“Vergognosa e illegittima” decisione del ministro leghista dei Trasporti
Salvini precetta lo sciopero dei treni
“Adesione altissima con punte del 100%”
Nonostante la “Vergognosa e illegittima” decisione del ministro leghista dei Trasporti Salvini che il 12 luglio ha ordinato la precettazione dei ferrovieri e dimezzato la durata della protesta, lo sciopero dei treni di 24 ore in Italo e Trenitalia del 13 luglio indetto da Filt Cgil, Fit Cisl, Uiltrasporti, Ugl Ferrovieri, Orsa Ferrovie e Fast Confsal contro il mancato rinnovo del contratto collettivo di lavoro scaduto da sei anni, è stato coronato da un successo senza precedenti.
Tra le ragioni della protesta dei ferrovieri ci sono anche la richiesta di un adeguato piano di assunzioni e di una programmazione dei turni maggiormente sostenibile, oltre a rivendicazioni salariali.
Secondo la Filt-Cgil, “L'adesione allo sciopero è stata altissima, sopra l’80% in tutt’Italia, con punte del 100% con tante cancellazioni tra i treni non garantiti e ritardi tra quelli che circolano... i ferrovieri di Trenitalia e Italo hanno risposto in massa alla protesta indetta a seguito dell'incapacità di due aziende di chiudere due vertenze aperte da mesi ma anche contro un'ordinanza vergognosa del Ministero dei Trasporti che penalizza lavoratori e lavoratrici e osteggia pesantemente il diritto di sciopero previsto dalla costituzione... L’ordinanza del Ministro Salvini - sottolinea tra l’altro la Federazione dei Trasporti della Cgil - oltrechè essere illegittima e sbagliata ha creato più confusione e maggiori disagi, illudendo alla vigilia gli utenti che lo sciopero fosse revocato e mandando in tilt il sistema della circolazione dei treni visto che erano state già programmate le cancellazioni... Dopo questa nuova ed altissima adesione di lavoratrici e lavoratori delle ferrovie - afferma infine la Filt Cgil - ci aspettiamo un confronto costruttivo con Trenitalia su turni di lavoro e assunzioni e con Italo sul rinnovo del contratto”.
A rendere possibile la precettazione, ha spiegato in una nota lo stesso ministero delle Infrastrutture e Trasporti, è la delibera della “Commissione di Garanzia dell’attuazione della legge sullo sciopero nei servizi pubblici essenziali” firmata dalla nuova presidente Paola Bellocchi, che si è insediata proprio ieri. Nella delibera il Garante ricorda che i sindacati, pur avendo “ottemperato alle indicazioni di violazione”, non avevano accolto la raccomandazione di “evitare il coinvolgimento di entrambe le aziende del trasporto ferroviario che operano nell’Alta Velocità”.
Perciò ha aggiunto provocatoriamente Salvini: “Aver permesso a un milione di lavoratrici e lavoratori di poter viaggiare tranquillamente per me è stata una gioia.
Ricorsi e insulti ricevuti da sinistra non mi fanno né mai mi faranno cambiare idea. Avanti così... Lasciare a piedi un milione di italiani, di pendolari, un giovedì di luglio con temperature di 35 gradi era impensabile”.
Mentre lasciare per oltre 6 anni migliaia di lavoratori senza contratto e senza adeguamenti salariali per Salvini e il governo neofascista Meloni di cui fa parte è a suo dire perfettamente legittimo.
Contro la precettazione dello sciopero la Filt-Cgil aveva anche presentato un ricorso urgente al Tar del Lazio che a tambur battente ha respinto la richiesta di una sospensione cautelare urgente dell’ordinanza, perché, secondo il Tribunale amministrativo regionale “non sussistono i presupposti” per disporre la misura richiesta dalla Filt-Cgil, che tra l'altro, sostengono i giudici, è arrivata in ritardo e a sciopero ormai terminato.
Non solo. Nel formulare la propria decisione, il Tar ha giudicato superiore l’interesse degli utenti “che hanno fatto affidamento sulla continuità del servizio assicurato dal gravato provvedimento e dei conseguenti disagi che verrebbero a sopportare, aggravati dall’estrema difficoltà da parte delle aziende di apprestare tempestivamente le idonee misure organizzative nella fascia protetta”.
Contro la decisione del Tar, il segretario generale della Filt-Cgil, Stefano Malorgio, ha annunciato un ricorso al consiglio di Stato, la cui udienza è stata fissata per il 4 settembre.
La verità è che questa seconda giornata di sciopero dei lavoratori di Trenitalia e Italo è stata annunciata con un anticipo di oltre un mese e in tutto questo tempo né le aziende né tantomeno il ministero e il governo si sono attivati per dare risposte alle sacrosante rivendicazioni dei ferrovieri.
A poche ore dall'inizio dell'agitazione Salvini ha convocato una raffica di tavoli d’urgenza con i sindacati; non mai proposto una soluzione di mediazione per evitare lo sciopero; ha montato ad arte una campagna stampa per attaccare i lavoratori e i sindacati “irresponsabili” e alla fine ha imposto la precettazione per decreto col chiaro intento di assestare un colpo demolitore ai diritti dei lavoratori limitando ulteriormento il diritto di sciopero.
Un atto gravissimo che conferma la volontà del governo neofascista Meloni di cancellare del tutto un diritto fondamentale dei lavoratori già fortemente limitato dalla L.146. Una legge antisciopero che ad esempio per i lavoratori dei trasporti prevede già una serie di limitazioni: franchigie, orari e servizi minimi da garantire, prescrizioni, rispetto dei “tempi di raffreddamento delle vertenze”, durata delle agitazioni ecc...
Evidentemente a Palazzo Chigi lo sciopero fa paura perché nonostante tutto rimane lo strumento di lotta più efficace per rivendicare e difendere i diritti dei lavoratori.
Lo sciopero non è un “giorno di festa” e nemmeno un privilegio concesso dai padroni e dalla classe dominante borghese; ma un diritto che i lavoratori si sono conquistati col sange e col sudore in decenni di lotte. Uno strumento di lotta che i lavoratori pagano direttamente col proprio salario. E quando questa forma di protesta viene legittimamente esercitata vuol dire che dall’altra parte c’è una grave violazione dei diritti contrattuali, lavorativi, sociali e delle tutele sindacali da parte delle aziende e una gravissima connivenza del governo.
Perciò quando Salvini e tutto il governo neofascista Meloni affermano che: “Non abbiamo cancellato il diritto allo sciopero, lo abbiamo semplicemente ridotto a 12 ore per permettere alla gente di tornare a casa dopo il lavoro” in realtà pretendono non solo che “i treni arrivino in orario” ma puntano all'abolizione di fatto del diritto di sciopero esattamente come fece Mussolini durante la dittatura fascista.
Rimane da capire cosa aspettano i sindacati e la Cgil in particolare, vista “l'altissima adesione allo sciopero” e alle mobilitazioni territoriali delle settimane scorse, a dichiarare lo sciopero generale con manifestazione nazionale a Roma per cacciare il governo neofascista Meloni.
19 luglio 2023