” alla quale sarebbero stati trasferiti tutti i rami di azienda in attivo mentre i debiti sarebbero a carico della “Ki Group” e quindi scaricati sui fornitori, che ancora aspettano di riscuotere le forniture, e soprattutto sui dipendenti, che invece sono stati licenziati, privati della cassa integrazione durante il periodo della pandemia e che ancora aspettano di riscuotere diverse mensilità arretrate per un ammontare di decine di migliaia di euro a testa e di ricevere il trattamento di fine rapporto (TFR).
I magheggi finanziari della Santanchè
Agli atti della Procura di Milano ci sono anche due relazioni tecniche depositate il 25 gennaio e il 2 maggio da Nicola Pecchiari, commercialista e docente alla Bocconi, incaricato dai Pm di scandagliare i conti di “Visibilia” e di “Ki Group”.
Nelle sue relazioni di Pecchiari sottolinea fra l'altroche: “Visibilia Concessionaria Srl evidenzia un patrimonio netto di 1,12 milioni non capiente a fronte della palese irrecuperabilità dell’avviamento (2,9 milioni) e dei crediti verso Visibilia Srl (1,1 milioni); le aspettative di reddito operativo non coprono neppure l’ammortamento dell’avviamento... è evidente il significativo squilibrio patrimoniale. L’avviamento per il conferimento del 2019 da parte di Visibilia Srl non poteva essere iscritto... Visibilia Editore Spa presenta un patrimonio netto di 668 mila euro che dipende solo dal mantenimento dei valori di partecipazione e crediti verso Visibilia Editrice Srl (723 mila euro)” la quale “a fine 2022 ha patrimonio netto negativo” ma con “dubbi sostanziali sull’avviamento non svalutato e sui crediti per 1,9 milioni verso Visibilia Srl in liquidazione”.
L'intervento del fondo arabo “Negma”
Secondo l'inchiesta giornalistica della trasmissione televisiva “Report”, la situazione finanziaria di “Visibilia” e “Ki Group” era talmente grave che nemmeno l'intervento del fondo arabo “Negma Group Ltd”, dislocato a Dubai e domiciliato in un paradiso off shore, è riuscito a risollevare. Anzi, la “cura” si è rivelata peggiore della “malattia” e i valori dei titoli di entrambe le aziende sono colati a picco perché l’intervento di “Negma” prevedeva l’erogazione di prestiti obbligazionari convertibili per 3 milioni di euro che il fondo ha poi venduto sul mercato realizzando grossi profitti perché, come ha spiegato lo studio di Ambromobiliare, la conversione avveniva a prezzi scontati rispetto ai valori di mercato e dalla vendita in borsa “Negma” ci ricavava una lauta plusvalenza.
Le pressioni sulle banche
Non solo. Secondo Report già nel 2011 nonostante “Visibilia” fosse esposta finanziariamente per oltre 15 milioni di euro continuava a garantire prestiti alle altre aziende del gruppo e la Santanchè, da sottosegretaria alla Presidenza del Consiglio del quarto governo Berlusconi, avrebbe fatto leva anche sul suo ruolo istituzionale per chiedere alla Banca Popolare di Milano di Massimo Ponzellini e Antonio Cannalire linee di credito e agevolazioni economiche per 2 milioni e 800 mila euro proponendo a Ponzellini l’organizzazione di incontri con l’ex premier e allora governatore della Banca d’Italia Mario Draghi e l’allora premier Silvio Berlusconi.
Secondo le indagini della magistratura all’interno della BPM operava una struttura parallela a quella ufficiale utilizzata per finanziare politici e amici. Per i Pm a capo di questa struttura c’era proprio il presidente Ponzellini, affiancato dal suo direttore generale Enzo Chiesa e dal suo braccio destro, Antonio Cannalire che compra da “Visibilia” anche un blocco di spazi pubblicitari per un valore di 320 mila euro da pubblicare su “Il Giornale”, “Libero” e “l’Ordine di Como”, quotidiano locale all’epoca di proprietà di Alessandro Sallusti, ex compagno di Santanchè.
Meloni blinda la ministra
Incalzata dai giornalisti la Santanchè minaccia querele contro chiunque si azzarda a dire che è inquisita e precisa che al momento: “Non ho processi, non ho condanne, davvero non capisco questo accanimento contro di me. Non vedo l’ora di essere sui banchi del Senato”. In settimana infatti è attesa la sua audizione a Palazzo Madama.
Intanto la Meloni ha già blindato la ministra assicurando il pieno sostegno del governo perché al momento non ha ricevuto nessun avviso di garanzia e quindi viene protetta a spada tratta da tutto l'esecutivo. E lo ha fatto capire ancora meglio all'indomani dell'approvazione alla Camera di un ordine del giorno presentato dal Pd sul decreto legge Lavoro e votato “con imperizia” anche dalla sua maggioranza in cui si chiede di sanzionare le aziende che si sono approfittate della cassa integrazione Covid e quindi anche di “Visibilia”. Un voto che secondo la premier “non va interpretato politicamente... Santanchè sarà in Aula mercoledì, quello è il giorno in cui chiarirà la sua posizione”.
Solo nel caso in cui, ha aggiunto laconicamente la premier neofascista, dovesse arrivare un rinvio a giudizio, quindi non un “semplice” avviso di garanzia, la Santanchè sarà dimissionata perché è un nome di peso all’interno di Fratelli d’Italia, è vicinissima al presidente del Senato Ignazio La Russa e quindi ogni risvolto giudiziario che la riguarda diventerebbe una macchia sulla reputazione di FdI e del governo.
