Pubblicato su “Il Manifesto” trotzkista
Appello di putiniani mascherati per fermare la controffensiva dell'Ucraina
Spiccano le firme di editorialisti de “Il Fatto quotidiano” di Travaglio, Putin e Conte, e quelle di trotzkisti e falsi comunisti
“Il Manifesto” trotzkista dell'8 luglio scorso, sotto il titolo “Cessate-il-fuoco: la parola alla diplomazia”, ha pubblicato con grande evidenza un appello in 5 punti firmato in occasione del vertice Nato di Vilnius da una ventina tra ex ambasciatori, giornalisti, giuristi, parlamentari ed ex ufficiali, “per sostenere il cammino verso la pace” in Ucraina e in tutta Europa.
Come spiega il primo punto del documento, esso raccoglie le conclusioni del convegno “Guerra o pace?” svoltosi in una sala del Senato il 30 giugno, e si rivolge “ai parlamentari italiani per promuovere un cessate-il-fuoco presidiato da forze dell’ONU con la supervisione dell’OSCE, e il simultaneo avvio di negoziati per una conferenza di pace e sicurezza in Europa”. Questa opzione, si legge al punto due, “aprirebbe la via a nuove architetture di sicurezza nel nostro continente e permetterebbe di riportare la Russia nel consesso europeo in un quadro di collaborazione che eviti futuri confronti e prevenga il consolidarsi di sentimenti antioccidentali. Inoltre, offrirebbe all’Europa l’opportunità di farsi capofila della propria sicurezza, nella lealtà atlantica e con la dovuta attenzione alle azioni in corso da parte del Vaticano e di altri importanti interlocutori internazionali”.
Nel terzo punto si sottolinea quindi l'urgenza di “dar luogo a un’iniziativa parlamentare che ispiri il Governo italiano, e gradualmente tutti i membri dell’Unione Europea e dell’Alleanza”, per arrivare a un negoziato il cui scopo finale sarebbe “la costruzione, in Europa, di un sistema di garanzie reciproche che nessuno avrebbe interesse a scardinare. La ricostruzione dell’Ucraina farebbe ovviamente parte del progetto”.
Al quarto punto si precisa che l'appello si propone di dare rappresentanza politica al “diffuso e crescente desiderio di pace che attraversa l'Italia e l'Europa”, e si auspica che all'imminente vertice di Vilnius “non siano adottate precipitose decisioni sul futuro status dell’Ucraina che priverebbero il negoziato di un importante elemento di trattativa”. Ed infine, nell'ultimo punto, si propone ai parlamentari che condividano il documento, l'adesione ad un “coordinamento interparlamentare” per portare avanti gli obiettivi indicati.
Una prospettiva “coreana” o peggio “palestinese”
Si tratta a ben vedere di un'iniziativa ambigua e sospettabile di filoputinismo, e questo per il momento in cui viene a cadere, all'inizio della controffensiva delle forze di difesa ucraine per liberare il territorio dall'esercito invasore neozarista, e per le personalità dei firmatari, tra cui spiccano diversi putiniani mascherati. Il cessate-il-fuoco invocato come punto di partenza del negoziato non farebbe infatti che congelare la situazione militare sul campo, il che farebbe solo il gioco di Putin, dal momento che è ormai chiaro che costui non ha più nessuna speranza di vittoria, visto che il suo disegno neozarista di annettere l'intera Ucraina è fallito, e che con la controffensiva iniziata da Kiev corre anche il rischio di perdere le strisce di territorio che ancora tiene nel Donbass e nel Sud, e potrebbe perfino veder minacciato il controllo della Crimea. Senza contare il moltiplicarsi delle azioni in profondità nelle sue retrovie e in territorio russo, che dopo il tentato golpe della Wagner di Prigozhin che ha messo a nudo la debolezza delle difese interne russe, rappresentano una spina nel fianco di non poco conto.
Perciò, il nuovo zar del Cremlino avrebbe tutto l'interesse a che ci fosse un cessate-il-fuoco proprio in questo momento, che gli permetterebbe di riprendere fiato, riorganizzare le forze sul campo e stringere i bulloni della sua traballante macchina di potere per salvare il salvabile. Mentre la Resistenza ucraina perderebbe il momento favorevole - ora che è passata all'attacco e le truppe neozariste sono sulla difensiva, hanno subito molte perdite, sono demoralizzate e sono pure indebolite dalle faide interne ai comandi militari – per ottenere conquiste significative e partecipare ad eventuali negoziati da posizioni di maggior forza, se non riuscire addirittura a ricacciare gli invasori oltre i propri confini.
