Rinnovo del Contratto Istruzione Università e Ricerca: un “piatto di lenticchie” scaduto
I sindacati confederali e concertativi firmano la sequenza contrattuale avviata a dicembre 2022
Agli insegnanti aumenti di dieci euro in busta paga
Le dichiarazioni trionfalistiche del ministro fascio-leghista dell'Istruzione e del “Merito” Giuseppe Valditara e della premier neofascista Meloni che il 14 luglio hanno accompagnato la firma del contratto collettivo nazionale di lavoro (CCNL) per il comparto Istruzione Università e Ricerca relativo al triennio 2019-2021, sono un cumulo di falsità.
Valditara con la complicità dei vertici sindacali confederali concertativi (esclusa la Uil Scuola Rua che momentaneamente ha deciso di non firmare) lo ha definito addirittura: “Il miglior contratto sin qui realizzato per i docenti” spacciando l'aumento medio di circa 25 euro lordi al mese come: “Il più grande aumento stipendiale realizzato fino a ora nella scuola” che, ha aggiunto il ministro fascio-leghista in una intervista al Messaggero: “È stato possibile anche grazie a quei 300 milioni originariamente previsti per altri progetti e che abbiamo invece utilizzato per finanziare il contratto”.
In realtà con un ritardo di ben 4 anni e un rinnovo che è già scaduto da 18 mesi al momento della firma, i miseri aumenti stipendiali di luglio non sono altro che il completamento della sequenza contrattuale avviata con l'accordo economico sottoscritto a dicembre 2022 e si aggirano intorno ai 24/26 euro medi lordi (poco più di dieci euro netti) poiché la somma complessiva di 124,40 euro lordi per i docenti e 96,72 euro lordi per il personale amministrativo, tecnico e ausiliario (Ata) di cui si vanta Valditra riassorbe ed è già comprensivo di quanto già erogato a dicembre con l’anticipazione contrattata a novembre 2022 pari al 96% dell’aumento complessivo che non copre nemmeno la metà del potere di acquisto perso dal personale scolastico nel corso degli ultimi tre anni.
Basti pensare che nel triennio 2020-2022 la fiammata inflazionistica, causata dalla crisi economica capitalistica aggravata prima dalla pandemia e poi dall'aggressione del nuovo zar Putin all'Ucraina con conseguente impennata delle tariffe energetiche e delle materie prime, ha riacceso la corsa al rialzo dei prezzi di tutti i beni di prima necessità di circa il 15% su base annua (a stare bassi). Nel 2022 l'aumento su base annua è stato dell’8,1% mentre nei primi mesi del 2023 dell’8,5%, con una proiezione annuale per l’anno in corso del 10% a fronte di un aumento stipendiale complessivo di appena l’1,9% nel 2021.
A conti fatti il tanto sbandierato aumento stipendiale dei docenti e personale Ata a grandi linee comporta un recupero stimato in termini reali del potere d’acquisto fra il 3% e il 5% massimo per chi ha maturato oltre 35 anni di servizio.
Dunque, altro che “ulteriore aumento a tre cifre”. Per docenti e Ata di fatto non ci sarà nessun adeguamento rispetto a quanto già avuto da dicembre 2022.
Valditara è l'interprete principale di una campagna stampa montata ad arte dal governo neofascista Meloni per guadagnarsi l'appoggio di genitori e studenti sulla pelle di circa un milione e 200mila docenti e personale Ata che in cambio di poco più di dieci euro di aumento sono stati scippati dell'ennesimo rinnovo contrattuale e della possibilità di ottenere adeguamenti stipendiali quantomeno in linea con l'inflazione galoppante.
Non a caso vengono sbandierati con grande enfasi solo gli aumenti complessivi e solo quelli riguardanti i livelli retributivi più alti legati all'anzianità di servizio sia dei docenti che del personale Ata e non si fa ad esempio nessun riferimento alla differenziazione stipendiale che esiste fra i docenti della scuola dell’infanzia e primaria e quelli della secondaria di I e II grado.
Insomma siamo di fronte a un contratto che non solo è già ampiamente scaduto ma che risulta particolarmente peggiorativo anche sul piano normativo e dell'inquadramento giuridico in quanto in cambio del classico piatto di lenticchie già scaduto, penalizza ancora di più tutto il corpo docente e il personale Ata con un'ulteriore aumento delle mansioni, dei carichi di lavoro e della progressiva gerarchizzazione di tutto il personale.
Non a caso Valditara ha ripetutamente ringraziato i sindacati confederali concertativi perché finalmente con la firma di questo contratto apposta a tradimento durante il periodo estivo, con le scuole vuote e gran parte del personale in ferie: “Sono state recepite a livello contrattuale le funzioni del docente tutor e del docente orientatore e questo, secondo il ministro, consentirà di affermare definitivamente il principio della personalizzazione dell’istruzione, rimarcando la centralità nel sistema della persona dello studente”.
In realtà l'istituzione dei cosiddetti docente tutor e docente orientatore sono parte integrante di un più ampio progetto di controriforma scolastica già avanzato nei mesi scorsi da Valditara e finalizzato a imporre nella scuola pubblica il “merito”, le gerarchie e la differenziazione stipendiale su base territoriale per gli insegnanti e “nuovi valori formativi” per gli studenti quali: ordine, repressione, disciplina, meritocrazia, selezione di classe, regionalizzazione, privatizzazione, aziendalismo e oscurantismo, di chiaro stampo liberista, capitalista, neofascista, federalista, aziendalista, classista, meritocratici e mussoliniani.
“Valori formativi” in base ai quali il governo neofascista Meloni e il ministro Valditara vogliono assestare il colpo di grazia al sistema nazionale unico dell'istruzione pubblica, normalizzare e irregimentare gli studenti e tutto il corpo docente e uniformare l’universalità dei saperi all'ideologia borghese, neofascista e clericale finalizzando la formazione professionale dei ragazzi alle esigenze del mercato capitalista.
26 luglio 2023