Un affronto ai milioni di poveri
1200 euro netti al mese in più ai capigruppo
L'Ufficio di presidenza di Montecitorio ha deciso, con la delibera 45/2023, di aumentare la retribuzione ai presidenti dei gruppi parlamentari, i quali riceveranno dalla Camera una indennità aggiuntiva pari a quella già erogata ai presidenti di commissione, del valore di 2.226,92 euro lordi al mese, pari a 1.269,34 euro netti. Beneficiari saranno anche i presidenti delle componenti del gruppo Misto, ma con una identità ridotta alla metà.
Mentre per il 2023 il costo aggiuntivo sarà a carico dei bilanci dei singoli gruppi parlamentari, dal 2024 l'indennità sarà erogata direttamente dalla Camera. Un aumento netto della spesa del capitolo 1.000 del bilancio della Camera, "indennità dei deputati – indennità d'ufficio" di 267.230,40 euro annui, che saranno coperti dalla riduzione dello stanziamento del capitolo 1.150, "Contributo ai Gruppi parlamentari".
Il questore Paolo Trancassini, deputato di Fratelli d'Italia, ha affermato che “Con questa indennità, (...) viene riconosciuta l'importanza del ruolo e delle attività dei presidenti dei Gruppi parlamentari. Ribadisco che questa operazione non prevede nessun aumento di spesa, neanche di un centesimo”. In realtà, se il saldo meramente contabile è zero, così non lo è quello politico poiché con questa norma si sottraggono risorse all'attività dei gruppi parlamentari per metterla direttamente nelle tasche private dei boss delle delegazioni.
Come riferito immediatamente dall'Adnkronos, hanno votato a favore il “centro-destra” compatto ed il Movimento 5 Stelle, mentre Pd, Verdi-Sinistra e Roberto Giachetti di Iv si sono astenuti, bontà loro.
In ogni caso sta di fatto che i capigruppo a Montecitorio avranno un aumento di stipendio, seppur il contesto nazionale veda le masse popolari sempre più in difficoltà a causa del caro prezzi e bollette, della perdita del potere d'acquisto dell'euro, di stipendi fermi, di contratti di lavoro da rinnovare, di una disoccupazione enorme, in particolare quella giovanile e femminile, nessuno ha votato contro al provvedimento.
Addirittura c'è chi, come il Movimento 5 Stelle tramite il suo capogruppo alla Camera Francesco Silvestri (che assieme a Chiara Braga del PD ha affermato di voler rinunciare a questa indennità) si vanta di aver votato favorevolmente questa misura al fine di contrastare la prima versione in collegio dei questori, che avrebbe previsto l'introduzione dell'indennità aggiuntiva a carico della Camera, e quindi con l'aggravio di fondi pubblici.
Insomma, se ciò da un lato dimostra tutte le intenzioni classiste ed antipopolari della destra pronta ad indebitare ancora di più le casse pubbliche a beneficio dei propri scagnozzi mentre riserva alle masse popolari la miseria della nuova populistica social card “Dedicata a te” e la contrazione del reddito di cittadinanza, dall'altra nessuna forza parlamentare crede che in un momento di difficoltà economica senza precedenti per le masse popolari e di stato sociale ridotto ai minimi termini, i costi personali delle poltrone comode e dorate dei politici borghesi meritino un taglio netto e deciso.
Siamo di fronte a un film già visto, ad un nuovo attacco delle destre coperto dalle opportunistiche opposizioni di cartone che sostanzialmente ne legittimano le misure.
L'ennesimo affronto ai milioni di poveri che non riescono a mettere assieme il pranzo con la cena e che nessuno ha a cuore e rappresenta nelle istituzioni borghesi in camicia nera.
26 luglio 2023