Dopo le perquisizioni e i fermi arbitrari
La polizia di Piantedosi manganella i disoccupati organizzati di Napoli e Scampia che manifestavano a Roma
“VOGLIAMO UN LAVORO VERO, UN PERCORSO FORMATIVO FINALIZZATO AD UNA OCCUPAZIONE STABILE E A TEMPO INDETERmINATO”
Dall'inviato della Redazione di Napoli
Dopo l’indubbia vittoria storica e la partenza dei corsi di formazione del Comune di Napoli per 600 disoccupati, il “Movimento 7 novembre” e “Cantiere 167” di Scampia sono andati a Roma per investire il ministero delle Attività produttive del governo neofascista Meloni e avere risposte concrete sulla politica che, dopo aver eliminato proditoriamente il reddito di cittadinanza, vuole ora costruire i percorsi dediti alla formazione per la possibilità, un giorno, di avere un lavoro.
Per questo motivo il 20 settembre centinaia di disoccupati si sono recati a Roma per riprendere il tavolo interistituzionale tra governo, enti locali e prefettura e costruire il percorso post-formativo finalizzato, appunto, ad un lavoro. Fin dall’inizio della giornata e a più riprese i disoccupati sono stati provocati, come attesta il fermo a Roma Sud, dove sono stati perquisiti, identificati tramite telecamere di sicurezza e poi impedito loro di scendere alla fermata Anagnina della metropolitana. Per poi raggiungere, scortati “per motivi di ordine pubblico” dalle “forze dell’ordine” del ministro dell’Interno Piantedosi, il centro della capitale.
La manifestazione era autorizzata e i disoccupati volevano raggiungere il ministero del Lavoro e delle politiche sociali diretto da Marina Elvira Calderone o il dicastero delle Imprese e del made in Italy presieduto dal fascista Adolfo Urso. La polizia in assetto antisommossa stava con i manganelli spianati e pronta a respingere i manifestanti appena si sono avvicinati ai palazzi del potere borghese. Una carica che hanno prontamente respinto rivendicando lavoro “vero” e non corsi di formazione finalizzati a contratti precari o a tempo “molto” determinato come ha precisato una disoccupata: “vogliamo un lavoro stabile e a tempo indeterminato e le piattaforme dedicate alla formazione non parlano affatto di cosa ci sarà dopo che noi avremo concluso il nostro ciclo formativo”. Un altro disoccupato rincara: “hanno tolto il reddito di cittadinanza, ora siamo qui non in poltrona come dice il governo, chiediamo lavoro, ma lavoro vero, vogliamo sapere dopo i corsi di formazione cosa ci sarà”.
Il corteo finiva nel primo pomeriggio ma il governo neofascista Meloni e i suoi lacchè ancora non hanno dato una risposta concreta sull’effettiva strutturazione del percorso formativo e su quelle certezze che i disoccupati organizzati chiedevano e che invece di avere una concreta e seria risposta, trovavano i manganelli della polizia di Piantedosi come risposta in camicia nera dell’attuale esecutivo.
27 settembre 2023