“La premier sa, ci servono soldi”
Piano dei neofascisti contro i magistrati antifascisti
Perquisite le abitazioni di Tilgher, fondatore ed ex capo di Avanguardia Nazionale, di Ingraffia e di Scala. Sono accusati di associazione a delinquere e violazione della legge Anselmi

 
Nel corso delle nuove inchieste sulle stragi del '92, la Dia di Caltanissetta ha eseguito un'ordinanza di arresti domiciliari per l'avvocato Stefano Menicacci e per Domenico Romeo, accusati entrambi di aver rilasciato false informazioni al pubblico ministero, aggravate dall'aver mentito nel procedimento per strage.
 
L'inchiesta sulle le stragi del '92
Nel corso di queste indagini gli investigatori hanno intercettato infatti una conversazione tra essi e la moglie di Stefano Delle Chiaie, fondatore del movimento neofascista Avanguardia Nazionale, durante la quale Menicacci invitava i suoi interlocutori a negare che Delle Chiaie si fosse trovato in Sicilia nel periodo degli attentati, il cui apice furono le stragi di Capaci e di via D'Amelio, dove persero la vita – fra gli altri - i giudici Falcone e Borsellino. Secondo il procuratore di Caltanissetta, Salvo De Luca, a Romeo era addirittura stato dettato “una sorta di decalogo a cui attenersi nel corso delle sommarie informazioni rese ai pm”.
Ma a questo filone, tutt'ora in corso e che potrebbe dimostrare che il fondatore di Avanguardia Nazionale ed altri soggetti collegati alla destra eversiva furono autori attivi nella fase di ideazione e/o di esecuzione della strage di Capaci, si affianca adesso una nuova importantissima inchiesta, non storica ma d'estrema attualità, che vede come protagonisti i neofascisti di ieri e di oggi con il probabile avallo di membri del governo.
 
Un nuovo progetto fascista contro la magistratura
Abbiamo intercettato – spiega infatti De Luca in relazione alle attuali indagini sulle stragi del '92 - alcune conversazioni dell'ex esponente di Avanguardia Nazionale Adriano Tilgher con Saverio Ingraffia, avvocato del Foro di Bari, e con il docente universitario Francesco Scala in cui si parlava del progetto di creazione di un osservatorio sulla attività della magistratura (...) sempre nel corso delle intercettazioni, sono emersi due aspetti penalmente rilevanti: il fatto che alcuni esponenti dell'organizzazione dovevano rimanere segreti in violazione della Legge Anselmi e che si doveva eseguire una mappatura dei magistrati per rilevare le relazioni tra loro in modo da colpire quelli sgraditi. L'idea era imbastire campagne critiche per metterli in ridicolo. ”.
Secondo i magistrati quindi "i nuovi fascisti", come essi stessi si definivano, avrebbero creato un "osservatorio" nazionale con lo scopo di intercettare mediante un circuito relazionale di "alto livello" e composto anche da noti professionisti e professori universitari, il consenso di esponenti politici e dei vertici del governo.
Il fine, ovviamente, è quello di condizionare il sistema giudiziario “con veri e propri attacchi e secondo modalità illecite, chiunque fosse ritenuto ostile alla politica fascista e soprattutto alle attività ispirate a tale politica ".
In sostanza si parla di pressioni mediante minacce, anche implicite ma chiare, fatte arrivare al magistrato “scomodo" affinchè “cambi strada” o si dimetta. Scala in una intercettazione è piuttosto chiaro su tali modalità: “... noi sappiamo che il giudice x (…) è legato a doppiofilo ed è compagno di merenda del giudice y, noi a quel punto possiamo agire bene, perché mandiamo una serie di pizzini, colpiamo a sua suocera perché nuora intenda. E possiamo fare tutta un'operazione strategica, sotto traccia... ".
Le intercettazioni confermano che tale struttura, di chiaro stampo eversivo, sarebbe già realizzata, operativa da tempo, ed in costante espansione, per stessa ammissione degli intercettati.
 
Coinvolti noti nomi del neofascismo eversivo italiano
Dell'Osservatorio fascista, secondo De Luca, farebbe parte anche una toga, Giuseppe De Benedictis , ex magistrato già imputato per corruzione in atti giudiziari e per ricettazione e detenzione di armi anche da guerra e clandestine, presso il Tribunale di Lecce. Date le sue note “vicissitudini giudiziarie”, il suo nome sarebbe rimasto segreto, come poi accertato dallo Procuratore.
Per comprendere di quanto forte sia la mano neofascista su questo progetto, è sufficiente osservare il curriculum, dei primi due indagati. Stefano Menicacci, l'avvocato 91enne finito ai domiciliari, figura nelle inchieste delle Procure di mezza Italia. Ex deputato missino e difensore storico di Stefano Delle Chiaie, oltre alla recente inchiesta già citata sulle stragi del '92, mette lo zampino anche nella strage di Bologna del 1980 sulla quale in questo momento sono in corso accertamenti atti a valutare se al tempo avesse mentito in aula. Indicativa, per capire meglio l'intrecciarsi dei ripetuti rapporti fra mafia, Stato borghese e neofascisti, è l'indagine che lo ha riguardato sui cosiddetti “Sistemi Criminali” della Procura di Palermo, poi archiviata, su un presunto golpe che avrebbe visto protagonisti negli anni '90, in un tentativo di destabilizzazione del Paese, Cosa nostra, massoneria, pezzi di Stato ed eversione nera. Domenico Romeo, di origine palermitane ma residente a Roma, ha lavorato per Menicacci e per molti anni è stato il primo dei suoi uomini di fiducia.
La Dia ha anche perquisito la casa di un altro pezzo da novanta dell'eversione nera come Adriano Tilgher, esponente di spicco della disciolta organizzazione Avanguardia Nazionale, condannato nel 1981 per riorganizzazione del partito fascista e da sempre luogotenente di Delle Chiaie. Perquisite anche le abitazioni di Scala e dell'avvocato Saverio Ingraffia, le cui parole palesano l'ennesimo fatto gravissimo, e cioè che il progetto fascista contro i magistrati antifascisti prevedeva la richiesta di appoggio di altissimi livelli del potere Esecutivo, che gli associati affermano nei loro colloqui di avere già ottenuto.
 