Coinvolto anche La Russa
La preoccupazione della Meloni è che l’inchiesta rischia di coinvolgere anche il camerata La Russa con conseguenze dirette e immediate anche sulla campagna elettorale per le europee 2024.
La Russa, scrive il Corriere della Sera
, viene tirato in ballo dal resoconto di un incontro riservato svoltosi a Milano presso il suo studio legale il 5 novembre 2022 con la Santanchè, fresca di nomina la ministero del Turismo, e il suo compagno Dimitri Kunz d’Asburgo Lorena.
All'ordine del giorno dell'incontro riservato ci sono le possibili conseguenze della richiesta di fallimento avanzata dai giudici di Milano e la notizia pubblicata il giorno prima su tutti i giornali di un avviso di garanzia per bancarotta e falso in bilancio per la Santanchè in riferimento al fallimento di “Visibilia Editore”, i suoi debiti con il Fisco e lo stato d’insolvenza delle sue società.
Alcuni testimoni, come scrive nell’articolo l'editorialista del Corriere
Luigi Ferrarella, hanno riferito che durante l'incontro Santanchè, d'accordo con La Russa, voleva tra l'altro denunciare i due soci di minoranza che con un’istanza in tribunale hanno chiesto il fallimento di “Visibilia” e dato il via alle indagini. Ma gli altri legali consigliano di lasciar perdere. Mentre per il debito con il Fisco, La Russa spiega alla Santanchè che per un ministro sarebbe difficile restare in carica con un contenzioso con il Fisco in arrivo e consiglia di chiudere subito il contenzioso.
Agli atti c'è anche una diffida firmata da La Russa su “richiesta amichevole della stessa Santanchè” nei confronti di un “socio che si è dimostrato non proprio perfetto”. Non solo. Il nome di La Russa compare anche in calce alla nota integrativa del 15 febbraio 2021 al bilancio di “Visibilia”, redatta dal collegio sindacale dove si dà atto di un suo intervento telefonico su richiesta della presidente del Consiglio d'amministrazione Santanchè per esaminare il materiale ricevuto da alcuni azionisti (quello che diede adito poi alla successiva nota di diffida).
“La mia attività professionale – ha cercato di giustificarsi La Russa - si è limitata a una semplice diffida verso un socio che si è dimostrato non proprio perfetto... Io mi occupo solo di penale. Non me ne intendo di aspetti societari. Al di là di questa diffida, non sono mai stato legale delle società o delle aziende di Santanchè”.
I padrini politici della Santanchè
Di sicuro però a partire dal 1995 La Russa è stato il padrino politico della Santanchè; la introduce in politica, prima nei piani alti di Palazzo Marino e poi in parlamento con il sostegno fra gli altri dell’andreottiano Paolo Cirino Pomicino, del faccendiere piduista Luigi Bisignani e del pregiudicato Denis Verdini che ne favorirono l'ascesa tra il 2000 e il 2010.
Santanchè esordisce a livello nazionale tra le file di An di Gianfranco Fini; poi passa con la Destra di Francesco Storace (con cui si candida a premier nel 2008) prima di approdare al Pdl, a Forza Italia e alla corte di Berlusconi che durante il suo IV governo la nomina sottosegretaria. La fine dell'idillio col neoduce di Arcore inizia nel 2013 (l’anno della decadenza di Berlusconi) e prosegue di pari passo con il conseguente declino politico e elettorale di Forza Italia che la Santanchè abbandona 2017 per entrare in FdI portando in dote alla Meloni tutta la sua rete di legami, amicizie, conoscenze e frequentazioni che permettono alla futura premier neofascista di ottenere il sostegno dei salotti buoni dell'imprenditoria e dell'alta finanza milanese e a convincere Assolombarda ad appoggiarla perché: “Lei è la numero uno”.
I risvolti dell'inchiesta
Ad oggi gli atti sono stati segretati dai Pm. È certo che ci sono degli indagati i cui nomi però non sono ancora noti. Bisogna quindi aspettare l’imminente avviso di conclusione indagini per conoscere chi sono i protagonisti di questa scandalosa vicenda e i reati di cui devono rispondere. Solo allora potremmo forse cominciare a capire perché fin dal 4 novembre 2022 gli avvocati della Santanchè hanno messo le tende davanti agli uffici della Procura; perché la Santanchè ha incontrato e chiesto consigli a La Russa.
Nei mesi scorsi la Santanchè ha anche ceduto le sue quote del “Twiga” (lo stabilimento vip di Marina di Pietrasanta) al suo compare e socio Flavio Briatore vantandosi di aver preso questa decisione per non essere accusata di conflitto di interesse col ruolo che ricopre come ministra del Turismo.
Ma la realtà sembra ben diversa e riguarda il fatto che la Santanchè da ormai otto mesi è alla disperata ricerca di soldi e sia stata costretta a vendere le quote del “Twiga” per rimpinguare le casse del gruppo e sventare il fallimento per i debiti fiscali. Ma la somma ricavata, secondo il consulente della procura, è insufficiente per ripianare il debito, evitare la liquidazione delle società e di conseguenza tutte le probabili accuse a suo carico a cominciare dalla bancarotta e falso in bilancio.
5 luglio 2023