Una soluzione come quella prospettata nell'appello, di una cessazione dei combattimenti sotto la garanzia dell'Onu e dell'Osce, invece di aprire la strada ad un negoziato per una pace duratura finirebbe molto più probabilmente per portare ad una situazione “coreana”, ossia di un congelamento indefinito nel tempo del fronte di contatto tra due forze sempre suscettibili di riprendere le ostilità, come la frontiera tra le due Coree. Con la differenza che all'interno dei territori ucraini occupati dall'esercito neozarista si avrebbe piuttosto una situazione di tipo “palestinese”, poiché la parte non filorussa della popolazione autoctona sarebbe di fatto occupata e oppressa da una potenza straniera. Il che, lungi dal portare ad una pace giusta e stabile, non farebbe che procrastinare i focolai di guerra.
Chi sono i firmatari dell'appello
Se poi si va ad esaminare la lista dei firmatari, a parte una nutrita compagine di ex diplomatici, si trovano diversi noti putiniani mascherati che scrivono abitualmente editoriali su “Il Fatto Quotidiano” di Travaglio, diventato un feroce e acerrimo nemico di Zelensky e della Resistenza ucraina e il megafono di Putin fin dall'inizio dell'invasione dando voce a tutte le posizioni filorusse e pseudo pacifiste, dal trasformista liberale Conte al Vaticano. Sicché non è una sorpresa trovarci le firme dell'ex generale filorusso Fabio Mini e di altri editorialisti abituali di questo giornale, come la neopensionata ex ambasciatrice italiana in Belgio Elena Basile che scrive articoli platealmente filorussi e ferocemente antiucraini sotto lo pseudonimo di Ipazia, Gian Giacomo Migone, ex dirigente della Cisl, di Democrazia proletaria e del PdUP, membro del Partito socialista europeo e con incarichi in ambito Nato e Onu, la giornalista Barbara Spinelli, ex fondatrice della truffaldina e fallimentare parabola de “L'altra Europa per Tsipras”, e come l'ex magistrato ed ex senatore di Rifondazione, Domenico Gallo, che scrivono articoli molto critici contro Zelensky e la Resistenza ucraina e portano avanti la tesi del cessate-il-fuoco e di una “pace” purchessia col nuovo zar, anche sacrificandogli pezzi di territorio ucraino.
Così come non è una sorpresa trovarci le firme di alcuni trotzkisti e falsi comunisti, viste le posizioni filoputiniane dominanti in certi partiti e gruppi con la bandiera rossa, che spacciano truffaldinamente la Federazione russa neozarista quasi come una reincarnazione dell'URSS di Lenin e Stalin, e che ingannano gli anticapitalisti e i sinceri pacifisti accreditando l'ipocrita tesi di Putin che la sua è una “guerra difensiva” per “denazificare” l'Ucraina e difendere addirittura la pace mondiale. Tra le firme spiccano infatti quella di Tommaso Di Francesco, giornalista fondatore de “Il Manifesto”, già condirettore del quotidiano trotzkista insieme a Norma Rangeri; e quella di Alfonso Gianni, con una lunga carriera di falso comunista che parte dal MLS trotzkista, poi parlamentare di PdUP, PCI e PRC, sottosegretario nel 2° governo Prodi, ex SEL, ex Rivoluzione civile, ex “L'altra Europa per Tsipras”, per finire nella Fondazione Cercare ancora presieduta da Bertinotti.
Merita di segnalare in proposito anche le firme di altri navigati veterani della “sinistra” borghese revisionista e trotzkista, come quella di Alfiero Grandi, ex PCI, ex segretario confederale della Funzione pubblica della Cgil, già sottosegretario alle Finanze nei governi D'Alema 1 e 2 e Amato e sottosegretario anche nel Prodi 2; quella dell'editorialista de “Il Manifesto” Massimo Villone, che ha sperimentato tutte le sfumature del neorevisionismo, dal PCI al PDS, a Socialismo 2000, al PRC, al PdCI e FDS; e quella dell'ex senatore Vincenzo Vita, ex Avanguardia operaia, PdUP, PCI, PDS, DS, PD, sottosegretario alle Comunicazioni dal Prodi 1 fino al governo Amato (gli anni del consolidamento indisturbato del monopolio berlusconiano), attualmente membro del Coordinamento dell'Associazione nazionale “a sinistra” nel PD.
Ci sono insomma elementi più che sufficienti per invalidare la credibilità di questa iniziativa interparlamentare “pacifista”, e catalogarla invece come un altro tentativo dei putiniani mascherati, sponsorizzati da Travaglio e Conte e coperti e protetti dal Vaticano, per screditare e sabotare la controffensiva della Resistenza ucraina e contrabbandare per “processo di pace” il congelamento dello status quo
che favorirebbe di fatto solo il nuovo zar del Cremlino.
19 luglio 2023