Un'operazione che secondo le intercettazioni sarebbe avallata da membri del governo italiano e dalla Meloni
Il riferimento è in particolare proprio alle parole dell'avvocato Ingraffia che, si legge nel decreto, diceva di avere ottenuto, per interposta persona, il consenso del presidente del Consiglio, mentre Francesco Scala affermava a sua volta, di avere ottenuto l'appoggio del ministro della Giustizia. Anche Tilgher sosteneva di aver voluto l'Osservatorio per “fare ponte con Nordio perché Nordio si sente con le mani legate, perché quella riforma che hanno fatto adesso è un aborto ”.
Tilgher ed il legale infatti ritenevano di doversi alleare con il partito di maggioranza e col il Presidente del Consiglio dei Ministri per il raggiungimento di un interesse che ritenevano comune; “... a chi e a quale dei politici – sostenevano - non interessa la creazione di un organismo simile visto che il peggiore nemico dei politici è proprio il magistrato? ”.
"L'appoggio ci servirà ", diceva invece Ingraffia a Tilgher il 15 dicembre scorso, "a trecentosessanta gradi, parliamoci chiaro. A noi servono soldi! Perché dobbiamo mettere in piedi un organismo a livello nazionale ". È lui stesso che ha sostenuto di essere arrivato ai vertici dello Stato tramite un'avvocatessa romana: “Ha detto che ha parlato con la sorella della Meloni, la quale a sua volta ha parlato anche con Giorgia Meloni, (...) e sono rimasti entusiasti ovviamente ”.
 
I neofascisti e la guerra in Ucraina
Seppur di secondo piano nell'inchiesta, dalle intercettazioni emerge che i neofascisti accantonano di fatto la “posizione antiamericana” che “non sarebbe praticabile, non sarebbe una cosa intelligente ”, poiché il governo Meloni “ha sposato le posizioni Nato sulla guerra in Ucraina, provocando lo scontento di numerosi gruppi di estrema destra, che si sono ritrovati “amici” del governo guidato da Putin. ”. Ciò testimonia ancora una volta l'atteggiamento dell’ultredestra nel conflitto, di puro interesse ed opportunismo ma con l'evidenza di una stretta vicinanza d'intenti fra l'universo neofascista e la Russia del nuovo zar di Mosca, fatto che non può pertanto rappresentare una questione dirimente per il posizionamento degli antifascisti e degli antimperialisti, come sosteniamo da sempre.
 
Nessuna legittimità al governo neofascista Meloni
Auspichiamo che sia la magistratura ad accertare il coinvolgimento diretto o meno di Nordio, di Meloni e del governo neofascista italiano; quel che è certo è che ancora una volta i neofascisti diventano il braccio armato ed organizzativo, quelli che fanno il lavoro sporco per se stessi e per il governo di turno che li tutela, li protegge e li appoggia. Le isituzioni sono piene zeppe di neofascisti nelle file della destra di governo, e lo sdoganamento istituzionale e culturale del neofascismo storico viene ripagato in operazioni come questa dove al centro vi sono, come già accennato, “obiettivi comuni”.
Naturalmente i personaggi coinvolti negano e glissano, ed AN colta per l'ennesima volta con le mani nel nero sacco dell'eversione neofascista, cerca di smarcarsi, e lo fa come sempre coi tirapiedi in carriera dei ministri fascisti, qual'è il fiorentino Giovanni Donzelli, vice-presidente del Copasir, che ha affermato: “Complimenti alla magistratura, quando fanno operazioni per difendere la legalità siamo sempre dalla loro parte. Come istituzioni ne sosteniamo l'impegno. ”. Un paradosso, detto proprio da questo brutto ceffo che a soli 19 anni aderì al Movimento Sociale Italiano, poi al Fronte Universitario d'Azione Nazionale (FUAN), organismo giovanile dello stesso MSI, ed ancora Presidente Nazionale di Azione Universitaria e portavoce nazionale di Giovane Italia, proprio quando lavorava per la società Speedy Srl, di proprietà di Tiziano Renzi, padre dell’ex premier di Rignano sull'Arno.
In ogni caso questa vicenda certifica i rapporti in essere fra la destra fascista ed il partito di Meloni, e li dipinge come continui e costanti. Una complicità non solo anticomunista, ma anche tesa e rendere le istituzioni fasciste fino al midollo, epurando in un modo o nell'altro tutti gli elementi democratici ed antifascisti.
Prima gli antifascisti ed i democratici tutti si renderanno conto di cos'è davvero il governo Meloni e meglio sarà, ed allora saremo capaci di togliergli quella legittimità istituzionale che tutti, inclusa la Costituzione borghese del '48 ed anche la CGIL, continuano a dargli nonostante tutto. Il governo Meloni va abbattuto con la piazza ed i neofascisti di ieri e di oggi ricacciati nelle fogne, come voleva la nostra gloriosa Resistenza.

27 settembre 2023