Per l'occupazione e il rilancio industriale
Due giorni di sciopero generale dei metalmeccanici
Grande adesione in tutte le fabbriche del Nord e Centro-Sud
Quando i vertici sindacali Cgil, Cisl e Uil chiameranno la classe operaia allo sciopero generale nazionale contro il governo neofascista Meloni?
I due giorni di sciopero generale territoriale di 4 ore indetti unitariamente da Fim, Fiom e Uilm al Nord e al Centro-Sud “per il rilancio industriale, l'occupazione, gli investimenti, la transizione sostenibile, risolvere le crisi aperte e la dignità di chi per vivere deve lavorare” sono stati caratterizzati da una straordinaria adesione.
Il 7 luglio migliaia di metalmeccanici hanno incrociato le braccia in tutte le regioni del Nord in occasione della prima giornata di mobilitazione. Cortei, manifestazioni, presidi e sit-in di protesta si sono tenuti in diverse città, davanti ai cancelli delle fabbriche, delle prefetture, sedi istituzionali e uffici delle associazioni industriali da Torino a Milano, da Mantova a Verona, Pesaro, Padova, Firenze, Genova, Brescia, Bergamo, Brianza, Lodi, Lecco, Como, Cremona, Pavia, Sondrio, Varese, Bologna e in tanti altri piccoli e grandi centri e distretti industriali.
A Suzzara (Mantova) un partecipato e combattivo corteo è partito dai cancelli davanti all’Iveco e si è concluso in Piazza Garibaldi.
Nel padovano si sono svolti 9 presidi davanti al comune di Campodarsego, ai cancelli della Pavan Gea (sia dello stabilimento di via Monte Grappa che di quello in viale Europa a Galliera Veneta), alla Dab Pumps a Mestrino, alla ZF a Caselle di Selvazzano, alla VDZ ad Albignasego (incrocio strada Battaglia/via Marco Polo), all'Iperlando a Conselve e alla Komatsu a Este,
sulla Piovese per Brugine lungo la SS 516.
Durante il suo intervento davanti ai cancelli della Breda Menarini a Bologna, il segretario generale della Fiom-CGIL Michele De Palma ha fra l'altro avvertito il governo che: “Lo sciopero di 4 ore è un campanello di allarme. Al primo passo i metalmeccanici ne fanno seguire sempre un secondo. Non pensiate che oggi sia un fuoco di paglia. Oggi fa caldo ma in autunno il rischio è che questo caldo aumenti. Senza interventi, ci fermeremo di nuovo”.
Durante la conferenza stampa di Fiom Cgil, Fim Cisl, Uilm Uil della Lombardia per spiegare le ragioni dello sciopero, i rispettivi segretari di categoria hanno fra l'altro ribadito che: “E’ necessario rilanciare l’industria, creare nuova occupazione, creare un lavoro più giusto è più equo, soprattutto al tempo delle transizioni che non vanno subite, ma vanno governate, perché diventino vere e proprie opportunità. Oggi i metalmeccanici stanno vivendo una condizione economica e sociale molto delicata. Rivendichiamo il ruolo del pubblico a partire dalle responsabilità del governo”.
Negli ultimi mesi, si legge in una nota della Fiom-Cgil, “le nostre preoccupazioni sono incentrate, oltre che sulle grandi crisi come Ilva e Whirlpool, in particolare sul settore automotive, a iniziare dai piani di Stellantis che, come confermato dalle ultime mosse del gruppo franco-italiano, mettono a rischio il futuro industriale del comparto nel Paese”.
Per questo abbiamo deciso di fare un “primo sciopero di avvertimento al governo Meloni”.
Lunedì 10 luglio invece è toccato alle operaie e agli operai metalmeccaniche del Centro-Sud scendere in piazza in Umbria, Lazio, Abruzzo, Molise, Campania, Puglia, Basilicata, Calabria, Sicilia e Sardegna per chiedere “l'apertura di tavoli di confronto sui settori e sulle filiere in difficoltà per definire i piani di sviluppo; l'incremento e il confronto sugli investimenti pubblici e privati nei settori strategici e la reindustrializzazione delle aree di crisi per garantire l'occupazione; valorizzare e sostenere il reddito da lavoro; l'impegno comune al confronto e all'uso delle risorse del PNRR per lo sviluppo del settore metalmeccanico; la riforma degli ammortizzatori sociali, con strumenti adeguati alla transizione ecologica e digitale; l'incentivazione di contratti di espansione e di solidarietà, per ridurre l'orario di lavoro e favorire l'occupazione giovanile; un piano di formazione sulle nuove competenze, la riqualificazione e la valorizzazione degli Istituti Tecnici Superiori e del sistema universitario; di intervenire per aumentare la dimensione d'impresa, superare le gare al massimo ribasso negli appalti e stabilizzare il lavoro precario”.
In una nota diffusa dall'Ufficio stampa Fiom-Cgil si parla di "straordinaria adesione alla seconda giornata di sciopero nazionale dei metalmeccanici nel Centro-Sud... Nel Mezzogiorno è ora di fermare la dismissione industriale e contrattare la transizione investendo risorse per nuove assunzioni di giovani, donne e uomini. Devono trovare soluzione le crisi industriali aperte al Ministero delle Imprese e del Made in Italy, che dai petrolchimici alla siderurgia fino all’automotive, rischiano di provocare migliaia di licenziamenti.
Con lo sciopero di oggi le lavoratrici e i lavoratori hanno inteso accendere un riflettore sullo stato dell'industria nel Mezzogiorno, sulle condizioni di vita e di lavoro e sulla necessità di utilizzare anche le risorse del PNRR per ridurre il gap di lavoro, infrastrutturale e tecnologico, tra le diverse aree del Paese.
Lo sciopero unitario è un primo passo importante a cui senza le adeguate risposte seguiranno altre azioni unitarie dei metalmeccanici. Con questo sciopero abbiamo unito Nord e Sud, precari e lavoratori a tempo indeterminato. Unire è il nostro compito per contrattare con imprese e Governo il futuro del nostro Paese".
I segretari di Fim Cisl, Fiom Cgil e Uilm lo hanno chiamato “un segnale forte e determinato” ma a noi sembra ancora troppo poco: intanto perché lo sciopero dei metalmeccanici è stato suddiviso inspiegabilmente su due distinte giornate e poi perché ha riguardato solo 4 ore e non l'intera giornata di lavoro. E infine perché, a dieci mesi dall'insediamento del governo neofascista Meloni che si è confermato come il governo dei padroni e del grande capitale nemico acerrimo delle lavoratrici e dei lavoratori, le tre confederazioni generali non hanno ancora indetto lo sciopero generale nazionale con manifestazione nazionale a Roma come chiesto a gran voce dai lavoratori non solo in questa occasione ma anche durante le tre mobilitazioni del giugno scorso.
12 luglio 2023