Nel giorno del 43° Anniversario del crimine fascista
Meloni omette la matrice fascista della strage di Bologna
La Camera approva una mozione del neofascista Mollicone che torna a evocare la pista palestinese. De Angelis (Fd'I) scagiona Fioravanti, Mambro e Ciavardini sulla strage
Come i boss mafiosi che per omertà non pronunciano mai la parola mafia mettendone in dubbio perfino l'esistenza; il 2 agosto anche la premier neofascista Meloni in occasione del 43° anniversario della strage di Stato fascista alla stazione di Bologna ha cercato di occultarne la matrice politica, eversiva e golpista di quella carneficina che costò la vita a 85 persone e provocò oltre 200 feriti.
In un messaggio rivolto ai familiari delle vittime Meloni ha provocatoriamente liquidato la più grave e sanguinosa strage fascista della storia repubblicana come un “atto terroristico” completamente avulso da qualsiasi movente politico col chiaro intento di mettere in dubbio la verità storica e processuale faticosamente accertate dalla procura di Bologna in oltre quarant'anni di inchieste e processi e recentemente confermate in via definitiva anche dalla Cassazione.
“Il 2 agosto 1980 – secondo la Meloni - il terrorismo ha sferrato all’Italia e al suo popolo uno dei suoi colpi più feroci. Sono trascorsi 43 anni ma, nel cuore e nella coscienza della Nazione, risuona ancora con tutta la sua forza la violenza di quella terribile esplosione, che disintegrò la stazione di Bologna e uccise 85 persone e ne ferì oltre duecento”.
Nelle stesse ore, su proposta del meloniano di ferro, Federico Mollicone, presidente della commissione Cultura a Montecitorio, la Camera ha approvato una mozione per l'istituzione di una commissione parlamentare d'inchiesta sulle stragi a cominciare proprio da quella Bologna perché, si legge nella mozione, l'iter processuale pur avendo "già registrato condanne definitive" non è "ancora concluso" e pertanto, si auspica Mollicone, bisogna riprendere in considerazione la pista del terrorismo palestinese e internazionale già suggerite e sostenute a più riprese, fin dai primi giorni dopo la strage, proprio dai fascisti, dalla P2 di Gelli e dai massimi vertici dei servizi segreti per depistare le indagini e avvalorare la tesi dell'attentato dinamitardo senza alcuna matrice politica.
Alla canea neofascista si è aggiunto anche l'allora responsabile della comunicazione istituzionale della Regione Lazio, il camerata Marcello De Angelis, braccio destro del governatore Francesco Rocca, il quale in un provocatorio post pubblicato sulla sua pagina Facebook è arrivato a sostenere addirittura l'innocenza dei terroristi fascisti dei Nuclei armati rivoluzionari (Nar) Valerio Fioravanti, Francesca Mambro e Luigi Ciavardini di Terza posizione, condannati rispettivamente all'ergastolo e a 30 anni in via definitiva insieme a Gilberto Cavallini quali esecutori materiali della strage.
Secondo De Angelis, anche lui un ex terrorista fascista nonché cognato di Ciavardini: “Con la strage di Bologna non c’entrano nulla Fioravanti, Mambro e Ciavardini. Non è un’opinione: io lo so con assoluta certezza”.
Evidentemente la condanna all'ergastolo inflitta in primo grado il 6 aprile 2022 dalla procura di Bologna all'ex militante di Avanguardia nazionale Paolo Bellini, considerato insieme a Fioravanti, Mambro, Ciavardini e Cavallini il quinto esecutore materiale della strage, e forse ancora di più il suo arresto avvenuto il 29 giugno 2023 su ordine della stessa procura per il pericolo di reiterazione del reato, ha destato grande preoccupazione tra i camerati di FdI. Probabilmente perché hanno capito che con la condanna e l'arresto di Bellini la Corte di assise di Bologna ha aggiunto un altro importante tassello di verità all'inchiesta che ormai si può considerare quasi conclusa per quanto riguarda il primo livello, quello degli esecutori materiali, e il secondo livello, quello degli apparati dello Stato che li aiutarono a organizzare l'attentato e li protessero dalle inchieste della magistratura depistando le indagini.
Accertate le responsabilità di P2, fascisti e servizi segreti adesso la procura di Bologna potrebbe finalmente puntare i riflettori anche sui mandanti politici della strage annidati fin dentro ai vertici dello Stato, del governo e dei partiti borghesi a cominciare dalla DC e dal MSI in cui hanno militato gran parte dei dirigenti di FdI a cominciare dalla premier neofascista Meloni e dei suoi più stretti camerati.
6 settembre 2023