Dopo gli arresti di altri complici nell’omicidio della giovane operaia napoletana
Riconoscere Gelsomina Verde come vittima di camorra
Cosa aspettano il prefetto Palomba e la giunta Manfredi?
Redazione di Napoli
Giovedì 27 luglio sono stati arrestati dopo quasi venti anni dai fatti criminosi i killer di Gelsomina Verde, una delle numerose vittime innocenti della terribile faida di camorra che insanguinò la zona Nord di Napoli e immediata provincia con centinaia di morti soprattutto nei quartieri di Scampia e Secondigliano.
Nella completa incapacità delle istituzioni nazionali e, soprattutto, locali in camicia nera - all’epoca guidate dalla giunta antipopolare della DC Iervolino - che non riuscirono a fermare l’incredibile ondata di sangue e violenza che colpì il capoluogo campano, cadde vittima di un agguato l’appena 21enne Gelsomina, operaia di fabbrica conosciuta nel quartiere, il cui corpo fu seviziato, condotto alla morte con tre colpi alla nuca e alla fine dato alle fiamme. L’efferatezza della camorra era per punire la giovane la cui unica "colpa" era quella di essere stata legata sentimentalmente per un breve periodo e tempo addietro a un ragazzo, Gennaro Notturno, entrato in seguito a far parte del cosiddetto cartello degli scissionisti di Secondigliano opposto al sanguinario clan Di Lauro, egemone per anni nell’area nord di Napoli.
Il processo, celebrato nel 2006, ha visto le prime condanne per uno dei capi dei sicari agli ordini del clan Di Lauro, Ugo De Lucia, cui è stata comminato l’ergastolo perché tra gli esecutori materiali dell’omicidio, e sette anni per il boss Pietro Esposito. A questi assassini si sono aggiunti gli altri due sospetti killer di Gelsomina, ossia Luigi De Lucia e Pasquale Rinaldi, che avrebbero eseguito l’ordine del clan Di Lauro di estorcere informazioni sul clan avversario per poi procedere all’omicidio della giovane operaia; entrambi arrestati in agosto.
Al di là della ricostruzione dei fatti e delle condanne, rimane sullo sfondo quello che dovrebbe essere il giusto riconoscimento per Gelsomina Verde, ossia essere considerata una vittima di camorra, come chiede da quasi venti anni suo fratello Francesco: “lo Stato continua a non riconoscere mia sorella come vittima innocente”. Gli fa eco il presidente dell’Officina delle Culture dedicata a Gelsomina, Ciro Corona, presente in pianta stabile a Scampia: “È tanta la voglia di giustizia per Gelsomina Verde; la situazione si potrebbe sbloccare se il prefetto di Napoli Claudio Palomba scrivesse al Ministero dell’Interno”. Inoltre forte è la critica all’attuale giunta Manfredi: “sono anni che il Comune non si decide a convocarci per risolvere la questione del contratto di fitto facendoci vivere nell’illegalità” al pari della precedente giunta del neopodestà De Magistris.
Noi marxisti-leninisti ci uniamo agli appelli della famiglia Verde affinché si avvii in tempi rapidi il procedimento di riconoscimento di Gelsomina come vittima della camorra; ad oggi le è stata dedicata appena un'aiuola nel quartiere Fuorigrotta, mentre ben altri destini dovrebbe ricevere chi è stato vittima della delinquenza camorristica.
27 settembre 2023