La Carta “Dedicata a te”, una ridicola e paternalistica elemosina ispirata alla mussoliniana “tessera della fame”
Il governo “contrasta” la povertà con un caffè al giorno. Esclusi i percettori di Rdc e sussidio di disoccupazione anche se permangono con ISEE inferiore a 15mila euro, single, giovani coppie senza figli, vedovi, divorziati e ragazze madri, nel nome della famiglia cattolica “tradizionale”. Altro che una nuova “tessera annonaria”, per combattere la povertà occorre lavoro stabile, tutelato ed a salario pieno per tutti.
Presentata in pompa magna dai ministri Giorgetti, Lollobrigida e Calderone, con sette mesi di ritardo rispetto alla sua approvazione che risale alla legge di bilancio avallata a dicembre, arriva l'ennesimo pannicello tiepido – nemmeno caldo -, parziale ed assolutamente insufficiente della carta “Dedicata a te”.
In un Paese dove la disoccupazione reale ed il precariato sono alle stelle, un terzo dei giovani e la metà della donne è senza lavoro, dove i poveri aumentano continuamente, dove i salari sono tra i più bassi d'Europa e continuano a scendere nonostante un'inflazione galoppante e dove ci sono pensioni minime da fame, il governo Meloni non trova di meglio da fare che spacciare come misura di contrasto alla povertà un'elemosina di 382 euro una tantum, intanto fino alla fine del 2023, poi si vedrà.
Degli scarsissimi “benefici” della card potranno usufruire solo coloro che non percepiscono sussidi di disoccupazione di qualsiasi entità e genere, e coloro che non ricevono il reddito di cittadinanza, già tagliato del 30% dal governo e che dal prossimo settembre sarà sostituito al ribasso dalla MIA che stringerà ulteriormente il campo dei beneficiari di almeno 400 mila nuclei familiari in condizioni di povertà assoluta con almeno un membro ritenuto “occupabile”. La soglia minima ISEE è fissata a 15mila euro, ma è bene precisare che saranno esclusi anche coloro che, pur percependo il Rdc, continueranno ad avere l'ISEE inferiore alla soglia di diritto, appunto di 15mila euro.
“Questa misura – sostiene Antonio Russo, portavoce nazionale dell’alleanza contro la Povertà – non affronta in modo strutturale il tema della povertà e lascia fuori un’ampia platea”.
Infatti il provvedimento rimane anche ad esclusivo beneficio di coloro che appartengono ad un nucleo familiare di almeno tre componenti; e se con figli, andrà ai nati tra il 2023 e il 2009, in ordine di precedenza per i nuclei con componenti più piccoli. Il Governo si nasconde dietro ad un dito quando afferma che tale prerogativa risponderebbe all’idea secondo la quale i nuclei numerosi sono quelli più in difficoltà; ma cosa dire allora dei single, delle coppie giovani o anziane a basso reddito o disoccupati, oppure delle persone divorziate, vedove o ragazze madri anch'esse in situazione generalmente critiche che il provvedimento ignora?
Questa misura risponde fra l'altro alla concezione familistica e ultraconservatrice di questo governo che non risparmia punizioni come queste a chi non si allinea alla triade “Dio, Patria – ed in questo caso – Famiglia”, cosiddetta tradizionale, ed unità fondante della società neofascista, il che la rende oltre ad ingiusta ed inaccettabile, anche discriminatoria.
In primis però è la cifra di per sé, irrisoria, che grida allo scandalo se rapportata ai benefici fiscali che questo governo sta offrendo ai padroni ed agli evasori fiscali. Infatti i 500 milioni stanziati, oltre ai circa 110 milioni derivanti dallo sconto del 15% su prodotti commerciali riservati ai possessori della card, sono in pratica un caffè al giorno (in realtà trentacinque centesimi di euro per ciascuno dei componenti dei “fortunati” nuclei di 3 persone) per chi riuscirà ad usufruirne.
Inoltre, come nella miglior tradizione paternalistica della destra fascista, è l’elenco tassativo dei prodotti che potranno essere acquistati con la carta che mostra il dispotismo del governo che indica il preciso dettaglio di ciò che si potrà comprare e ciò che non si potrà. Ad esempio, è concesso l'acquisto di pane, pasta, carne, cereali, latte e derivati, il pesce fresco e non surgelato; sì zucchero, tè e caffè, ma non sale, tisane ed infusi. Escluso anche l'abbigliamento o i medicinali, come se chi è povero potesse permettersi questi generi e non gli alimentari.
In ultimo, secondo il governo, sono gli stessi comuni che segnaleranno i potenziali beneficiari; e forse una riflessione sulla ricostituzione di fatto delle liste di povertà di mussoliniana memoria, altrettanto paternalistiche e strumento di controllo, omologazione e propaganda del regime, andrebbe fatta, e quanto più rapidamente possibile. Siamo di fronte, oltre che ad un chiaro e lampante specchietto per le allodole senza efficacia, anche ad un ritorno “sinistro” nei fatti alla tessera annonaria, il documento personale che fu introdotto con decreto ministeriale nel 1940 da Mussolini che veniva rilasciata dai comuni con validità bimestrale, e definiva la quantità e la tipologia di merci e di generi alimentari razionati acquistabili. La tessera fu immediatamente ribattezzata dal popolo come “tessera della fame”, appellativo che calza a pennello anche alla card del governo Meloni.
Noi marxisti-leninisti siamo certi che il contrasto alla povertà si avrà solo quando tutti avranno un lavoro stabile e tutelato, e quando i profitti saranno tassati a dovere utilizzando i proventi nello stato sociale. Non sono certo le elemosine, per lo più irrisorie come questa, la panacea di tutti i mali. Sappiamo anche che solo il socialismo sarà in grado di risolvere il problema della povertà. Tuttavia siamo coscienti che in un momento come questo, dopo tre anni di pandemia che hanno acuito le disuguaglianze e le contraddizioni insanabili del capitalismo, ed ora con l'inflazione alle stelle e tassi che aumentano portandosi dietro le rate dei mutui e gli affitti ormai insostenibili, la carta “Dedicata a te” pensata ed ideata dai neofascisti di governo come una caritatevole elemosina ed inserita in un contesto di pesanti riduzioni generali al salario, al reddito ed agli ammortizzatori sociali di ogni sorta, è una vera e propria presa in giro nei confronti delle masse popolari, e l'ennesimo attacco nei confronti dei più poveri e delle persone in difficoltà.
Un motivo in più per scendere in piazza per buttare giù quanto prima possibile il governo neofascista Meloni al servizio del capitalismo e dei padroni prima che faccia altri irreparabili danni.
26 luglio 2023